Studentesse in una scuola segreta il 14 agosto 2022 a Kabul (Foto di Nava Jamshidi/Getty Images) 

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Via le donne dall'università. I talebani distruggono l'emancipazione un divieto alla volta

Redazione

Da quando sono tornati al potere, nell’agosto del 2021, hanno introdotto una serie di restrizioni in materia di educazione femminile. Molte donne hanno continuato a studiare, anche se questo significa rischiare la propria vita

Non sono passati neanche tre mesi da quando migliaia di ragazze e giovani donne afghane avevano sostenuto gli esami per accedere ai corsi di laurea. Molte di loro si erano preparate per mesi per superare l’esame di Ingegneria o di Medicina, con l’idea che un giorno potessero mettere le competenze acquisite a servizio del proprio paese. Le loro speranze si sono improvvisamente infrante ieri pomeriggio, quando il ministro per l’Istruzione superiore dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, Neda Mohammad Nadeem, ha indirizzato una lettera a tutte le università pubbliche e private del paese, ordinando di “sospendere l’istruzione femminile fino a ulteriori decisioni”. Subito dopo, il portavoce del ministro, Ziaullah Hashimi, ha pubblicato la lettera su Twitter e ha confermato l’ordine in un messaggio all’Afp.

  

I talebani sono tornati al potere nell’agosto del 2021 e hanno introdotto una serie di restrizioni in materia di educazione femminile. Dall’inizio dell’anno, alle ragazze sopra i dodici anni di età era  stato già impedito di frequentare le scuole superiori. Nonostante le numerose limitazioni, però, fino a oggi i corsi universitari erano rimasti aperti anche alle donne – e molte di loro avevano continuato a studiare, a frequentare i corsi e sostenere gli esami. Anche se questo, in Afghanistan, significa rischiare sempre e molto, a cominciare dalla propria vita. Come le circa seicento ragazze, tra i 18 e i 25 anni, che la mattina del 30 settembre scorso si sono recate in un istituto scolastico nel quartiere sciita Dasht-e-Barki, il distretto 13 di Kabul. Erano lì per  sostenere la prova di ammissione quando un attentatore suicida è entrato nell’edificio uccidendo la guardia all’ingresso e, dopo aver raggiunto l’aula, ha azionato la sua cintura esplosiva. Le vittime, quasi tutte giovani donne appartenenti alla minoranza sciita degli hazara, sono state più di trenta. Con la decisione di ieri, quel sacrificio sembra diventato inutile.