I talebani rivogliono i loro aerei e il loro status politico internazionale

Daniele Raineri

Il primo dossier da negoziare è la sparizione di quaranta tra elicotteri e aerei nel vicino Uzbekistan, trasferiti oltre confine dai piloti governativi che sono scappati durante il collasso afghano

Uno dei primi dossier aperti tra comunità internazionale e talebani è la restituzione di decine di aerei e di elicotteri portati in Uzbekistan dai piloti afghani in fuga durante il collasso del governo e delle Forze armate, domenica 15 agosto. E’ probabile che finirà a favore dei talebani e questo proverà che di fatto hanno ottenuto uno status riconosciuto di nuovo governo in Afghanistan e legittimità internazionale, proprio come volevano. Ieri è anche uscito un comunicato ufficiale di al Qaida e questa volta è la divisione centrale, la più importante, che lo firma. Al Qaida si felicita con i talebani per la vittoria in Afghanistan e dice: “Il cammino è aperto per la liberazione dei popoli musulmani”. E’ una frase e una dichiarazione programmatica da tenere a mente per i prossimi anni. 

Secondo una dichiarazione ufficiale del governo dell’Uzbekistan, un paese subito a nord dell’Afghanistan, ventidue aerei ad ala fissa e ventiquattro elicotteri delle forze armate afghane sono atterrati all’aeroporto militare di Termez e questo fatto è confermato anche dalle foto satellitari scattate lunedì 16 agosto. Si vedono piccoli aerei tuttofare Cessna, elicotteri di produzione russa e in certi casi sovietica e anche elicotteri da trasporto americani Black Hawk. Le piste di Termez sono appena al di là del confine e quindi era la scelta più logica da parte dei piloti per provare a espatriare e chiedere asilo. A partire da sabato 21 agosto però gli aerei e gli elicotteri sono spariti. Non sono più visibili sulle piste di Termez ed è evidente che sono stati spostati, in attesa di decidere che cosa farne. 

I piloti e gli equipaggi afghani che si sono messi in salvo a bordo degli aerei formano un gruppo di quasi seicento persone e per ora non parlano. Sono volati all’estero perché temevano che i talebani nei giorni del collasso nazionale si sarebbero vendicati su di loro. Da mesi una campagna di violenze e di intimidazioni contro i piloti afghani, a volte raggiunti e uccisi nelle loro case, puntava a dissuaderli dal lavorare per il governo di Kabul, perché le loro capacità erano loro il principale vantaggio delle forze governative contro i guerriglieri. Ora invece i talebani vorrebbero riprenderli al loro servizio. C’è scarsità di persone in grado di far volare un aereo o un elicottero. Adesso che hanno trionfato sul piano militare i talebani non hanno più bisogno di perseguitare il personale specializzato e devono convincerlo ad accettare il nuovo datore di lavoro. 

I talebani hanno la necessità urgente di una forza aerea. Sanno che ci sono sacche di resistenza da soffocare finché sono ancora piccole e adesso che si sono rovesciati i ruoli hanno bisogno degli stessi elicotteri e degli stessi aerei che prima temevano. Due giorni fa ci sono stati scontri fra talebani e soldati della minoranza hazara nella regione centrale di Daikundi e poi c’è la piccola ferita aperta della valle del Panshir, dove si concentrano le ultime milizie che parlano di resistere ai talebani. Inoltre ci sono i combattenti dello Stato islamico in Afghanistan (IS-K), che sono molto pochi e per ora compiono azioni terroristiche, ma potrebbero diventare più forti e sono annidati nelle regioni impervie di Nangarhar e Kunar. Meno di un anno fa hanno dato l’assalto a un carcere per venti ore di seguito e hanno vinto. Infine c’è da considerare che i talebani al momento sono molti meno dell’esercito afghano che hanno disintegrato – sono circa settantamila se i dati più citati sono giusti – e sono chiamati a tenere sotto controllo lo stesso territorio molto ampio. In breve: i talebani hanno bisogno di avere indietro elicotteri e aerei per mantenere la loro presa sul paese. 

Ieri un Black Hawk americano finito in mano ai talebani volava sopra Kandahar – e un uomo appeso all'elicottero con una corda tentava senza successo di piazzare una bandiera talebana su un edificio – e un elicottero di fabbricazione russa finito anch’esso ai talebani circolava sopra una celebrazione di vittoria a Herat, nell’ovest del paese. Fra il 6 luglio e il 15 agosto i talebani sono riusciti a catturare tredici aerei e trentotto elicotteri, dei quali quattro sono Black Hawk americani. Il bottino più grande era fuori dalla loro portata: settantatré fra elicotteri e aerei abbandonati dentro il perimetro dell’aeroporto di Kabul, che gli americani andati via nella notte di ieri non hanno potuto portare via ma hanno reso inservibili. Per questo motivo i quarantasei velivoli finiti in Uzbekistan sono importanti: se i talebani li riavessero indietro raddoppierebbero la loro forza aerea. Ieri hanno cominciato a circolare notizie sull’imminente apparizione del leader Hibatullah Akhund, che era sparito da anni – al punto che si sospettava fosse morto. Hibatullah dovrebbe annunciare un nuovo governo, che comincerà a prendersi cura degli affari più urgenti, inclusa la questione degli aerei all’estero. 

La decisione finale spetta all’Uzbekistan, che molto probabilmente non vuole tensioni con i nuovi vicini e non vuole partire con una mossa sbagliata. Gli Stati Uniti non possono dichiarare la loro posizione contraria perché devono ancora evacuare duecento americani dall’Afghanistan e non possono irritare i talebani. Russia, Cina, Pakistan e Iran hanno tenuto aperte le loro ambasciate a Kabul e non vorranno mettersi di mezzo. I talebani consolidano la loro posizione nella regione. 
 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)