Spesso quando si parla del caso Regeni si cita la categoria del realismo politico come modo di intendere gli affari internazionali. Per guidare il paese, si dice, occorre anche fare calcoli cinici: la morte del giovane ricercatore italiano è una tragedia, ma l’Egitto del presidente Abdel Fattah al Sisi è un paese strategico per molte questioni, dall’energia alla sicurezza nel Mediterraneo, e “in nome del realismo” l’Italia deve considerare tanti fattori, non soltanto la ricerca assoluta della verità. Mario Del Pero è professore di Storia internazionale a SciencesPo di Parigi e dice al Foglio che chi la pensa così sul caso Regeni e l’Egitto non ha capito cos’è il realismo e lo cita a sproposito. “La funzione prima, primitiva, primordiale, dello stato è quella di garantire i diritti fondamentali dei propri cittadini e il primo di questi diritti è quello alla vita. In un mondo dove ci si muove sempre di più questo vuol dire saper proiettare questa capacità di garantire la sicurezza dei propri soggetti anche al di fuori dei confini. Lo stato protegge i suoi cittadini. E’ la ragione per cui gli americani quando aprono basi militari in tutto il mondo si preoccupano come prima cosa di fare accordi politici con le autorità del posto in modo da garantire ai propri soldati l’immunità dal potere locale. E’ il concetto che i romani esprimevano con il detto ‘civis romanus sum’. Quella frase da sola era sufficiente: sono un cittadino romano, quindi badate bene a cosa fate, il corpo del cittadino dell’impero che viaggia è comunque e sempre un pezzetto dell’impero”.
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