Editoriali

Lo scontro europeo su Erdogan

Redazione

Macron duro, Merkel per il dialogo. Come si costruisce l’autonomia strategica

Alla ricerca dell’autonomia strategica globale, l’Unione europea ha scoperto di avere un grosso problema molto più vicino rispetto alla Cina di Xi Jinping. Al vertice che si è aperto ieri a Bruxelles, i leader dei 27 si sono messi a litigare su come fronteggiare Recep Tayyip Erdogan. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, speravano di essersi messi alle spalle la crisi nel Mediterraneo orientale, dopo che la Turchia ha fatto rientrare una nave da esplorazione che si trovava nelle acque contese con la Grecia.

 

I colloqui tra Atene e Ankara sono ripresi. Michel e Merkel volevano congelare l’ipotesi di sanzioni (malgrado ci siano altre due navi turche al largo di Cipro) e offrire alla Turchia “un’agenda positiva” (un aggiornamento dell’unione doganale e più soldi per i rifugiati siriani). Ma la mano di Erdogan nel Nagorno-Karabakh ha rovinato il piano. Emmanuel Macron, che aveva ricoperto il ruolo di gendarme nel Mediterraneo orientale, ha colto l’occasione: il presidente francese ha prima accusato l’Azerbaigian (sostenuto dalla Turchia) di aver lanciato la guerra con bombardamenti “non giustificati”. Poi ha accusato Ankara di coinvolgimento diretto.

 

“Disponiamo di informazioni certe su gruppi di combattenti siriani (...) che transitano da Gaziantep (in Turchia, ndr) per entrare nel teatro di operazioni in Karabakh. È un fatto molto grave, nuovo, che cambia le cose”, ha detto Macron. La spaccatura tra i 27 è reale. L’austriaco Sebastian Kurz ha chiesto “linee rosse e sanzioni” contro Erdogan per non farsi più “ricattare con i migranti”. Cipro ha preso in ostaggio le sanzioni dell’Ue sulla Bielorussia perché ne vuole anche per la Turchia, lasciando così a Vladimir Putin libertà di azione. Forse Merkel è la poliziotta buona e Macron fa il poliziotto cattivo sulla Turchia (e viceversa sulla Russia). Ma, se vogliono l’autonomia strategica dell’Ue, devono riprendere il controllo del vicinato sottraendolo agli Erdogan e ai Putin.

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