Foto di Maxim Shemetov, Pool Photo, via AP, via LaPresse 

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Russia e Stati Uniti: anche nello spazio è una convivenza sempre più difficile

Giulia Pompili

La navicella spaziale russa, Soyuz, ha un buco. Un foro di 0,8 millimetri. Responsabili? Probabilmente detriti spaziali. Ma i russi accusano (anche se velatamente) gli americani. E ora la sorte degli astronauti è legata alle questioni diplomatiche

C’è un buco nella Soyuz, la navicella spaziale russa che porta gli astronauti sulla Stazione spaziale internazionale. È un minuscolo foro di 0,8 millimetri il responsabile di una perdita di refrigerante che la scorsa settimana ha fatto saltare una attività extraveicolare degli abitanti della Stazione. La situazione “non è molto piacevole”, ha detto l’altro ieri il capo di Roscosmos, Yuri Borisov, in una conferenza stampa riservata ai giornalisti russi durante la quale ha accusato, seppur velatamente, gli americani di non aver fatto il loro lavoro.

 

In realtà, è possibile che a colpire la navicella russa siano stati dei detriti spaziali. La Soyuz è stata per anni un asset strategico importante per la Russia: era l’unica navicella a fare da “taxi” per astronauti e cosmonauti dalla Stazione spaziale internazionale. Poi la Nasa ha coinvolto i privati – nella fattispecie, SpaceX. Ma la Soyuz danneggiata, attualmente, è quella che dovrebbe riportare sulla terra tre membri dell’equipaggio: due russi e un americano. Se non dovesse essere riparata prima del rientro previsto a marzo, vorrebbe dire che la Russia dovrebbe mandare a recuperare l’equipaggio con la sua seconda Soyuz, con un enorme sforzo economico che in questo momento non può permettersi.

 

Per questo Roscosmos ha deciso per ora di prendere tempo, e di non decidere sulla sorte degli astronauti. Sin dalla fine degli anni Novanta la Stazione spaziale internazionale è il simbolo della cooperazione nello spazio tra Russia, America e paesi occidentali. Già da qualche anno, però, questa cooperazione ha avuto dei momenti bui e la situazione si è aggravata dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Il danneggiamento di una navicella spaziale è una eventualità prevista dai protocolli, ma la situazione attuale dimostra come sia sempre più complicato collaborare con Mosca, che si muove sempre tra la disinformazione, la scarsa trasparenza, sempre a un passo dal disastro. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.