La differenza tra prima e seconda ondata di Covid-19 in Europa sono i movimenti negazionisti nelle piazze

Daniele Raineri

Tornano i grandi numeri di contagiati e questa volta siamo più preparati rispetto a sei mesi fa, ma sarà difficile fare la lotta alla pandemia se intere fasce di europei credono che sia una bufala

La seconda ondata di Covid-19 in Europa è diversa dalla prima per molti motivi che vanno a nostro favore – eccone due: gli ospedali sono meglio organizzati, medici e infermieri hanno più esperienza – e qualcuno che invece ci è contro. Fra questi fattori negativi, uno molto importante è che in questi mesi è nato un movimento di persone che non crede nella pandemia, sostiene che il Covid-19 sia una balla, contesta le misure restrittive e fa ostruzionismo su tutto. Questi negazionisti, per mancanza di una definizione migliore, sono la grande differenza con la prima ondata di sei mesi fa. Difficile quantificare quanti sono, ma ci sono. In Germania organizzano manifestazioni regolari alle quali aderiscono decine di migliaia di persone. In Kosovo, un paese dei Balcani con poco meno di due milioni di abitanti, un terzo della popolazione crede che il Covid-19 sia una bufala a dispetto del fatto che proprio il Kosovo sia uno dei posti più colpiti. In Gran Bretagna un sondaggio dell’Università di Oxford diceva già a maggio che un quinto delle persone crede che il Covid-19 sia una bufala e ci sono tutte le ragioni per pensare che la percentuale sia ancora la stessa o sia aumentata. Il punto interessante di quel sondaggio è che a seconda di come era presentata la domanda, il numero degli scettici saliva fino al sessanta per cento. In pratica la maggioranza sostiene che le informazioni date dal governo di Londra in materia di Covid-19 non siano vere oppure nascondano motivi che non c’entrano con il Covid-19. In Italia c’è un movimento di protesta che considera il Covid-19 una menzogna usata per fini politici – per prolungare la vita del governo – e ci sono giornali che hanno parlato di “dittatura sanitaria”, ma per adesso si tratta di una frangia folkloristica che attira i telegiornali senza riuscire a diventare massa. 


Per ora la seconda ondata (attenzione: si parla di seconda ondata di contagi, non di secondo ipotetico lockdown, sono due cose diverse e non scontate) interessa di più la Francia e la Spagna, che registrano numeri molto alti di nuovi positivi al tampone – superiori ai tredicimila al giorno, quindi superiori alla prima ondata di marzo e aprile. Anche altri stati sono messi male, come la Gran Bretagna dove il governo si prepara ad annunciare di nuovo misure restrittive che ricordano la situazione di qualche mese fa. La Germania fluttua tra i mille e i duemila nuovi positivi al giorno, che non è un numero brutto se paragonato al picco di seimila di aprile, ma non è nemmeno rassicurante. Come previsto da molti esperti durante la prima ondata i numeri dei nuovi contagi sono calati di molto durante l’estate e vanno aumentando adesso che si va verso l’autunno. In Italia la situazione è speculare e rovesciata rispetto alla prima ondata. Questa volta i numeri sono più alti altrove in Europa e più bassi da noi e mentre gli altri sono in pieno allarme noi ci godiamo una relativa tranquillità, ma sappiamo per l’esperienza di sei mesi fa che la pandemia tende a distribuirsi ovunque anche se non con gli stessi identici effetti.


Il fronte di protesta più forte è in Germania, che è un paradosso se si considera che il paese ha affrontato molto meglio di altri la prima ondata, con meno contagi e meno vittime – e la situazione economica è comunque più buona di tutto il resto d’Europa. Ma il fronte tedesco si è fuso con tutto un assortimento di movimenti minoritari, complottisti, qanonisti, gruppi di estrema destra e altri elementi che hanno sposato con entusiasmo la lotta contro la lotta al Covid-19. Quella scintilla che in Francia era stata la tassa ecologica sulla benzina e aveva creato i gilet gialli, in Germania è arrivata dall’epidemia. Quando ci si riferisce ai gilet gialli francesi, s’intende la loro fase più recente, quando il grosso dei manifestanti era andato ormai a casa e a scendere nelle strade restava una minoranza con posizioni estreme e bizzarre. 


Fra le tante cose che non conosciamo, c’è la sorte di questi movimenti di protesta in Europa se e quando i numeri giornalieri dei contagiati si alzeranno ancora e i governi saranno costretti a misure di contenimento. Diventeranno più forti? Avranno una massa critica sufficiente a sfidare le regole, come quella molto semplice di indossare la mascherina? Se una persona entra in un supermercato senza mascherina è un caso gestibile, ma se lo fanno in mille?

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)