editoriali
Lo strappo di Varsavia
Quanto è vulnerabile la Polonia del PiS, sempre più illiberale e meno atlantista
Il PiS, Diritto e giustizia, il partito alla guida della deriva illiberale della Polonia, mercoledì ha dimostrato fino a che punto è disposto a spingersi per rimanere al potere. Abbandonato da uno dei suoi compagni di coalizione, Accordo di Jaroslaw Gowin, non ha tardato ad accordarsi con il partito di ultradestra Kukiz’15, che fino a qualche anno fa riteneva impresentabile.
Ha usato queste nuove convergenze politiche per far approvare una modifica alla legge sulle licenze radiotelevisive per non permettere ai capitali extraeuropei di entrare nelle testate polacche. La mossa, ha detto il PiS, è contro russi e sauditi, ma per il momento ha una sola vittima: l’emittente Tvn dell’americana Discovery.
La stessa sera, il Parlamento ha approvato anche una legge che blocca la restituzione ai sopravvissuti dell’Olocausto delle proprietà confiscate nell’epoca comunista.
Alla notizia non ha reagito soltanto Israele, ma anche gli Stati Uniti. Il segretario di stato americano Antony Blinken ha detto di essere molto preoccupato e si è augurato che il presidente Andrzej Duda, che è sempre del PiS, non firmi nessuna delle due leggi.
Sotto al tweet di Blinken hanno risposto alcuni membri di Diritto e giustizia, intimando al segretario di restare fuori dagli affari della Polonia. Ma tanto la legge sui media, quanto quella sulla restituzione dei beni sono anche affari degli americani, che hanno sempre rappresentato per la Polonia una fonte di sicurezza. Adesso il PiS ha deciso di tirarsi fuori dal mondo dei valori occidentali, di cui la nazione andava fiera.
È una decisione pericolosa che rende Varsavia più vulnerabile, una mossa disperata di un partito che pur di rimanere al potere mentre i sondaggi lo danno in costante caduta, si allea con gli impresentabili e fa arrabbiare gli Stati Uniti, il partner di sempre, il migliore amico. In Parlamento le due leggi sono state approvate con un voto di fatto illegale: gli illiberali non sanno perdere. Per il 2023, quando si voterà per cambiare il Parlamento, questo strappo alla Costituzione bisognerà tenerlo bene a mente.
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