Padre Hamel ricordato dalla sorella, a un anno dallo sgozzamento in chiesa

Mauro Zanon

Due islamisti uccisero il prete a Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen in Normandia

Parigi. Il 25 luglio 2016, alla vigilia del dramma che ha cambiato per sempre la sua vita, Roselyne Hamel era appena arrivata con la sua famiglia a Saint-Etienne-du-Rouvray, a casa del fratello, Jacques. Attendevano che quest’ultimo finisse la sua settimana di lavoro nella chiesa cittadina, dove era parroco, per partire in vacanza assieme, nell’Auvergne, come ogni estate. Ma la mattina dopo, mentre Roselyne e i suoi stavano facendo colazione, giunge la chiamata di una giornalista, che chiede: “E’ la casa di Jacques Hamel? Può confermarmi il rumor della presa di ostaggi alla chiesa di Saint-Etienne?”. Roselyne, sorpresa, le risponde: “Se si tratta di uno scherzo, non mi piace affatto. Mio fratello le risponderà quando tornerà dalla messa”. Rapidamente esce di casa dirigendosi verso la chiesa, dove incontra gli uomini del Gign, i reparti d’élite della polizia francese, che la spingono a rifugiarsi nel garage delle pompe funebri lì accanto. Un’ora dopo, una donna le si avvicina: “E’ finita. Una persona è ferita, una è morta: è suo fratello”.

 

A un anno di distanza dall’uccisione brutale del fratello, sgozzato a 86 anni mentre celebrava la messa da due giovani terroristi islamici, Roselyne Hamel ha accettato di rilasciare la sua testimonianza al settimanale La Vie e al quotidiano La Croix, ripercorrendo la vita di Jacques, “un uomo timido”, segnato durante tutta la sua esistenza dal divorzio dei suoi genitori e dalla morte dell’altra sorella, Micheline, scomparsa ad appena 4 anni per una peritonite. “Jacques era prima di tutto un uomo fra gli uomini”, ha riassunto Roselyne. La sorella si ricorda con nostalgia dell’infanzia di Jacques, quando era già profondamente marcato dalla fede, e della sua esperienza da chierichetto: “Già da piccolo, senza saperlo, era destinato a diventare prete”. Nel giardino di casa, sotto una capanna costruita dal padre, Jacques installava spesso un piccolo altare e simulava la celebrazione di una messa. “A 10 anni conosceva tutte le formule in latino. Il prete della parocchia andava a prenderlo a scuola, una scuola laica, quando aveva bisogno di lui. E’ una vocazione dell’infanzia che si è concretizzata”, testimonia Roselyne. Prima ancora di diventare padre Hamel, Jacques amava la discrezione e la semplicità, il silenzio religioso della provincia francese, le piccole cose, i roseti attorno alla chiesa e la siesta del pomeriggio sul prato di casa. “E’ sempre stato discreto. Non l’ho mai sentito lamentarsi. Interiorizzava le cose. Abbiamo sofferto entrambi per la separazione e l’allontanamento (…) Non parlava. Si conteneva. Era generoso con noi, ma non con lui (…) Mi piacerebbe che le persone si ricordassero della sua capacità di ascoltare coloro che soffrono e che hanno paura. Questa capacità di non criticare, di non giudicare, ma di cercare di capire”.

 

L’ordinazione sacerdotale a 18 anni nella cattedrale di Rouen è uno dei ricordi più emozionanti di Roselyne, lei che non era mai entrata nella cattedrale gotica a cui Monet dedicò una serie di trenta tele. Ma nella vita di Jacques Hamel c’è stata anche l’Algeria, da sergente, dove fu miracolosamente risparmiato dal fuoco nemico, e c’è il suo viaggio in Terra Santa, nel 2011, a 81 anni, per il quale ha superato la paura dell’aereo. Roselyne, fino a poco tempo fa, si immaginava ancora la tragica scena dello sgozzamento quando andava a messa: “Per alcune settimane, ogni volta che il prete alzava le mani per celebrare la gloria di Cristo, ho visto Jacques davanti a me. Tutta la scena si svolgeva nuovamente davanti a i miei occhi, e piangevo”. Ma un viaggio a Roma, durante il quale è stata ricevuta da Papa Francesco, ha cambiato tutto: “Al mio ritorno, andando nuovamente a messa, mi sono accorta che non avevo più questa crepa che faceva sì che il dolore fosse atroce come il primo giorno”. A Roma, Roselyne, potrebbe tornare presto, per assistere alla beatificazione del fratello Jacques perché “martire”, accordata da Papa Francesco.

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