L'aereo italiano fermo sulla pista di Dammam in Arabia Saudita dopo il divieto di ingresso nello spazio aereo degli Emirati

Verso l'Afghanistan

C'è stato uno sgarbo diplomatico degli Emirati all'Italia

Daniele Raineri

Il volo dell'aeronautica italiana diretto alla cerimonia di chiusura della missione militare in Afghanistan, a Herat, ha dovuto fare rotta verso l'aeroporto saudita di Dammam perché, a metà del volo, gli Emirati Arabi Uniti hanno negato il passaggio nel loro spazio aereo

Il Boeing dell'aeronautica italiana diretto alla cerimonia di chiusura della missione militare in Afghanistan, a Herat, ha dovuto fare rotta verso l'aeroporto saudita di Dammam perché, a metà del volo, gli Emirati Arabi Uniti hanno negato il passaggio nel loro spazio aereo.

 

Quando è stato bloccato, l'aereo, con a bordo i giornalisti italiani, non aveva abbastanza carburante per tentare una rotta alternativa ed è dovuto tornare indietro, in Arabia Saudita, per fare rifornimento. Solitamente, i militari italiani fanno scalo nella base di al Minhad, negli Emirati Arabi Uniti, e così doveva accadere anche in questo caso, ma quando è arrivata la comunicazione del divieto la comandante del volo, Valentina Papa, ha dovuto negoziare una rotta alternativa, scegliendo appunto l'aeroporto di Dammam.

 

Perché gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto questo sgarbo diplomatico all'Italia?

Con tutta probabilità c'entra la decisione presa dal governo di Roma allora guidato da Giuseppe Conte di tagliare l'esportazione di armi ad Abu Dhabi (e all'Arabia Saudita) nel gennaio scorso, replicando una decisione presa anche dall'Amministrazione Biden. Ma se l'alleanza tra gli Stati Uniti e i paesi del Golfo non ne ha risentito troppo perché compensata dagli Accordi di Abramo e dallo sblocco della vendita degli F-35, la partnership con l'Italia si è molto indebolita. L'inserimento degli Emirati nella lista dell'Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) ha fatto sì che gli investimenti, soprattutto nel settore navale, si impantanassero.

 

Ad aprile, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è andato negli Emirati per inaugurare il padiglione Italia a Dubai, rilanciare le relazioni commerciali e soprattutto ricucire i rapporti. Ma secondo molte fonti la fiducia reciproca non si è ritrovata, anche perché nel frattempo sono cambiati gli equilibri nel Mediterraneo. Gli Accordi di Abramo hanno portato a una normalizzazione dei rapporti tra gli Emirati e Israele e hanno contribuito anche alla costruzione di un rapporto privilegiato con Cipro e la Grecia. L'Italia è rimasta più ai margini, anche per quel che è accaduto in Libia, dove gli Emirati sostengono il leader della Cirenaica, il generale Haftar, ostile al governo di Tripoli, sostenuto oltre che dall'Italia anche dalla Turchia, dalla Russia e dal Qatar.

In questo gioco di influenze e soprattutto di concorrenze, l'Italia non è più considerata credibile dagli Emirati che hanno voluto mostrare questa loro sfiducia con lo sgarbo diplomatico di queste ore.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)