C'è ancora al Qaida in Afghanistan

Daniele Raineri

Il gruppo terroristico è coperto dalla nonchalance di talebani e americani, che in questa fase non hanno molto interesse a sollevare la faccenda: c'è un ritiro da fare

L’organizzazione terroristica al Qaida è ancora attiva in Afghanistan, ma per una convergenza bizzarra sia i talebani sia i governi americani (prima con Donald Trump e ora con Joe Biden) tendono a minimizzare e a ignorare questa presenza. Il perché lo fanno è ovvio: tra la condizioni dell’accordo fra americani e talebani c’è scritto anche che i guerriglieri afghani devono rompere le relazioni con al Qaida, conviene a entrambi non sollevare la questione. C’è anche un altro motivo molto comprensibile che spinge gli americani a ignorare la questione. Vent’anni fa i soldati americani arrivarono in Afghanistan proprio per punire l’alleanza dei talebani con gli arabi di al Qaida – che avevano appena attaccato con successo Manhattan e il Pentagono. L’idea più forte alla base della guerra era che togliere il paese ai talebani era anche togliere ad al Qaida la sua base principale, quella da dove organizzava stragi all’estero. Ora è dura assistere al ritorno dei talebani e sapere che con loro c’è anche al Qaida. 

 

Il rapporto sul terrorismo che le Nazioni Unite fanno uscire ogni anno sostiene che i talebani non hanno tagliato i legami con il gruppo e anzi ne proteggono i capi. Le Nazioni Unite non sono un covo di falchi e in questo caso non hanno una tesi particolare da sostenere o da confutare. Quest’anno il rapporto dice che al Qaida è ancora attiva in dodici delle trentaquattro province dell'Afghanistan con un numero di combattenti compreso tra quattrocento e seicento ed è confermato dalla litania di uccisioni che avvengono sul campo. A ottobre 2020 l’intelligence afghana ha ucciso un capo di al Qaida nella regione di Ghazni, l’egiziano Husam Abd al Rauf. A novembre l’intelligence afghana ha ucciso un capo di al Qaida nella regione di Farah, il pachistano Mohammad Hanif. A marzo l’intelligence afghana ha ucciso un capo di al Qaida nella regione di Paktika, il tagiko Abu Muhammad al Tajiki. Insomma: dove ci sono talebani ci sono anche gli stranieri di al Qaida, come è sempre stato. 

 

Se i talebani cercano di non dare troppo risalto alla faccenda, al Qaida invece continua a vantarsi della sua presenza in Afghanistan. Ogni settimana fa uscire un bollettino che si chiama Thabat (in arabo vuol dire “risolutezza”: capito?) e rivendica decine di operazioni nel paese. Un Thabat uscito a metà gennaio annunciava che ci sono stati settantadue attacchi suicidi di al Qaida in Afghanistan nel 2020 – è la nazione dove il gruppo è più combattivo, secondo i suoi stessi dati. 

 

La data scelta da Trump per il ritiro coincideva con i dieci anni della morte di Osama bin Laden, il fondatore del gruppo. La data scelta da Biden per il ritiro coinciderà con i vent’anni dell’attacco alle Torri. In entrambi i casi è un simbolismo negativo fortissimo: l’America se ne va, i talebani e al Qaida restano pur dopo avere incassato molte perdite. Faremo i conti per molto tempo con la spinta ideologica che l’abbandono del teatro afghano darà ai movimenti estremisti in tutto il mondo, perché il messaggio è che alla fine è possibile stabilire un Emirato islamista anche contro potenze militari molto superiori. 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)