Una manifestazione nel 2011 contro la mancata estradizione di Cesare Battisti (foto LaPresse)

Il Tribunale Supremo rinvia la discussione. Si complica l'estradizione di Battisti

Angela Nocioni

Il giudice Luiz Fux chiede di trasformare l'habeas corpus in un “reclamo”. L'ex terrorista per ora resta libero ma dovrà rispettare le restrizioni alla libertà personale

Oggi pomeriggio era fissata la riunione della Prima commissione del Supremo tribunale federale (Stf), composta da 5 giudici, per esaminare l’habeas corpus presentato dalla difesa dell’ex terrorista dei Proletari armati Cesare Battisti, condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta. Negli ultimi tempi il governo italiano è tornato a chiederne l’estradizione. Lo aveva già fatto nel 2010, ma il 31 dicembre l’allora presidente della repubblica Lula da Silva con un decreto presidenziale giudicato poi giuridicamente impeccabile sia dal Tribunale supremo, massimo organo giudiziario brasiliano, sia dall’Avvocatura dello Stato, l'aveva respinta. E fu proprio dopo il giudizio del Stf e dell’Avvocatura di Stato che Battisti era uscito di cella, nell’estate del 2011.

 

Adesso, sei anni dopo, il principale quesito all’esame del Stf è: può il nuovo presidente Temer ribaltare con un decreto presidenziale firmato da lui la decisione presa, e considerata legittima, con un altro decreto presidenziale? Ma soprattutto può farlo una volta che sono passati i cinque anni previsti per le possibili modifiche? O, come invece lamenta la difesa di Battisti, dopo cinque anni quell’atto presidenziale è immodificabile? Non solo, secondo gli avvocati dell'ex terrorista, trattandosi nello specifico dei diritti acquisiti di una persona, la decisione emessa dal decreto presidenziale è immodificabile anche perché, se così non fosse, la legge brasiliana lascerebbe all’imponderabilità del mutare della situazione politica la tutela che dei propri diritti acquisiti un qualsiasi cittadino può attendersi e ciò, dice, sarebbe irragionevole.

 

Il relatore del caso, Luiz Fux - il quale ha avuto in mano la possibilità di decidere da solo sul da farsi la settimana scorsa quando gli è stato sottoposto il dossier Battisti in qualità di giudice monocratico del Stf - ha preferito portare il caso all’esame della commissione. E ha fatto slittare la discussione del caso alla prossima settimana spiegando che bisogna trasformare l’habeas corpus in una reclamação contro una decisione del Supremo, quindi ci aggiorniamo a lunedì.

  

Solo apparentemente si tratta di una mossa tecnica. Il cambiamento di tipologia processuale, da habeas corpus a “reclamo”, àncora la discussione alla prima commissione perché è quella la sede destinata all’esame di questo tipo di documenti secondo il regolamento interno del Tribunale.

Uno sgambetto a chi vorrebbe invece spostarla al plenum del Supremo, dove è più difficile, per la difesa di Battisti, vincere.

 

In prima commissione infatti, presumendo l’orientamento del voto di ciascun giudice dall’esame di casi passati e considerando che il giudice Roberto Barroso non vota in quanto ex avvocato difensore di Battisti, la difesa potrebbe vincere per 3 a 1. Al plenum potrebbe comunque vincere per 4 a 3 o addirittura per 5 a 2, sempre che oltre a Barroso decidano di non partecipare al voto i giudici Celso e Toffoli. Ma lì la partita si complica e una decisione favorevole alla richiesta italiana potrebbe alla fine uscir fuori.

 

Non è detta però ancora l’ultima parola su quale sarà la sede che discuterà il caso Battisti. Fux lunedì prossimo potrebbe essere scavalcato in commissione da chi ritiene che il caso vada portato al plenum. Due giudici della prima commissione già si sono espressi in questo senso. Si tratta di due giudici di posizioni opposte: Marco Aurélio Mello, il più garantista dell’intero Supremo, quello il cui voto favorevole nei confronti di Battisti era considerato quasi scontato e Alexandre de Moraes, il giudice più giovane, un uomo del presidente Temer.

Entrambi sostengono che non si tratta di un reclamo contro il Supremo, bensì di un habeas corpus verso una decisione del presidente della Repubblica e che, per questo, compete al plenum discuterlo in base al Regolamento interno.

 

Nella partita in corso, un punto in favore della richiesta italiana è la lettera inviata al Supremo dall’avvocata generale dell’Unione, Grace Mendonça, con la quale si chiede che, indipendentemente dalla decisione del Tribunale, sia il presidente Temer ad avere l’ultima parola.

La sostanza politica della giornata, perché ora che il dossier Battisti è al Supremo il caso rientra necessariamente nel complesso scontro tra giudiziario ed esecutivo in corso in Brasile, è però che le forze contrarie a Temer dentro il Supremo sono riuscite a complicare, con una mossa tecnica, il tentativo di portare il caso dalla commissione al plenum.

Una boccata d’ossigeno per Battisti, al quale nel frattempo sono state confermate da un tribunale regionale di San Paolo le restrizioni alla libertà personale fino al verdetto dell’Alta Corte. E una cattiva notizia, anche se non definitiva, per l’ambasciata italiana.

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