Il Costa Rica preferisce il rock di Carlos Alvarado al gospel di Fabricio

Maurizio Stefanini

Il candidato dal Partito Azione Cittadina (Pac), ex musicista e scrittore, vince le presidenziali contro l'avversario evangelico. Decisivo l'appoggio dei due partiti tradizionali e della comunità gay

Non è riuscito il blitz protestante in Costa Rica. Con il 60,79 per cento dei voti contro il 39,21, è stato invece l'Alvarado “rock” a sconfiggere l'Alvarado “gospel”, diventando il 48esimo presidente della Repubblica.

 

I due candidati arrivati al ballottaggio avevano infatti lo stesso cognome. E anche un antenato comune, cinque generazioni fa: curiosamente, non da parte di padre, ma un trisavolo dei loro nonni materni. Tutti e due sono stati non solo giornalisti ma anche musicisti. Il vincitore Carlos Alvarado Quesada, classe 1980, all'università fu infatti cantante di varie band di progressive rock. Poi è diventato scrittore, insignito con vari premi (un suo romanzo parla degli italiani in Costa Rica durante la Seconda Guerra Mondiale). Politologo, è infine diventato politico: capogruppo al Congresso tra 2006 e 2010; direttore della comunicazione durante vittoriosa campagna elettorale di Luis Guillermo Solís Rivera nel 2014; ministro prima dello Sviluppo Umano e Inclusione Sociale, poi del Lavoro e Sicurezza Sociale. Lo sconfitto Fabricio Alvarado Muñoz, classe 1974, è nato invece cattolico, ma a 15 anni è passato alla Chiesa evangelica Centro Mondiale dell’Adorazione per cui ora, assieme alla moglie, gestisce un “ministero cristiano” denominato Metamorfosi. Dal 2003 ha iniziato a incidere una serie di album di “musica cristiana”, e nel 2014 è riuscito a diventare il primo deputato del Partito Restaurazione Nazionale (Prn), espressione di una comunità evangelica cresciuta negli ultimi 20 anni dal 10 al 25 per cento della popolazione.

 

Terza caratteristica comune: “los dos Alvarados” sono rappresentanti di forze politiche distinte dai partiti tradizionali eredi delle fazioni della guerra civile del 1948, il Partito Liberazione Nazionale (Pln) e il Partito di Unità Social Cristiana (Pusc). Carlos è un esponente del Partito Azione Cittadina (Pac) che si staccò dal Pln nel 2000, in polemica contro l'evoluzione “neo-liberale” di una formazione tradizionalmente socialdemocratica. Nel 2006 e 2010 il Pac è riuscito a diventare il principale avversario del Pln. Nel 2014 è riuscito a sconfiggerlo. Al primo turno del 4 febbraio il Pln è stato clamorosamente escluso dal secondo turno. Scavalcato da Fabricio Alvarado che cavalcando la polemica contro una sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani a favore dei matrimoni gay è riuscito ad arrivare primo con il 24,91 per cento dei voti, contro il 21,66 di Carlos. E il suo partito, il Prn, è passato da da 1 a 14 deputati.

 

Più in generale il successo di Fabricio si inseriva in quel “vento di destra” che sta attraversando il sud America e che nelle ultimissime tornate elettorali  ha prodotto la vittoria di Piñera alle presidenziali cilene, l'avanzata dell'Area alle politiche in El Salvador e quella del Centro Democratico di Uribe Vélez alle Politiche in Colombia. A questa va aggiunta la spinta protestante che oltre nell'elezione di Jimmy Morales Cabrera presidente del Guatemala e di Marcelo Bezerra Crivella a sindaco di Rio de Janeiro, ha giocato ruolo decisivo nel referendum che in Colombia ha bocciato la pace con le Farc, e potrebbe spingere il partito evangelico a diventare la vera sorpresa delle prossime elezioni messicane.

 

I due partiti tradizionali Pln e Pusc, fuori dal ballottaggio, hanno deciso di appoggiare Carlos, comunità gay e artisti si sono mobilitati contro Fabricio con “proteste creative”, e alla fine anche i cattolici non si sono fidati. I sondaggi davano un testa a testa e una bassa affluenza, ma invece i votanti sono aumentati dal 65,66 per cento del primo turno al 67,03. E Carlos ha sbancato.