Michel Temer (foto LaPresse)

Il destino sempre più precario di Temer, accusato di corruzione

Angela Nocioni

Il presidente del Brasile avrebbe ricevuto tangenti da un noto imprenditore. Lui rifiuta di dimettersi ma i suoi ex alleati stavolta potrebbero decidere di scaricarlo definitivamente

Il già traballante presidente del Brasile, Michel Temer, è sotto accusa per corruzione. La procura generale della Repubblica ha chiesto la sua incriminazione per una tangente del valore di 140 mila euro che Temer, del Pmdb, partito in origine centrista, avrebbe ricevuto dal re della carne brasiliana, l’imprenditore Joesley Batista, in cambio dell’evasione delle tasse sull’export. Joesley è il proprietario della principale azienda mondiale per l’esportazione di carne, la Jbs. Sarà ora la Camera dei deputati a decidere se sottoporre il presidente al giudizio della Corte Suprema. Per il via libera c’è bisogno dei due terzi dei voti.

 

Temer, abilissimo nel tessere alleanze, ha perso appoggi tra i deputati. Delle otto richieste di impeachment contro di lui, molte sono firmate anche da suoi ex alleati. La sua maggioranza già risicata – raccolta con vari patti tra destra, destra estrema e centro dopo l’impeachment di fine agosto della ex presidente Dilma Rousseff del Partido deos Trabalhadores di cui Temer era il temuto vice – si è sgretolata negli ultimi mesi ed è finita per collassare dopo che il mese scorso la rete O Globo ha diffuso l’audio registrato segretamente da Joesley Batista in un suo incontro segreto con il presidente.

 

Temer rifiuta di dimettersi e si dice vittima di una macchinazione. “Niente mi distruggerà”, è stato il suo commento alla richiesta di messa in stato d’accusa pronunciata dal procuratore generale Janot. Ha evitato per un soffio le dimissioni qualche settimana fa, quando è stato assolto con 4 voti contro 3 dall’accusa di aver usato fondi neri in campagna elettorale. Poiché quel reato ipotizzato si riferiva al periodo precedente il suo incarico, l’attuale presidente non era coperto dall'immunità presidenziale e non serviva il via libera dei deputati per processarlo. Fondamentale per salvare Temer in quel processo è stato il voto del giudice Mendes. Interessante notare che Mendes è strettamente legato al Psdb, il partito dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso, partito che ha apparentemente mollato Temer da tempo considerandolo ormai ingombrante e anche fattore di instabilità. C’è una guerra sotterranea dentro il Psdb sulla sorte di Temer. Cardoso ha chiesto pubblicamente di abbandonarlo alla sua sorte, ma non tutti gli danno retta. L’esito di questa guerra interna al Psdb determinerà probabilmente il risultato del voto alla Camera.

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