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Da Via dello zar Pietro a Via Zelensky: in Olanda il quartiere russo di Zaandam diventa ucraino

Il celebre sovrano soggiornò qui e da allora questa piccola località portuale ha sempre rivendicato un po' di Russia. Fino alle bombe su Kyiv: “Ciò che Putin può fare, possiamo farlo anche noi. Ma in pace”

Francesco Gottardi

Olanda settentrionale, Amsterdam a due passi. Il distretto più famoso di Zaandam è Zaanse Schans, distesa verde di mulini a vento da cartolina e 2 milioni di visitatori l’anno. Il secondo è il Russische buurt. Il quartiere russo. Anzi ucraino, da un mese a questa parte. Con buona pace dello zar Pietro il grande, che visitò la cittadina nel 1697: la via intitolata al sovrano oggi si chiama Zelenskistraat. È spuntata Maidanstraat, in onore della rivoluzione del 2014, insieme ad altre 15 variazioni stradali associabili a Kyiv. Fino all’innesto toponomastico per eccellenza: Krim (Crimea), Oekraine. Senza nemmeno scomodare il Donbas.

    

Premessa, prima di gridare alla cancel culture: “Tutti i nuovi cartelli sono stati saldati con nastro biadesivo e sono facilmente rimuovibili”, hanno spiegato, al programma tv Hart van Nederland, Erik Schaap e Gerrit Gelderman, i due promotori dell’iniziativa – il primo è anche coordinatore locale del Bureau for discrimination. “Questa è la nostra campagna per esprimere solidarietà alle vittime della guerra. A titolo personale, ma con il supporto del comune”. Che quasi si sentiva in dovere: sin dai tempi della grande ambasciata zarista, Zaandam ha sviluppato un certo orgoglio per la propria sfumatura russa. A prescindere da chi ci vive oggi – anche nella Little Italy di New York ormai non ci sono più italiani. Il Russische buurt è zona residenziale, senza particolari comunità slave. Ma l’atmosfera persiste. Lo zar fu richiamato dai formidabili cantieri navali alimentati da quegli stessi mulini a vento – erano nell’ordine del migliaio, ne sono rimasti una decina – ora ammirati dai turisti: la casetta in legno dove soggiornò è diventata un museo. E nella piazza principale spicca la statua, otto metri d’altezza, del fondatore della città di Putin: fu eretta nel 1911, fa parte del patrimonio nazionale dei Paesi bassi. Sono i fiori all’occhiello del quartiere.

   

Così nelle ultime settimane Zaandam vi ha cambiato colore. L’esterno della casa-museo è addobbato di bandiere ucraine. Per alcune notti, un fascio di luce gialloblù ha investito la scultura dello zar navigatore. E questa è stata anche la meta finale della fiaccolata contro la guerra, organizzata da Gelderman e accolta da quattrocento abitanti del posto. Nessun vandalismo: al più fiori, drappi, striscioni che ricadono sul bronzo di Pietro il grande, mentre il suo ultimo successore mette a ferro e fuoco l’Ucraina. “Quello che Putin può fare, possiamo farlo anche noi. Ma pacificamente”, ha twittato Schaap in questi giorni: “Ora il nostro quartiere non è più russo”. Poi ha mandato una lettera all’ambasciatore di Mosca nei Paesi Bassi, chiedendo di informare della nuova Zaandam ucraina anche la sua “guida assassina”.

  

Non tutti però hanno apprezzato. Nel giro di poco, alcuni cartelli stradali sono stati strappati da ignoti. “Quello che resta però è l’impegno della nostra città per accogliere i rifugiati”, risponde il sindaco Jan Hamming, eletto per il Partito del Lavoro (PvdA). Rilanciando con le iniziative: dal 1° aprile il municipio esporrà “Mariupol”, dipinto del pittore locale Bert van Santen a cui verrà collegata una raccolta fondi per i profughi ucraini. È la via di Zaandam. Per incidere sulla storia, senza rinnegarla o sfregiarla. Basta un po’ di scotch.

  

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