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I nuovi volti della maison Macron, chiamati a ridorare l'Eliseo

Mauro Zanon

Il presidente punta molto sulla “Michel touch”, dal nome del nuovo “consigliere speciale per la comunicazione e la strategia” dell’Eliseo, l’ex super consulente di Murdoch, Frédéric Michel. È atterrato a parigi per costruire l’eredità internazionale del capo dello stato francese

Parigi. Per dare un nuovo slancio a un quinquennio fin qui burrascoso, a causa dell’assenza di maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale e dell’opposizione agguerrita degli estremisti di destra e sinistra, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, punta molto sulla “Michel touch”, dal nome dell’ex super consulente del magnate australiano Rupert Murdoch, Frédéric Michel. Dal 12 settembre, questo cinquantenne originario di Poitiers, che, oltre al suo lavoro per News Corp, ha passato buona parte della sua vita a promuovere la social-democrazia in Europa, è il nuovo “consigliere speciale per la comunicazione e la strategia” dell’Eliseo.

 

La gauche lo ha ribattezzato “il nuovo lobbista di Macron”, l’ennesimo frenchy dal curriculum molto anglosassone venuto ad aiutare il presidente a gestire la Francia come una banca d’affari. “Ma è anche uomo di idee”, ha assicurato Gilles Filchenstein, direttore della Fondation Jean-Jaurès, un intellò chiamato all’Eliseo per “ravvivare lo spirito di disruption” di Macron, per tenere accesa la fiammella del macronismo per altri cinque anni. Ma la sua missione va oltre il quinquennio.

   

Come riportato dal Monde, Michel è atterrato a Parigi anche per costruire l’eredità internazionale del capo dello stato francese, o meglio, stando alle sue parole, il “Macron memorial”. Per farlo ha chiesto consiglio all’ex primo ministro britannico Tony Blair, con il quale ha lavorato nel passato attraverso il think tank Policy Network. “Sono qui per forgiare la legacy del presidente”, ha detto il primo giorno in cui ha messo piede all’Eliseo da nuovo “chief adviser” (gli piace definirsi così). In realtà, la nomina di Michel rientra in un valzer di sedie molto più vasto, in un rinnovamento profondo dell’“inner circle” macronista, proprio perché il capo dello stato sente di dover ridorare la sua immagine e dare un’impronta chiara al nuovo mandato, affinché non sia soltanto un quinquennio di gestione delle crisi e dei malumori del paese. Macron ha scelto un nuovo portavoce per Renaissance, Loïc Signor, ex anchorman di Cnews, una nuova consigliera per le questioni europee, l’esperta Garance Pineau, che ha lavorato nel precedente quinquennio come capo di gabinetto di Clément Beaune (ex segretario di stato per gli Affari europei) e una nuova “plume”: il giovanissimo Baptiste Rossi, 28 anni, due romanzi, formazione al Lycée Henri IV, a Sciences Po e all’Ena, nel sancta sanctorum della scuola elitaria francese, e un amore per  Michel Houellebecq e Bret Easton Ellis. “E’ un tipo brillante, che ha una vera passione per la letteratura. Fatto che corrisponde probabilmente a ciò che ricerca il presidente della Repubblica”, ha detto di lui a Libération un ex di Sciences Po. Nell’entourage del capo dello stato viene lodata la sua “bella cultura politica e storica”. Nato a Tolone,  uno dei feudi del Rassemblement national, Rossi, collaboratore regolare della rivista La Règle du jeu, fondata dal filosofo Bernard-Henri Lévy, aveva dichiarato al Monde di voler “esplorare la condizione pressoché metafisica dell’uomo politico”. Nei prossimi giorni, quando Sophie Wallon lascerà l’Eliseo, potrà farlo da vicino da speech writer del presidente. Chi invece è ancora lì, saldo nel suo ruolo di segretario generale dell’Eliseo, è Alexis Kohler, colui che La Croix ha definito “il muro portante della maison Macron”. 

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