Un esperimento

Come la scriveresti la Costituzione di Marte?

Una professoressa di Yale esperta di sistemi democratici con una passione per l'inclusione dal basso ha chiesto ai suoi studenti di fare un testo costituzionale per il pianeta rosso, quindi il testo dei sogni. Ecco cosa ne è uscito

Paola Peduzzi

Un testo di 31 pagine che assomiglia molto alla Costituzione americana e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Però riflette anche le priorità moderne soprattutto dei giovani: quindi i diritti sono estesi anche agli animali e all’ambiente, la privacy ha un ruolo preponderante, ci sono i diritti per  preservare i propri dati personali sulla rete e quelli per custodire l’integrità fisica e psicologica dei marziani.

Se doveste scrivere  una nuova costituzione per organizzare una società, ispirarla e indirizzarla, come la fareste? Hélène Landemore, docente di Scienze politiche all’Università di Yale, ha posto la questione ai suoi studenti, chiedendo loro di scrivere una costituzione per Marte, cioè per un nuovo mondo senza storia e senza costrutti del passato, senza ferite da sanare, senza il fattore umano insomma, per provare a scoprire con loro, che presumibilmente saranno parte della classe dirigente del futuro, quale testo  rappresenterebbe oggi al meglio l’idea di una democrazia contemporanea. La Landemore ha già una sua idea al riguardo: ha pubblicato un libro che si intitola “Open Democracy” in cui sostiene che lo slancio istituzionale su cui si fondano le nostre democrazie è evaporato: non è antidemocratica, non indugia sul declino dell’ordine liberale globale, ma allo stesso tempo considera obsoleto il meccanismo stesso delle elezioni, così come buona parte delle strutture della democrazia rappresentativa. Il suo è un discorso per le democrazie mature, non certo per paesi in cui le elezioni o non ci sono o sono una selezione dell’élite al comando, come in Iran o in Siria: la Landemore racconta  l’Assemblea costituente dell’Islanda, che nel 2010 ha deciso di riscrivere la Costituzione (che era del 1944), e che dopo un lavoro attivo e scrupoloso ha trovato la propria strada sbarrata in Parlamento (non è mai passata). Racconta anche la Conferenza per il clima della Francia di Macron, un’assemblea per definire il “green deal” del paese (e corteggiare il voto verde) che ha presentato molte proposte e si è parecchio offesa quando tante sono state ignorate.

La Landemore è interessata a questi processi di inclusione dei cittadini, contro le oligarchie di fatto e contro la rappresentatività che finisce per escludere i “normali”, quelli che non sono leader naturali ma sanno le cose: vuole riavvicinare il popolo al palazzo e parte dal presupposto di un popolo impegnato, partecipativo e innovatore. E’ con queste premesse che un gruppo di suoi studenti ha lavorato a una costituzione per i marziani, che è come dire: create la costituzione dei vostri sogni.

Cosa è venuto fuori? Un testo di 31 pagine che assomiglia molto alla Costituzione americana e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Però riflette anche le priorità moderne soprattutto dei giovani: quindi i diritti sono estesi anche agli animali e all’ambiente, la privacy ha un ruolo preponderante, ci sono i diritti per  preservare i propri dati personali sulla rete e quelli per custodire l’integrità fisica e psicologica dei marziani. Gli studenti prevedono che la società sia organizzata con sei piccole  assemblee composte da 250 marziani scelti in modo casuale che proporranno leggi su economia, diritti,  ambiente,  sul controllo del governo e le relazioni interstellari. Cinquanta di questi marziani siederanno in una “camera centrale” che controlla l’operato del governo e che ha diritto di veto sulle sue iniziative. 

In una conversazione con il New York Times, la Landemore non è riuscita a trovare una risposta alla domanda: c’è un film o un libro che rappresenta il mondo come lo immagini tu? Dice che tutte le rappresentazioni sono “distopiche e pessimiste”, che è come dire che una costituzione dei sogni siffatta sulla Terra non suona benissimo: su Marte chissà.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi