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editoriali

Viva Obama contro la cancel culture

Redazione

La versione dell’ex presidente americano: “E’ come camminare sulle uova”. Lezioni utili

L’ex presidente americano Barack Obama ha attaccato la cancel culture, definendola “gobbledygook” (gergo incomprensibile). Al podcast Pod Save America, il 44esimo presidente ha detto che “le persone non vogliono sentirsi come se stessero camminando sulle uova, tutti possiamo dire le cose nel modo sbagliato e commettere errori”. Obama ha spiegato che “ci mettiamo nei guai quando cerchiamo di suggerire che alcuni gruppi sono più vittime di altri”. Altre due volte Obama aveva criticato la cancel culture. Prima parlando con Anderson Cooper della Cnn: “Molti dei pericoli della cancel culture riguardano il fatto che se presa alla lettera dovremmo passare il tempo a condannare le persone. Non possiamo aspettarci che tutti siano sempre politicamente corretti”. Poi, in un intervento alla sua fondazione, Obama ha attaccato “questa idea di purezza”. “Il mondo è disordinato; ci sono ambiguità. Le persone con cui stai combattendo possono amare i loro figli e condividere alcune cose con te. Se tutto ciò che stai facendo è lanciare pietre, non andrai così lontano”.

 

Lo scorso giugno anche l’ex segretaria di stato e candidata alla presidenza Hillary Clinton in un’intervista al Financial Times aveva detto che continuare a parlare di transgender farà rischiare la sconfitta ai progressisti.  Domanda Edward Luce: “I democratici sembrano fare di tutto per perdere le elezioni tenendo alte le cause degli attivisti – in particolare il dibattito sui transgender – che sono rilevanti solo per una piccola minoranza. Che senso ha dipingere J. K. Rowling come una fascista?”. Risponde Clinton: “Siamo a forte rischio di perdere la democrazia se tutto ciò che interessa a tutti gli altri resta fuori dalla finestra. La cosa più importante è vincere le prossime elezioni. L’alternativa è così spaventosa che tutto ciò che non ti aiuta a vincere non dovrebbe essere una priorità”. 

Lapidare in effigie chi usa il pronome sbagliato, chi non pensa che i bianchi debbano inginocchiarsi o che le statue di Lincoln e Colombo debbano essere prese a picconate, non è un grande programma politico.

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