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Chi vuole salvare i repubblicani, in tre mosse

Adam Kinzinger è un deputato repubblicano dell'Illinois che ha votato per l'impeachment a Trump e ha fondato “il motore finanziario” per riprendere in mano il partito

Paola Peduzzi

La conferenza dei conservatori in Florida (Cpac) è stata la festa del trumpismo, ma c'è chi vuole invertire questa tendenza nel partito ripartendo dal basso, cioè dalla selezione dei candidati conservatori per le elezioni di metà mandato

Milano. La conferenza dei conservatori in Florida (Cpac) è stata la festa del trumpismo e dello stesso Donald Trump, che ha usato questo palco solitamente considerato “d’establishment” per ripresentarsi e rilanciarsi, vagheggiando una “terza vittoria” possibile nel 2024. Già il fatto che abbia parlato di una “terza” vittoria dà il senso di tutta l’operazione: Joe Biden non ha vinto le elezioni del 2020, quel voto è stato rubato. E’ questo che Trump vuole che gli americani pensino, è questo che hanno ripetuto lui e i suoi sostenitori che si sono avvicendati sul palco: i giornalisti presenti hanno raccolto le testimonianze del pubblico, da cui emerge un’ultima teoria del complotto secondo la quale a marzo ci sarà il ripristino della verità, della vittoria legittima di Trump, non si sa come, ma ci sarà. Come vuole la tradizione, ci sono stati i sondaggi di popolarità: Trump vince su tutti, senza gara, ma soltanto il 55 per cento dei presenti (i più trumpiani possibili, quindi) vorrebbe una ricandidatura dell’ex presidente nel 2024. Tra i nomi più chiacchierati c’è il governatore della Florida, l’ospite Ron DeSantis, e c’è anche la governatrice del South Dakota, Kristi Noem, che ha grandi ambizioni per il futuro (e accoglierà gli ospiti a un fundraising organizzato a Mar-a-Lago il 5 marzo dalla fidanzata di Donald Jr, Kimberly Guilfoyle).


Poi c’è il mondo fuori dal trumpismo, i repubblicani che stanno cercando di riprendersi il partito.

E’ una galassia di deputati, senatori, professionisti che non potendo contrastare Trump dal punto di vista della leadership e della popolarità cerca di riconquistare il partito dal basso, con la selezione di candidati per le primarie e le successive elezioni di mid-term, nel novembre del 2022. Alcuni ambiscono a creare una struttura come quella dei Justice Democrats che hanno lanciato candidature del Partito democratico nel 2018, cominciando a ridisegnare il Congresso in chiave anti establishment e più a sinistra: la deputata del Bronx Alexandria Ocasio-Cortez è la testimonial di successo di quella campagna, la cosiddetta “Squad” ne è la rappresentazione al Congresso.

 

In questi giorni, il nome che circola di più tra gli artefici di una strategia di riconquista del Partito repubblicano c’è Adam Kinzinger, deputato dell’Illinois che ha votato per l’impeachment a Trump: ha fondato un Pac che si chiama Country First e che è stato definito “il motore finanziario” dei repubblicani anti Trump. Nel video di lancio, Kinzinger dice: “I repubblicani devono dire che ne hanno abbastanza. E’  il momento di togliere la spina alla macchina dell’indignazione, rifiutare il culto della personalità e accantonare teorie del complotto e rabbia”. Secondo il Washington Post, ora il deputato dell’Illinois sta organizzando un fundraising per il super Pac Americans Keeping Country First: vorrebbe attirare gli imprenditori che già hanno sostenuto il Lincoln Project, il progetto di comunicazione anti Trump gestito da ex repubblicani. Parte del progetto di Kinzinger è anche un movimento “grassroot” che dovrebbe convogliare la grande mobilitazione elettorale per Trump verso un Partito repubblicano senza più Trump. Questa, secondo gli esperti, è la parte più difficile: il motore finanziario si può anche mettere in moto, ancor più ora che alla Casa Bianca c’è un democratico, ma poi bisogna attivare una strategia “cuori e menti” sull’animo conservatore. O, come dicono sottovoce alcuni repubblicani, per salvare il Partito repubblicano posseduto da Trump, serve un esorcista.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi