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verso le elezioni in Germania

A quale Scholz dobbiamo credere? Piccolo prontuario per capire le sue posizioni

Marco Cecchini

Secondo l'ex ambasciatore italiano a Berlino, Michele Valensise, il candidato della SPD "è il frutto della paziente ricerca di un equilibrio tra la base di sinistra del Partito socialdemocratico e il suo centro moderato e governativo"

A quale Scholz dobbiamo credere? A quello che un anno fa parlava di “momento Hamilton” a proposito del Next Generation EU (Ngeu), prefigurando che l’emissione di debito comune europeo dovesse da eccezione diventare regola? O a quello che in campagna elettorale, parlando con la Welt, negava che la questione del debito comune fosse un “tema di attualità”? A quello che all’inizio dell’anno fissava alla fine del 2022 il ritorno allo Schwarze Null, la regola tedesca del bilancio in pareggio sospesa con la pandemia? O a quello che qualche settimana dopo spostava la data alla fine del 2023?

Olaf Scholz, ministro delle Finanze e vicecancelliere dell’attuale governo in quota Spd, ex ministro del Lavoro nel primo gabinetto Merkel, ex sindaco di Amburgo, esponente dell’ala moderata del Partito socialdemocratico, ha il vento in poppa e un programma a più stadi. Tutti i sondaggi dicono che il suo partito ha i maggiori consensi tra gli elettori. In lui si potrebbero riconoscere coloro che si sentono un po’ orfani di Angela Merkel e i fautori di uno spostamento a sinistra del sistema politico.

 

Michele Valensise, ex ambasciatore italiano a Berlino, spiega che “Olaf Scholz è il frutto della paziente ricerca di un equilibrio tra la base di sinistra del Partito socialdemocratico e il suo centro moderato e governativo”. Forse vincerà per questo. Emmanuel Macron lo ha invitato all’Eliseo prima di Armin Laschet, il candidato rivale alla cancelleria per la Cdu-Csu. Non si sa se per comunanza di vedute sul destino dell’Europa a rigorosa trazione franco-tedesca o perché ha voluto scommettere sul futuro vincitore. Nonostante qualche giornale continui a definirlo Scholz-o-mat, automa, ha vinto tutti i dibattiti televisivi perché è apparso più esperto e rassicurante, meno conservatore di  Laschet e più moderato di Annalena Baerbock, la candidata dei Verdi. Espressione di un centrismo che sfiora quello della cancelliera.

Visto dall’Italia il probabile (secondo i sondaggi, che devono scontare però un 40 per cento di indecisi) vincitore delle elezioni di domenica offre materiale per tutti i gusti. La sua posizione più pericolosa è quella sul Patto di stabilità, la cui sospensione consente oggi all’Italia di indebitarsi senza freni sui mercati. Di una possibile revisione del Patto si comincerà a parlare proprio dopo le elezioni tedesche e l’insediamento del nuovo governo. La Commissione ha fissato la sua reintroduzione alla fine del 2022. Il governo italiano e la maggior parte degli economisti pensano che la pandemia renda necessaria una sua revisione in profondità, ma il fronte dei paesi nordici non vuole andare oltre una manutenzione tecnica. Scholz è netto: il Patto di stabilità non richiede particolari interventi, perché il suo funzionamento ha dimostrato di possedere sufficiente flessibilità. Detta così sembra un’affermazione che può fare felice Jens Widmann. Vedremo se si inscrive solo nel perimetro di una tattica elettorale o ha una sua genuinità. L’introduzione di una patrimoniale dell’uno per cento sul segmento più ricco della popolazione prevista nel programma della Spd entusiasmerà invece soprattutto la sinistra nazionale; così come la riduzione delle tasse sui ceti meno abbienti, la novità del prelievo sulle transazioni finanziarie e sui colossi di internet nonché l’aumento del salario minimo.

 

Si tratta tuttavia di proposte scritte sulla carta la cui realizzazione dipenderà da molti fattori. A meno di clamorose sorprese infatti la Spd per dare un governo al paese dovrà allearsi o con i Verdi e i Liberali, in una coalizione così detta rosso-giallo-verde, o con i Verdi e l’estrema sinistra della Linke in una coalizione rosso-rosso-verde. Quest’ultima è l’ipotesi considerata meno probabile per le posizioni di tiepido europeismo e atlantismo della Linke. Ma anche un’alleanza con Verdi e Liberali richiederà compromessi plurimi. Scholz è un politico molto navigato ma su Europa, debito, fisco e non ultima la politica estera i programmi degli alleati sono distanti e la ricerca di un punto di equilibrio non sarà facile. Secondo molti il sistema politico tedesco sta entrando nella fase della frammentazione e per conseguenza di una più difficile governabilità.  Dalla Scandinavia all’Italia l’Europa viaggia verso la moltiplicazione dei partiti e la polverizzazione dei Parlamenti. Il rischio è che il suo paese leader sia sempre meno un’ancora di stabilità per tutti.   

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