Biden cede già con Putin

Paola Peduzzi

Il presidente americano vuole dare seguito alle “preoccupazioni” del Cremlino sulla Nato e l’Ucraina. Così gli alleati dell’America, già scottati in Afghanistan, si sentono sempre più soli 

Joe Biden, presidente americano, vuole annunciare entro la settimana un incontro di alto livello tra gli Stati Uniti e “almeno” quattro paesi della Nato per “abbassare la temperatura” al confine est dell’Ucraina e cercare di rassicurare Vladimir Putin e le sue “preoccupazioni” sulla Nato. Tra questi paesi potrebbe esserci l’Italia, visto che dopo l’incontro video con il capo del Cremlino, Biden ha telefonato a quattro leader, tra cui anche Mario Draghi. Mosca vuole che l’Alleanza atlantica dia garanzie sul fatto che non voglia estendersi verso est, cioè non vuole accettare la richiesta di Kiev di entrare a far parte della Nato. Anzi, Mosca dice di aver mandato migliaia di soldati al confine ucraino non perché ambisce a ridisegnare un’altra volta i confini dell’Ucraina a favore della Russia, ma perché vuole difendersi. Putin fa da sempre così: dice di essere aggredito, e aggredisce. Quel che invece è nuovo, ed è considerato una concessione molto inusuale, è che Biden, che pure aveva detto che secondo lui Putin è un “assassino”, voglia dare seguito alle cosiddette preoccupazioni russe e quindi di fatto non insistere, o forse abbandonare, sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. 

Questo è quello che i media e gli esperti chiamano “diplomatic fix”. L’aggiustamento diplomatico di Biden prevede anche la possibilità di introdurre nuove, pesanti sanzioni se Putin dovesse davvero invadere l’Ucraina. Gli Stati Uniti fanno da tempo molta pressione sulla Germania perché utilizzi il gasdotto Nord Stream 2 come strumento di pressione sulla Russia. Ora che c’è il governo di Olaf Scholz, Berlino potrebbe essere più disposta ad ascoltare queste pressioni, o almeno così sembra a leggere le parole della neoministra degli Esteri, Annalena Baerbock: “L’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina non sono negoziabili per noi. La Russia pagherebbe un grande prezzo politico e soprattutto economico in caso di un’ulteriore violazione della sovranità ucraina”. La via delle sanzioni quindi sembra piuttosto sgombra, ma per quanto possano essere punitive, Putin non ha mai fatto calcoli economici prima di prendere decisioni di politica estera, e certo non pare disposto a farli quando si tratta di Ucraina. Non è quindi detto che la variabile della sanzione faccia davvero quell’opera di deterrenza che Biden si aspetta dal suo “diplomatic fix”. Anche perché, dal punto di vista politico, conta molto di più la promessa di prendersi a cuore le preoccupazioni di Putin e di trovare un “accomodamento” con la Russia. Soprattutto in Europa, dove molti sono convinti che il presidente russo voglia minacciare l’Ucraina per ottenere in cambio una minore presenza americana e della Nato negli stati europei. Se il governo di Kiev si sente, a ogni passo di questo complicato dialogo russo-americano, più abbandonato, così comincia a sentirsi anche l’Europa che porta il peso anche delle sue tante divisioni interne che hanno finora condizionato la sua politica nei confronti di Mosca.

 

La proposta di Biden, nel mezzo del suo forum per le democrazie con cui ambisce a mettere i paesi democratici al centro della sua politica estera, ha lasciato molti perplessi. C’è chi ci vede una grande debolezza e un ulteriore ritiro degli Stati Uniti dal resto del mondo, in continuità, nonostante la retorica e le promesse, con il periodo trumpiano. Un recente sondaggio del Pew Research mostra che gli Stati Uniti non sono più percepiti nel mondo come un buon modello di democrazia: complici gli anni di Trump e le tante fratture e diseguaglianze che emergono di continuo nella società americana; complice la propaganda anti americana di russi e cinesi  che ripete che il modello democratico occidentale è ormai in declino se non fallito; complice il ritiro frettoloso e sciagurato dall’Afghanistan che ha vanificato, nel giro di poche, deprimenti e tragiche settimane, uno sforzo democratico durato vent’anni, l’immagine dell’America come alleato forte e onnipresente, in salute e in malattia come si dice, è molto sbiadita. Soprattutto molti alleati, compresi quelli che ora saranno chiamati a partecipare al vertice con Putin e a dare garanzie sul futuro della Nato, non sanno più quanto e se fidarsi degli americani. Michael Abramowitz, capo di Freedom House, ha detto al Financial Times: “Preferirei che l’America mostrasse che cosa può fare nel mondo reale. Non siamo ora nella posizione di celebrare le virtù della democrazia”.
 

The Onion, giornale satirico americano, ha colto alla perfezione l’umore generale degli alleati di Biden. Ha pubblicato un articolo sulla conversazione tra Putin e Biden, in cui il presidente americano dice: “Sai, se fossi in te, cercherei di invadere la   Finlandia. L’Ucraina è bella e tutto il resto, ma la Finlandia ha un ottavo della popolazione Ucraina e il doppio del pil, sarebbe un gioco da ragazzi annettersela”. E’ questa, secondo The Onion, la strategia della deterrenza di Biden.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi