Di Maio alla Camera: "L'occidente è compatto nel chiedere alla Russia di fermarsi"

Il ministro degli Esteri ha tenuto quest'oggi un'informativa urgente in Parlamento sull'invasione di Mosca a Kyiv

Pubblichiamo di seguito l'informativa urgente che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha tenuta alla Camera sulla guerra in Ucraina. 


Signor Presidente, Deputate e Deputati,
sono trascorse tre settimane dall’avvio di quella che Mosca continua a definire una “operazione militare speciale”, lanciata contro l’Ucraina nella notte del 24 febbraio. In realtà si tratta di una guerra di aggressione non provocata, ingiustificabile e contraria alle più elementari norme del diritto internazionale. E sta provocando la più grave catastrofe umanitaria in Europa dal secondo Dopoguerra ad oggi.
Le Nazioni Unite confermano che quasi settecento ucraini inermi di qualunque età, persino alcuni neonati, hanno perso la vita, per lo più in vigliacchi e insensati attacchi missilistici, aerei e di artiglieria che hanno preso di mira i principali centri urbani dell’Ucraina. In alcuni casi addirittura mentre la popolazione fuggiva, convinta di poter contare su una finestra di tregua umanitaria per evacuare. È verosimile che i numeri effettivi siano molto più elevati.
Immagini sconvolgenti continuano ad arrivare da città come Irpin e Mariupòl: genitori disperati che portano in braccio i propri figli colpiti dagli attacchi verso ospedali ormai fuori servizio, senza luce né acqua. In gioco non ci sono solo i loro destini, ma la libertà e i diritti di tutti noi. 
L’offensiva russa prosegue senza sosta e senza alcun rispetto per le norme di diritto internazionale umanitario che proteggono i civili, a cominciare da bambini, donne, persone con disabilità, anziani, malati. Gli ospedali, gli asili, le scuole e altre infrastrutture civili sono oggetto della furia dell’attacco, che punta con ogni evidenza, a far cadere le città che resistono. 
Le Nazioni Unite hanno inoltre ricevuto rapporti attendibili sull’uso di munizioni a grappolo da parte delle forze russe, anche nelle aree popolate. Condanniamo fermamente l’uso di queste armi odiose, bandite a livello internazionale: colpiscono indiscriminatamente anche la popolazione civile.
Le truppe russe assediano città come Kharkiv, Mariupòl, Kherson, Odessa e Sumy, su tre lati dei confini dell’Ucraina. Un’operazione concentrica che converge verso la capitale Kiev, le cui condizioni appaiono ormai disperate. I bombardamenti si sono ormai estesi anche alle città dell’Ucraina occidentale: a Leopoli, dove opera la nostra Ambasciata, e a Ivano Frankivsk. Zone a pochi chilometri dal confine polacco, vale a dire dall’Unione Europea e dalla NATO.
L’Italia e tutta la comunità euro-atlantica si stanno mostrando più compatte e determinate che mai nel sostegno all’Ucraina, alla sua popolazione e alla sua resistenza verso l’aggressore russo. Stiamo imponendo quei costi pesantissimi che Mosca sapeva avrebbe patito, se avesse imboccato questa strada insensata e assurda.

Non manchiamo occasione per richiamare con la più assoluta fermezza la Russia alla cessazione immediata di ogni attacco, anzitutto quelli che hanno interessato centrali nucleari. Condanniamo con veemenza ogni ulteriore violazione di obblighi internazionali in materia di sicurezza nucleare.
Siamo preoccupati per i potenziali danni a qualsiasi impianto nucleare. Le conseguenze per la salute umana e l'ambiente sarebbero catastrofiche. 
Continuiamo a seguire la situazione con la massima attenzione, in stretto coordinamento con i nostri partner e con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Sosteniamo con forza l’azione dell’Agenzia e del suo Direttore Generale per fornire ogni possibile sostegno alle competenti Autorità ucraine e in particolare per l’attuazione di specifiche misure volte ad assicurare la sicurezza degli impianti.
I profughi fuori dal Paese sono ormai 3 milioni. È un’ondata imponente e repentina e potrebbe raggiungere la cifra impressionante di 5 milioni di rifugiati. Di fronte a questa crisi umanitaria nel cuore dell’Europa, la Farnesina ha attivato fin dal primo marzo un tavolo di coordinamento permanente per i profughi in arrivo dall’Ucraina, coinvolgendo tutte le Amministrazioni nazionali competenti, la Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Siamo pronti a contribuire all’impegno internazionale per assistere l’Ucraina e i Paesi limitrofi a fronteggiare il flusso massiccio di profughi. Non faremo mancare il nostro apporto. 


La Cooperazione Italiana si è attivata immediatamente per prestare assistenza alle persone più vulnerabili rimaste in Ucraina. Oltre ai 110 milioni come sostegno generale al bilancio dello Stato ucraino e al milione di euro devoluto al Comitato Internazionale della Croce Rossa, a poche ore dall’inizio delle operazioni militari russe, sono stati deliberati contributi per 25 milioni di euro in risposta agli appelli presentati dalle Nazioni Unite e dal Movimento internazionale della Croce Rossa. Questo pacchetto di misure, oggetto di una riunione di coordinamento con la società civile presieduta dalla Vice Ministra Sereni, contribuirà ad alleviare le sofferenze dei milioni di ucraini in difficoltà, all’interno del Paese e nei Paesi confinanti. 
Insieme all’Alto Commissariato per i Rifugiati e in coordinamento con la Ministra Bonetti, assicuriamo protezione agli ucraini in fuga, in particolare per la registrazione dei minori, la tutela dei minori non accompagnati e il monitoraggio sui rischi di abuso e tratta. 
Come annunciato nella mia visita terminata ieri in Romania e Moldova, che è stata anche l’occasione per esprimere solidarietà concreta per lo sforzo di accoglienza dei profughi ucraini, abbiamo adottato un ulteriore intervento da 10 milioni di euro, tramite il Fondo Migrazioni e in collaborazione con l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, focalizzato sulle esigenze dei minori e sulla protezione dei più fragili tra i molti rifugiati ucraini in Moldova. Assistenza diretta ai rifugiati, sistema nazionale di asilo, formazione degli operatori locali e capacità di assistenza e registrazione alle frontiere beneficeranno grazie al nostro contributo di un ulteriore rafforzamento. 
Si tratta di una prima attuazione concreta della Dichiarazione congiunta che ho firmato con il Ministro degli Esteri moldavo Popescu ieri impegnandoci, come Italia, a sostenere il Paese nell’accoglienza ai rifugiati ucraini.  
Ai contributi finanziari vanno ad aggiungersi le donazioni di beni, aiuto prezioso caratterizzato da operazioni logistiche molto complesse. Abbiamo fornito alla Croce Rossa Italiana quasi 5 tonnellate di kit sanitari, poi consegnati alla consorella ucraina. Il 7 marzo abbiamo spedito dalla Base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi un carico di circa 20 tonnellate di materiali umanitari, che comprendono dai beni di prima accoglienza ai kit igienico-sanitari. 
Tutto questo materiale confluisce in un centro di raccolta in Polonia nel quadro del Meccanismo europeo di protezione civile. Nell’ambito dello stesso Meccanismo, abbiamo inoltre spedito ulteriori 20 tonnellate di beni umanitari di diverso genere verso la Moldova a beneficio dell’accoglienza dei rifugiati ucraini. Per far fronte a una crisi di queste dimensioni, e nel cuore del nostro continente, non possiamo prescindere da un convinto approccio europeo, a cominciare dagli aiuti più immediati. 
La gravità della situazione ha condotto gli Stati membri dell’Unione Europea alla storica decisione di attivare, per la prima volta dalla sua approvazione nel 2001, il meccanismo previsto dalla Direttiva sulla protezione temporanea.

Prosegue inoltre il rafforzamento del sostegno all’Ucraina in ogni settore non solo in ambito umanitario e finanziario, ma anche per la sua resilienza e difesa. L’Italia sta facendo il possibile. I due decreti-legge del 25 e 28 febbraio, ora all’esame di quest’Aula per la conversione, danno concreta testimonianza del nostro appoggio all’Ucraina e al suo popolo. 
Oltre ad autorizzare la cessione alle autorità ucraine di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, i decreti-legge prendono prime misure per l’afflusso di profughi e per sostenere studenti, ricercatori e docenti ucraini in Italia, così come pongono le prime basi per far fronte a possibili carenze nella fornitura di gas. Su questo aspetto tornerò nella parte finale del mio intervento. 
Il rafforzamento della sicurezza dei connazionali e delle sedi diplomatiche e del nostro personale è un altro obiettivo prioritario dei Decreti. Ai 10 milioni di stanziamenti aggiuntivi si aggiunge 1 milione di euro, cifra raddoppiata grazie all’approvazione di un emendamento in Commissione, per l’invio di militari dell’Arma dei Carabinieri a tutela degli uffici all’estero maggiormente esposti. 
Vengono inoltre facilitate le procedure di assistenza ai cittadini italiani all’estero anche attraverso l’uso di applicativi informatici. Grazie all’incremento previsto in sede emendativa, sono ora stanziati 1,6 milioni di euro per il potenziamento dell’Unità di Crisi della Farnesina, operativa h24 per aiutare i nostri connazionali presenti in Ucraina. Dei 2.000 connazionali inizialmente nel paese, ne restano oggi circa 346, che sono un’assoluta priorità: restiamo in contatto con tutti coloro che hanno chiesto assistenza e chiedono di lasciare l’Ucraina in sicurezza. 
Stiamo lavorando con gli attori internazionali, a partire dalle Nazioni Unite e la Croce Rossa, per l’apertura di corridoi che consentano l’uscita in sicurezza della popolazione civile.

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Sul piano diplomatico, l’ampiezza del gruppo di Paesi che ha espresso una chiara condanna delle azioni di Mosca è dimostrata dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, da noi co-sponsorizzata, approvata il 2 marzo con una maggioranza di 141 voti. La condanna di ciò che sta avvenendo in Ucraina è stata dunque larghissima. Anche l’Italia ha fatto la sua parte, esercitando la pressione dovuta sui nostri partner affinché la sostenessero. È molto indicativo che persino Paesi come Cuba e Cina, tradizionalmente vicini alla Russia nei fora internazionali, non si siano schierati con Mosca, astenendosi.
L’Italia ha aderito convintamente all’iniziativa di deferire la situazione in Ucraina al Procuratore della Corte Penale Internazionale. Oltre al suo evidente significato politico, questo passo ha anche l’importante effetto pratico di accelerare il procedimento. Sul piano politico, si tratta un ulteriore segnale del fermo impegno della comunità internazionale per riaffermare – a fronte dell’uso spregiudicato della forza a cui stiamo assistendo in Ucraina – i principi del diritto internazionale. Ed è coerente con il tradizionale sostegno dell’Italia alla Corte e allo Statuto di Roma. 
La Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu, inoltre, si pronuncerà oggi – proprio in queste ore – sulla richiesta urgente dell'Ucraina affinché la Russia fermi immediatamente l’invasione.  L’Ucraina accusa la Russia di cercare illegalmente di giustificare la sua guerra attribuendo falsamente a Kiev un genocidio nella regione del Donbass. Per questo Kiev ha chiesto che la Corte prenda misure urgenti e ordini alla Russia di “sospendere immediatamente le operazioni militari”.
In qualità di Presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa l’Italia ha sostenuto la decisione, rapida e risoluta, di sospendere la Federazione Russa, a cui ha fatto seguito ieri il ritiro russo dall’organizzazione, ad ulteriore riprova dell’isolamento in cui si sta spingendo Mosca.
Nel frattempo iniziative tese a isolare la Russia e a condannarne l’azione stanno prendendo piede in molte altre organizzazioni internazionali. 
Inoltre, ci siamo uniti all’attivazione del Meccanismo OSCE sulla Dimensione Umana, attraverso il quale è stato dato mandato a una missione di esperti indipendenti di raccogliere informazioni e prove su violazioni e abusi commessi nell’ambito delle operazioni belliche.
Anche il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, dopo aver dedicato alla situazione un dibattito urgente, ha adottato una Risoluzione presentata dall’Ucraina che condanna l’invasione russa e prevede l’istituzione di una Commissione Internazionale di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario perpetrate nel Paese. 
La Risoluzione, co-sponsorizzata dall’Italia, è stata adottata con una maggioranza davvero molto ampia: 32 voti favorevoli. 
Questi passi dimostrano uno sforzo diplomatico a tutto campo che non può prescindere dai fora multilaterali. Non possiamo permetterci di perdere la fiducia nella diplomazia come unica via d’uscita alternativa ad uno scontro militare frontale con la Russia, che porterebbe ad un annientamento reciproco e catastrofico.  
Anche sul piano bilaterale, l’Italia continua a fare tutto il possibile per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Nell’ultimo periodo il Presidente Draghi ha sentito più volte il Presidente Zelensky per rinnovare il nostro completo sostegno all’Ucraina. Io stesso mi tengo personalmente in costante contatto con il Ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba.
Il 4 marzo ho preso parte a un Consiglio Affari Esteri UE straordinario, una Ministeriale NATO e una Ministeriale G7 per ribadire i capisaldi della nostra posizione e il fronte unito di condanna e di reazione a Mosca. 
Nei giorni scorsi ho poi svolto una fitta serie di colloqui telefonici con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres, il Ministro degli Esteri israeliano Lapid, quello cinese Wang Yi e quello indiano Jaishankar per promuovere possibili azioni a favore di una mediazione internazionale ed evidenziare la disponibilità dell’Italia a sostenere concretamente ogni passo o sforzo per facilitare il raggiungimento di una soluzione politica duratura e sostenibile tra le parti. È fondamentale coinvolgere i grandi attori geopolitici in una crisi che può minacciare la sicurezza globale. Ne sono testimonianza i colloqui tra il Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente Biden e il responsabile per la politica estera del Partito Comunista Cinese a Roma.
Il nostro obiettivo è quello di aiutare le parti negli sforzi a favore di un dialogo, che vede lo stato dei negoziati in una fase estremamente complessa: mentre proseguono i round negoziali, l’esercito russo continua a colpire le città ucraine causando la morte anche di decine di civili. 
Come discusso con il mio omologo turco Cavusoglu nella visita ad Antalya di pochi giorni fa, il colloquio tra i Ministri Lavrov e Kuleba non ha visto avanzamenti sotto il profilo sostanziale, ma ha anche confermato spiragli di trattativa, come testimoniato dal canale parallelo del quarto round di negoziati tra Kiev e Mosca in videoconferenza – iniziato il 14 marzo e tuttora aperto – e dalla missione dello stesso Ministro degli Esteri di Ankara in Russia oggi e in Ucraina nei prossimi giorni. Lo stesso Presidente Zelensky in questi giorni ha lanciato chiari segnali di apertura al dialogo. Spetta adesso a Putin dimostrare che vuole raggiungere un accordo.
Ad Antalya mi sono inoltre confrontato sui vari aspetti della crisi con il Segretario Generale della NATO Stoltenberg, con l’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi e con il Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa Maurer.
Ci uniamo all’impegno dei nostri partner, a partire da quello del Presidente Macron anche in qualità di Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. 
Il Vertice di Versailles del 10 e 11 marzo ha rappresentato un momento di forte unità europea. La Dichiarazione adottata ribadisce la condanna all’aggressione russa e il sostegno europeo alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina. Inoltre, essa affronta la richiesta di adesione dell’Ucraina, di cui abbiamo iniziato a discutere, così come di quelle presentate da Moldova e Georgia. 
La richiesta ucraina era già stata evocata nel corso dell’ultimo Consiglio Affari Esteri. Consideriamo le aspirazioni di Kiev come assolutamente legittime e meritevoli di essere considerate, sempre in linea ovviamente con gli standard e le procedure definite dal diritto dell’Unione.
Nel frattempo, stiamo dimostrando concretamente il sostegno europeo all’Ucraina con l’approvazione di misure di assistenza a valere sullo Strumento Europeo per la Pace, per la fornitura a Kiev di equipaggiamenti letali e non letali del valore di 500 milioni di Euro. 
Aiutare chi è vittima di aggressione a difendersi con maggiore efficacia rispetto agli attacchi indiscriminati dell’aggressore non è solo un obbligo morale, ma consente anche di dare possibilità ad un negoziato meno squilibrato tra le parti, che altrimenti si tradurrebbe in una mera capitolazione. 
Anche in ambito G7 non abbiamo fatto mancare il nostro convinto sostegno all’Ucraina con la pubblicazione, da ultimo, di una Dichiarazione dei Ministri degli Affari Esteri al termine dell’incontro Ministeriale tenutosi a Bruxelles il 4 marzo, seguita dall’ultima, articolata e ferma dichiarazione dei Leader pubblicata l’11 marzo. Incontrerò nuovamente domani, in formato virtuale, i miei omologhi del G7, per discutere degli ultimi sviluppi del conflitto. Lunedì prossimo ci riuniremo nuovamente con tutti i Ministri degli esteri dell’Unione europea per coordinare ulteriormente le nostre posizioni. Sempre per la settimana prossima, è atteso un vertice NATO alla presenza del Presidente Biden.
La Farnesina partecipa inoltre – a cadenza pressoché quotidiana – alle  consultazioni interalleate con i nostri principali partner nel formato QUINT e nel formato G7.
Sul piano politico-militare, l’Alleanza Atlantica ha adottato, con il costante contributo dell’Italia, decisioni tempestive, adeguate ed equilibrate, per le quali sono in costante contatto con il Ministro Guerini. Esse sono state volte a esercitare deterrenza nei confronti di Mosca e a garantire la sicurezza dei Paesi dell’Alleanza. L’ho sottolineato da ultimo nel corso della visita in Romania, Paese in cui abbiamo rafforzato la presenza militare italiana in ambito NATO. Abbiamo, al tempo stesso, evitato spirali di confronto e prevenuto il rischio di errori di calcolo da parte russa, dalle conseguenze potenzialmente devastanti. 
L’elemento di forza più importante dell’Alleanza in questa drammatica crisi è la sua grande compattezza politica: chi sperava di dividerci è rimasto deluso.
Una compattezza ribadita in occasione dell’ultima riunione dei Ministri degli Esteri del 4 marzo, significativamente allargata a UE, Svezia e Finlandia e seguita, lo stesso giorno, da vertici dei Ministri degli Esteri del G7 e dell’Unione Europea. Per comprendere il profondo spirito di mutua collaborazione, la riunione europea ha aperto le porte a Stati Uniti, Canada e Regno Unito e al Segretario Generale della NATO.
In occasione della Ministeriale NATO ho voluto ribadire che l’Alleanza atlantica non è parte del conflitto e non cerca lo scontro militare con la Russia. L’Italia ha più volte ribadito la posizione, espressa anche dal Segretario Generale Stoltenberg, circa l’impossibilità per la NATO di istituire una no-fly zone sui cieli ucraini, misura che costituirebbe un intervento diretto dell’Alleanza nel conflitto con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe. 

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La nostra linea d’azione continua a fondarsi su fermezza e disponibilità al dialogo e al negoziato. Per essere efficace, il negoziato deve poggiare su basi e argomenti forti, tali da mostrare chiaramente a Mosca che non troverà una comunità euroatlantica disposta a compromessi su valori e principi fondamentali quali democrazia, libertà e stato di diritto.
     Ciò si traduce in un pesante impianto sanzionatorio adottato insieme ai nostri Alleati e giunto al quarto pacchetto di misure individuali e settoriali. Quest’ultimo comprende misure economiche settoriali come: a)  ulteriori restrizioni alle esportazioni di prodotti a duplice uso; b) esclusione di deroghe per il trasferimento di beni e tecnologie del settore dell’energia che contribuiscono al rafforzamento militare e tecnologico o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza della Russia; c) ulteriori restrizioni per beni utilizzabili per l’esplorazione di giacimenti e l’estrazione di gas e petrolio; d) restrizioni nel settore dell’accesso al credito; e) provvedimenti nel settore delle materie prime e prodotti di lusso; f) divieto di transazioni con persone giuridiche partecipate da Governo, Banca Centrale o alcune società russe; ulteriori designazioni individuali e di entità. 
Nel complesso, tra le iniziative principali dell’intero pacchetto sanzionatorio figurano l’esclusione di sette importanti banche russe dal circuito SWIFT, il blocco delle riserve estere della Banca centrale russa e la chiusura dello spazio aereo. Ricordo anche che per colpire la propaganda del Cremlino, Russia Today e Sputnik sono stati banditi dalle trasmissioni nell’Unione Europea.

Proprio per la loro gravità, le sanzioni stanno producendo effetti. La Borsa di Mosca è chiusa da tre settimane. Il rublo si è fortemente svalutato e l’inflazione è aumentata del 2% in poche settimane. Di fatto, Putin sta portando al collasso economico la Russia. Se Mosca non dovesse rivedere la sua condotta inaccettabile, inaspriremo ulteriormente le sanzioni.
Le nostre autorità stanno congelando i beni e i fondi detenuti dagli oligarchi e dalla cerchia ristretta del Cremlino. Abbiamo sostenuto l’istituzione di una task force dedicata della Commissione europea per condividere informazioni e definire modalità comuni che aumentino incisività d’azione nei confronti di questi patrimoni. L’Unione Europea è pronta ad affrontare l’impatto economico delle sanzioni e siamo aperti a tutte le proposte di nuove misure della Commissione europea, tra cui la possibilità di revocare il trattamento di Nazione Più Favorita alla Russia in ambito Organizzazione Mondiale del Commercio e la sospensione del processo di adesione all’Organizzazione da parte di Minsk. Non cederemo a ricatti sull’energia. 
Siamo ben consapevoli degli effetti del conflitto russo-ucraino sull’attività delle nostre imprese nelle aree interessate dall’ostilità e sull’intero sistema economico. 
Per questo abbiamo istituito una Unità di Crisi coordinata dalla Farnesina e in cui abbiamo coinvolto i Ministeri di Sviluppo Economico, Economia e Finanze, Infrastrutture e Mobilità Sostenibile, Politiche Agricole e Forestali, Transizione Ecologica, oltre al Dipartimento per le Politiche Europee e al polo per l’internazionalizzazione, vale a dire ICE Agenzia, SIMEST e SACE. 
Compito dell’Unità di Crisi è quello di monitorare la situazione delle nostre imprese nelle aree interessate dal conflitto, fornire loro informazioni in merito alle limitazioni agli scambi, determinate dall’impianto sanzionatorio e dalle decisioni adottate da parte russa, predisporre possibili misure di sostegno, incluse iniziative promozionali straordinarie per la ricerca di mercati alternativi. 
Allo stesso tempo, oltre a valutare la possibilità di utilizzare il Fondo 394/81 per ristori “una tantum” che mitighino l’impennata dei costi dell’energia per le aziende esportatrici, siamo pronti a garantire finanziamenti a tasso agevolato e con quote di fondo perduto, a valere sul Fondo 394 per sostenere la patrimonializzazione delle nostre imprese destinate a subire perdite a causa del conflitto. Vogliamo così assicurare loro la liquidità necessaria per esplorare mercati alternativi. 
Si tratta di misure frutto di interventi emendativi ai decreti-legge Ucraina e della stretta collaborazione tra Governo e Parlamento, a favore di imprese che esportano o hanno filiali e partecipate in Ucraina, Federazione Russa o Bielorussia.
Il dialogo con Bruxelles per verificare la possibilità di un allentamento della normativa europea sugli aiuti di Stato volta a mitigare le conseguenze del conflitto, analogo al Temporary Framework adottato per far fronte alla pandemia, rappresenta un altro aspetto dello sforzo a tutela delle nostre imprese. Lo stesso vale per le modifiche alla salvaguardia sull’acciaio, ora all’esame della Commissione europea, per supplire alla carenza di prodotti siderurgici provenienti da Russia e Bielorussia.
Per i settori particolarmente rilevanti del nostro export in Russia, tra cui prodotti tessili, abbigliamento, pelli ed accessori, macchinari e prodotti alimentari, stiamo lavorando per aumentare il numero delle iniziative promozionali a cura di Agenzia-ICE e delle attività di promozione integrata a cura della rete di Ambasciate e Consolati, in mercati alternativi di sbocco per le nostre esportazioni.
In questi momenti drammatici, anche la diplomazia energetica mostra tutta la sua centralità. L’aggressione di Mosca all’Ucraina ha ricordato a tutti la fragilità derivante dalla nostra eccessiva dipendenza dal gas russo.
Ci siamo mossi su più fronti per diversificare le nostre fonti, prevenire ulteriori tensioni sui mercati globali dell’energia e rinforzare le collaborazioni con partner strategici nel Mediterraneo e non solo.
Siamo costantemente impegnati per aumentare le forniture di gas dalle rotte esistenti dove c’è capacità inutilizzata. Proprio per questo sono andato in visita nei giorni scorsi in Algeria e in Qatar e, sabato e domenica, in Congo Brazzaville e in Angola. Tutti questi paesi ci hanno confermato l’intenzione di accrescere le nostre partnership energetiche. Ringrazio l’Amministratore Delegato di ENI Descalzi che mi ha accompagnato in queste missioni, mettendo a disposizione del Paese soluzioni pratiche e immediate. 
Restiamo in stretto coordinamento con tutti gli altri stakeholder del comparto energetico, lavorando con tutti i Ministeri interessati.


 Ho discusso di sicurezza energetica anche in Moldova e Romania. L’Italia e l’Europa garantiscono una solidarietà e un appoggio dimostrato dagli sforzi in corso per la sincronizzazione delle reti elettriche moldave e ucraine a quella dell’Unione Europea.
Sono in preparazione altre missioni per ridurre, nel più breve tempo possibile, la nostra dipendenza energetica dalla Russia. 
Abbiamo definito un piano italiano di sicurezza energetica per tutelare i nostri cittadini e le nostre imprese. Continuiamo a collaborare con i partner dell’Unione Europea e con i membri dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. In Europa, grazie al lavoro portato avanti insieme al Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, trova sempre più consenso la nostra proposta di meccanismi di solidarietà per il gas naturale. Continueremo a lavorare per salvaguardare famiglie e imprese dall’impatto del caro energia, possibilmente attraverso un tetto ai prezzi di acquisto del gas, per svincolare la bolletta elettrica da questo costo. Va in questo senso anche la decisione del Consiglio Europeo di Versailles, da noi sostenuta, di dare mandato alla Commissione per adottare, entro fine maggio, il piano per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, il cosiddetto RePowerEU.
Un appuntamento importante per la definizione di una politica energetica europea capace di far fronte alle nuove sfide sarà il prossimo Consiglio Europeo del 24-25 marzo. A tale proposito, venerdì 18 marzo il Presidente Draghi ospiterà a Roma un vertice con gli omologhi di Spagna, Grecia e Portogallo per consolidare il consenso dei Paesi mediterranei dell’Unione Europea anche sul fronte energetico e per promuovere diversificazione e price capping.
Insieme ai membri dell’Agenzia Internazionale dell’Energia abbiamo inoltre deciso di rilasciare 60 milioni di barili di petrolio dalle scorte complessive, allo scopo di calmierare i prezzi già alti del greggio. L’obiettivo ultimo è quello di evitare ulteriori sacrifici nella bolletta energetica di famiglie e imprese.
Non possiamo dimenticare che la Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo, dopo Stati Uniti e Arabia Saudita, oltre che il secondo maggior esportatore dopo l’Arabia Saudita. Acquista per questo ancor maggiore peso la decisione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia di sospendere lo status di osservatore della Russia e le collaborazioni tecnologiche con Mosca.
Resta inteso che la transizione verde è l’unica reale soluzione per la sicurezza e la libertà del nostro Paese dai condizionamenti derivanti dall’altissima dipendenza dall’estero e dalle fonti fossili.
Stiamo per questo discutendo con i partner della sponda sud del Mediterraneo collaborazioni sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’idrogeno verde. Alimentare queste collaborazioni è un investimento sulla stabilità e la prosperità dei nostri partner mediterranei, ricchi, ancor più che di gas e petrolio, di risorse naturali inesauribili per la produzione rinnovabile, per la quale necessitano delle competenze, della tecnologia e degli investimenti italiani.

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Le poche note di speranza non possono arrivare solo da queste ultime considerazioni sulla politica energetica. Dobbiamo ricordarci che questa drammatica crisi, origina dalla grave violazione di diritti degli individui anzitutto e poi degli Stati. È quindi sulla protezione e promozione dello stato di diritto che dobbiamo concentrarci e compiere ogni sforzo. Nonostante una sempre più stringente compressione della libertà di stampa, la dispersione forzata delle manifestazioni pacifiche, il blocco di numerosi siti web e social media e gli arresti di migliaia di persone, le voci di protesta contro il conflitto si moltiplicano anche in Russia. Emblematico il gesto coraggioso di Marina, la giornalista che ha lanciato il suo “no” alla guerra in diretta tv, consapevole delle conseguenze. A conferma che questa non è una guerra del popolo russo, al quale l’Italia resta vicina, e che soffre anch’esso per una scelta scellerata. 
La presenza del Presidente Biden e del Segretario di Stato Blinken in Europa la settimana prossima per partecipare al Consiglio Europeo e al Vertice NATO sarà un’occasione per rafforzare ancora di più la determinazione europea e occidentale a mettere Putin di fronte all’alternativa, se continuare l’aggressione e isolare sempre più la Russia dal mondo, oppure scegliere la via del negoziato diplomatico. Sarà un importante appuntamento per confermare l’assoluta unità del fronte transatlantico a difesa della sicurezza e della pace in Europa e per tutti noi.
Nelle guerre non ci sono popoli vincitori e popoli vinti, ma solo persone accomunate dalla sofferenza. Anche per questo il Governo italiano non si stancherà mai di lavorare per la pace. 
Dialoghiamo con tutti e continueremo ad insistere con forza sul canale della diplomazia affinché le autorità russe si siedano al tavolo del negoziato con la Comunità internazionale. Dobbiamo continuare a crederci anche in queste ore, le più buie, nella ferma convinzione che non esistano alternative alla soluzione diplomatica. Sebbene i tempi della diplomazia siano più lunghi rispetto a quelli delle bombe che continuano ad esplodere anche mentre parlo, non esiste un’altra via d’uscita possibile dalla guerra.

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