La USS John S McCain dopo la collisione (foto LaPresse)

Una nave militare americana si è scontrata con una petroliera a Singapore

Redazione

I dispersi sono 10. E' il quarto episodio del genere in un anno che coinvolge unità da guerra statunitensi

Ieri sera, al largo di Singapore, un incrociatore della Marina militare americana, l'USS John S McCain, ha avuto una collisione con una petroliera e 10 membri del suo equipaggio sono dispersi. La nave statunitense stava per attraccare al porto di Singapore al termine di una operazione di routine, quando ha speronato un vascello di grandi dimensioni – l'Alnic MC, un gigante di 30 mila tonnellate – battente bandiera liberiana. Le foto mostrano i segni evidenti della collisione sul fianco sinistro della nave americana. Le attività di ricerca dei dispersi sono in corso da molte ore e partecipano unità della Marina di Singapore e della Malesia. Ma le operazioni di recupero sono complicate dalle condizioni del mare, che è abbastanza mosso. Anche per questo si teme per la vita dei dispersi, molti dei quali – si ipotizza – potrebbero non indossare il giubbotto di salvataggio.

 

 

Tutti i membri dell'equipaggio della petroliera, molto più grande dell'incrociatore americano, invece sono salvi: la nave trasportava 12 mila tonnellate di petrolio tra Taiwan e Singapore ma nessun barile di greggio si è rovesciato in mare.

 

Si tratta solo dell'ultimo episodio di questo genere che coinvolge un'unità della Marina militare americana nel Pacifico, il quarto se si prende in considerazione l'ultimo anno. Lo scorso giugno, altri sette marinai statunitensi sono morti dopo un'altra collisione tra la USS Fitzgerald e una porta-container giapponese, nella acque al largo di Yokosuka. In entrambi i casi, le navi americane coinvolte fanno parte dello stesso gruppo navale, la settima flotta degli Stati Uniti, che è la più grande tra quelle dispiegate dagli americani. Molte unità della settima flotta sono impegnate nelle esercitazioni congiunte con la Corea del sud nel Mar cinese meridionale, in un contesto reso difficile dai rischi di una guerra atomica con la Corea del nord.