La Brexit dalla ricerca dell'Ue

David Carretta

Il governo di Boris Johnson potrebbe essere costretto a prendere la decisione di non partecipare al programma di ricerca dell'Unione europea, Horizon Europe

La ricerca doveva essere uno dei pochi settori esclusi dalla Brexit. E invece il governo di Boris Johnson potrebbe essere costretto a prendere la decisione di non partecipare al programma di ricerca dell'Unione europea, Horizon Europe, rinnegando l'impegno assunto al momento della firma dell'accordo post Brexit di permettere alle università e ai ricercatori britannici di continuare a beneficiare delle collaborazioni e dei finanziamenti comunitari. La posta in gioco vale 95,5 miliardi di euro di finanziamenti previsti da Horizon Europe nei prossimi sette anni. Ma ora Londra è tentata di lanciare un suo programma di ricerca con Stati Uniti, Svizzera e Israele.

Tra poche settimane dovrebbero essere sottoscritti i primi progetti del nuovo periodo finanziario, con conseguenti esborsi di fondi. Ma i partner britannici - centinaia di università, centri di ricerca e imprese, a cui era stato detto di partecipare - rischiano di essere esclusi a causa della mancata firma sull'accordo di associazione del Regno Unito a Horizon Europe. "E' una scadenza che si avvicina", ci ha detto giovedì la commissaria alla Ricerca, Mariya Gabriel: se non il Regno Unito non può essere associato “il pagamento non può essere effettuato”. Questa volta la colpa è tutta dell'Ue. La Commissione non vuole aprire le porte di Horizon Europe al Regno Unito prima che sia risolto il conflitto sul Protocollo irlandese dell'accordo Brexit.

Il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, e il ministro britannico degli Esteri, Liz Truss, si vedranno a Londra per fare un ennesimo tentativo per uscire dallo stallo sul Protocollo irlandese. A Bruxelles tutti riconoscono che i toni sono cambiati, dopo che l'ex ministro per la Brexit, David Frost, ha lasciato il dossier a Truss. Ma sulla sostanza le posizioni sono ancora lontane. Londra chiede la cancellazione di tutti i controlli sulle merci che dalla Gran Bretagna arrivano in Irlanda del nord e un diverso approccio: passare dalle regole rigide alla gestione del rischio. La Commissione non sembra disposta ad andare oltre la flessibilità che ha già promesso, con la proposta di ridurre dell'80 per cento i controlli sanitari e fitosanitari e del 50 per cento le procedure doganali. A complicare la trattativa è la situazione politica interna al Regno Unito e all'Irlanda del nord. Johnson è sempre più sotto pressione per gli scandali delle feste a Downing Street durante il lockdown. Il partito Tory è in caduta libera nei sondaggi e a maggio sono previste le elezioni locali. Il Partito democratico unionista a Belfast hanno provocato una nuova crisi del governo nord irlandese prendendo di mira il Protocollo.

Pur evocando la possibilità di “piani di emergenza” per i progetti di Horizon Europe che includono beneficiari britannici, Gabriel ha mantenuto la linea dura. “Restiamo molto fermi sulla difesa dei principi e dei valori”, ci ha detto Gabriel: per il Regno Unito non può esserci “cherry picking”. Così è il governo Johnson che si sta preparando a piani d'emergenza. In un'intervista al Financial Times, il ministro per la Scienza, George Freeman, ha annunciato un piano da 6 miliardi di sterline in tre anni per sostenere ricerca e innovazione. “La nostra posizione rimane che vogliamo essere associati (a Horizon Europe)”, ha spiegato Freeman: “Forse dopo le elezioni francesi e la soluzione di varie altre questioni che sono discusse attorno alla Brexit, l'associazione sarà possibile”. Ma il governo britannico sta preparando "un piano coerente e ambizioso per la scienza internazionale, basato su elementi di Horizon", ha detto Freeman. Secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, il Regno Unito potrebbe offrire ad altri paesi di partecipare al suo programma di ricerca. Tra gli altri vengono citati gli Stati Uniti, Israele e la Svizzera. "Fuori da Horizon abbiamo la libertà di essere più globali", ha detto Freeman.

Svizzera e Israele sono tradizionalmente associate ai programmi di ricerca dell'Ue. Ma la Svizzera si trova in una situazione analoga a quella del Regno Unito, dopo la decisione del governo di Berna di non andare avanti con l'approvare di un accordo quadro per le relazioni con l'Ue. L'allarme della comunità scientifica è alto. Ricercatori e scienziati britannici e svizzeri, ma anche europei, hanno lanciato una campagna - "Stick to Science" - per chiedere all'Ue di firmare rapidamente gli accordi di associazione con Regno Unito e Svizzera. "Permettere che delle differenze politiche impediscano la collaborazione scientifica è contraria agli interessi della società", dice l'appello.

"Escludere il Regno Unito e la Svizzera è una punizione per l'Europa. E' una decisione sadomasochistica", ha detto al Financial Times, Antonio Petit, il presidente del CNRS francese. A ieri sera 2.382 scienziati, professori, premi Nobel avevano firmato l'appello "Stick to Science". Il valore della scienza senza frontiere è stato dimostrato questa settimana dai fisici e dagli ingegneri del consorzio EUROfusion con un risultato record di produzione di energia attraverso fusione nucleare. L'esperimento è condotto nell'impianto JET (Joint European Torus) di Culham nel Regno Unito e attorno al consorzio EUROfusion, che è finanziato dal bilancio dell'Ue, partecipano 4.800 persone da quasi tutti i paesi europei.