Così, sui social, il piccolo esercito di Zemmour spiega il suo pensiero

Mauro Zanon

Nei sondaggi insidia Le Pen e potrebbe essere il candidato di destra con più chance di accedere al secondo turno delle presidenziali francesi

Anche Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front national, ha capito che Éric Zemmour, di questo passo, rischia di essere il candidato di destra con più chance di accedere al secondo turno delle presidenziali francesi, più di Xavier Bertrand, il portavoce del gollismo sociale, e persino della figlia, Marine Le Pen, leader del Rassemblement national. “Marine ha abbandonato le sue posizioni fortificate e Éric occupa il terreno che lei ha abbandonato”, ha detto al Monde il patriarca della destra identitaria d’oltralpe, esaltando la “cultura” e il “coraggio” dell’intellettuale sovranista. “E’ salito sulle barricate dicendo cose che nessuno osava dire a parte me. Dice ciò che penso, ma con un seguito superiore”, ha aggiunto Jean-Marie.

 

Gli ultimi sondaggi, in effetti, indicano che Zemmour continua a rosicchiare voti ai suoi concorrenti a destra, attestandosi tra il 15 e il 17 per cento di intenzioni di voto in vista del primo turno e insidiando il secondo posto di Marine Le Pen. Fino a quest’estate, la presidente Rn si sentiva già qualificata al ballottaggio del 24 aprile 2022 e si concentrava solo su Macron per preparare la rivincita dell’edizione 2017. Ora, invece, non sa più cosa fare per bloccare la “fusée Zemmour”, come l’ha chiamata il settimanale Valeurs Actuelles, questo razzo impazzito spuntato dal nulla, deciso a far saltare in aria la droite e a cambiare le sorti delle presidenziali.

  

Il principale problema per la figlia di Jean-Marie Le Pen, come raccontato dal magazine Politis, è la diaspora verso il lido zemmourista di una serie di figure che fino a qualche mese fa trovavano ancora attraente il suo discorso. Consiglieri, funzionari, banchieri, uomini d’affari, collettivi e influencer un tempo fervidi difensori di Marine Le Pen si affrettano a salire sul carro del celebre polemista, galvanizzati dall’impressionante dinamica indicata dai sondaggi, e formano quella che Politis definisce la “petite armée zemmourienne”: il piccolo esercito di Zemmour. Oltre alla giovanissima Sarah Knafo, responsabile della comunicazione e della strategia, è Stanislas Rigault la figura da tenere d’occhio da qui al prossimo aprile. 22 anni, fondatore del magazine conservatore L’Étudiant Libre, è considerato il “golden boy” dei zemmouriani, ed è soprattutto il fondatore di Génération Z, l’associazione che riunisce i giovani adepti del Zemmour-pensiero, attivissimi sui social ma anche per le strade di Francia. “Ho creato Génération Z e in pochi mesi siamo diventati la prima rete giovanile su Instagram”, ha detto all’Express Rigault. Attorno a lui ruotano tutta una serie di ragazzi e ragazze che su TikTok spiegano con un linguaggio cool quali sono le idee di Éric Zemmour, come Alice Cordier, fondatrice di Némesis, collettivo “femminista identitario”.

 

Uni e la Cocarde, i due principali sindacati studenteschi di destra, hanno abbandonato gollismo e lepenismo per abbracciare lo zemmourismo. L’organizzazione della campagna elettorale poggerà sui Comités Éric Zemmour, sulla Ligue du Sud dell’ex deputato frontista Jacques Bompard e sull’associazione Les Amis d’Éric Zemmour, che raccoglierà i finanziamenti. Il banchiere liberal-conservatore Charles Gave ha già messo mano al portafoglio per aiutare colui “che arriva dal profondo del Sahara e parla della Francia come un Bernanos”, secondo le sue parole al miele. Nella “nebulosa Zemmour”, infine, non vanno dimenticate le vetrine mediatiche, sottolinea Politis: le riviste L’Incorrect, Causeur, Valeurs Actuelles, il Figaro Magazine, nonché il pulpito catodico di Cnews, la rete all-news di proprietà di Bolloré, ribattezzata la “Fox News francese”.