L'Afghanistan e il Covid mettono in ombra pure i Giochi paralimpici

Ecco perché il governo di Yoshihide Suga è nei guai

Giulia Pompili

La cerimonia d'apertura nel mezzo della peggiore crisi di contagi. Intanto il Partito liberal democratico perde le elezioni locali di Yokohama

Esattamente come un mese fa, la cerimonia d’apertura dei Giochi paralimpici di Tokyo 2020 +1 si è svolta ieri nello Stadio olimpico di Tokyo vuoto, senza spettatori. E senza nemmeno i (pochi) dignitari stranieri che avevano assistito il mese scorso alla precedente, travagliatissima cerimonia. Sul palco d’onore c’era soltanto il marito della vicepresidente americana Kamala Harris, Douglas Emhoff, a rappresentare l’America. L’imperatore giapponese Naruhito ha dato il via alle competizioni degli atleti con disabilità svelando il tema dell’edizione: “Abbiamo le ali”. Ma al di là della festa sportiva, c’era qualcosa di sinistro nell’aria: la situazione politica internazionale e la pandemia hanno rovinato la gran festa del Giappone per la seconda volta di seguito. Infatti, mentre gli atleti terminavano la sfilata d’ingresso nello stadio, i leader del G7 si riunivano virtualmente per parlare di Afghanistan: per partecipare alla cerimonia d’apertura, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga è stato costretto a collegarsi dal suo ufficio con un’ora di ritardo. Nel frattempo, allo Stadio olimpico di Tokyo la bandiera dell’Afghanistan veniva fatta sfilare tra le mani di un volontario “per solidarietà”, ma gli unici due atleti paralimpici afghani,  Hossain Rasouli e la campionessa di Taekwondo Zakia Khudadadi, non sono riusciti a lasciare Kabul.


Non c’era mai stata un’edizione delle Paralimpiadi con tanti atleti, 4.403, e nessuna città prima di Tokyo le aveva mai ospitate due volte – i primi Giochi paralimpici si svolsero a Roma nel 1960, e quattro anni dopo fu la volta della capitale nipponica. Eppure, al di là del messaggio inclusivo e positivo degli atleti che si sfidano nella più importante manifestazione sportiva del mondo, ancora una volta per il Giappone il megaevento si preannuncia un disastro politico e diplomatico. Andrew Parsons, presidente del Comitato paralimpico internazionale, ha detto ieri: “Non posso credere che siamo davvero qui. Molti dicevano che sarebbe stato impossibile, e invece l’evento sportivo più trasformativo del globo sta per iniziare”. 


Anzitutto, il problema è la pandemia: in Giappone i casi di Covid sono ancora in aumento, Tokyo è in stato d’emergenza almeno fino al 12 settembre prossimo, e soltanto il 40 per cento della popolazione giapponese è completamente vaccinata. Dopo l’esperienza dei Giochi olimpici, dove gran parte dei contagi da Sars-Cov-2 è arrivato dai volontari dagli impiegati del Villaggio olimpico, che potevano entrare e uscire dalla cosiddetta “bolla olimpica” con un semplice tampone rapido ogni quattro giorni, le regole per mantenere al sicuro gli atleti con disabilità sono raddoppiate. Ci sono state parecchie polemiche quando il Comitato olimpico giapponese ha deciso che, al contrario dei Giochi olimpici che si sono tenuti a porte chiuse, per i Giochi paralimpici sarà permesso ad alcune classi di scuole elementari e medie di assistere alle gare: l’obiettivo è nobile, hanno fatto sapere diverse associazioni di medici e sanitari, ma troppo pericoloso. 


Per il governo di Yoshihide Suga, leader del Partito liberal democratico ed erede della leadership di Shinzo Abe, l’uomo che voleva a tutti i costi queste Olimpiadi, la prima conseguenza politica è arrivata già due giorni fa: alle elezioni per il sindaco di Yokohama, la seconda città giapponese dopo Tokyo, a vincere è stato Takeharu Yamanaka, sostenuto dal Partito democratico, all’opposizione al governo centrale. Yamanaka ha vinto anche grazie alla sua opposizione al progetto di trasformare Yokohama in un hub turistico attraverso l’apertura di un mega casinò, idea a lungo sostenuta da Abe e Suga. L’Amministrazione Suga è sempre più impopolare tra i giapponesi – la priorità del suo governo, sin dalla scorsa estate, sono stati i Giochi olimpici e non la messa in sicurezza della popolazione, dice l’opposizione – e l’indice di gradimento ha toccato il record negativo del 25.8 per cento. Suga rischia di perdere la battaglia per la leadership del suo partito, e il Giappone rientrare definitivamente in una fase di incertezza e instabilità politica. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.