Note sul saudita MBS, per non farsi spiegare il principe dai notisti politici in Italia
L'omicidio Khashoggi e la guerra contro l'Isis fanno parte dell'intolleranza efferata del saudita contro chiunque non sia allineato al suo progetto di potere
Parliamo del principe ereditario al trono saudita Mohammed bin Salman (anche: MBS) perché c’è la questione dell’intervento di Matteo Renzi in Arabia Saudita – se gli americani imparano la geografia con le guerre, gli italiani la imparano con le beghe politiche. La prima cosa da sapere è che nell’ottobre 2018 un pensatore saudita che scriveva sul Washington Post e si chiamava Jamal Khashoggi entrò nel consolato saudita di Istanbul perché gli servivano dei documenti per sposarsi. Scriveva editoriali critici e blandi sulla situazione nel suo paese. Fu afferrato da una squadra di sicari sauditi che era arrivata apposta in aereo, fu ucciso e il cadavere fu fatto a pezzi con un seghetto da autopsie – e i pezzi furono sparpagliati e distrutti così bene che non è mai stato possibile ricomporre il corpo. I turchi però avevano piazzato delle cimici all’interno del consolato e quindi esiste l’audio di tutto quello che è successo. La Cia ha scritto un rapporto che accusa MBS di essere il mandante dell’omicidio e l’ha fatto vedere a porte chiuse ai senatori del Congresso americano. Quando sono usciti hanno detto che con quelle prove a carico un processo “durerebbe mezz’ora”. Questo genere di operazioni di mafia non si è fermato: il principe vuole che un ex ufficiale dell’intelligence, Saad Aljabri, torni dal Canada. A marzo i due figli ventenni di Aljabri sono stati arrestati e si pensa che siano ostaggi politici per fare pressione sul padre ancora a Toronto.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Daniele Raineri
Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)