Ecco il mondo di Kamala
Cuochi e avvocati, l'inner circle californiano della vicepresidente in pectore
Kamala Harris è nata a Oakland, sobborgo di San Francisco: luoghi che un tempo evocavano trasgressione e criminalità, e ora soprattutto cucina biologica e mostre d'arte
“Una donna nera, figlia di immigrati, che diventa vicepresidente, è incredibile”, dice London Breed, a sua volta prima donna sindaco nero di San Francisco. Kamala Harris è “figlia di Oakland”, precisa il sindaco della cittadina natale della vicepresidente eletta americana; cittadina un tempo ghetto pericoloso e oscuro, e oggi invece meta in via di gentrificazione per chi non si può permettere gli affitti di San Francisco. Sede del secondo aeroporto della città, quello dei low cost, negli anni giusti ha avuto perfino un sindaco delle Pantere Nere. “In quei posti è come stare all’inferno”, ha detto Trump in campagna elettorale, evocando vecchi fantasmi di quando Oakland era sinonimo di Marilyn Manson e droghe, e non come oggi epicentro di ristorantini organici e atelier d’artista; in scia alla confinante Berkeley, già culla del movimento studentesco e oggi “Gourmet ghetto” di ristoranti fondamentali. Il primo è stato “Chez Panisse”, fondato negli anni Settanta da Alice Waters, leggendaria attivista culinaria, che preconizza un orto in ogni scuola americana. Grande amica della Harris: adesso riattiveranno anche l’orto biologico alla Casa Bianca, già ideato dalla Waters per gli Obama (e prima rifiutato dai Clinton). Figlia di Oakland o dell’intera America nuova, la vicepresidente in pectore Harris è più che altro figlia della intera Bay Area. C’è tutto: la nascita cosmopolita coi genitori cervelloni tra le due leggendarie università di Stanford e Berkeley (Shyamala Gopalan, ricercatrice indiana, e Donald Harris, un economista della Giamaica). C’è il suo essere “nera” ma non afroamericana (la comunità asian-american, lì, è molto più numerosa). La passione per i diritti civili; e anche il mistone pubblico-privato, che è il segreto della Silicon Valley con la sua commistione tra startup e università. Mistone che potrebbe causarle qualche fastidio: il cognato di Kamala, Tony West, roccioso avvocato già ragazzo prodigio, marito della sorella e figura-guida Maya incontrata a Stanford, è stato prima numero tre del Dipartimento della Giustizia, voluto da Obama, e adesso è capo dell’ufficio legale di Uber, in quella migrazione di consulenti politici che è avvenuta dopo la sconfitta di Hillary Clinton, portando le migliori menti democratiche a fare le relazioni istituzionali nelle varie Airbnb, Facebook e Twitter.
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