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Se la May sembra Tsipras

David Carretta

L’Europa vuole sabotarci! A Bruxelles il premier inglese ricorda qualcuno

Bruxelles. “Theresa May è stata contagiata dalla sindrome Tsipras?” è la domanda che circolava ieri nei corridoi comunitari, dopo che la premier britannica ha accusato l’Ue di complottare contro il Regno Unito e di cercare di influenzare il risultato delle elezioni, in quella che appare come un’escalation non solo in vista del voto dell’8 giugno ma anche dei negoziati sulla Brexit. “Non siamo naïf”, ha reagito il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, minimizzando ma fino a un certo punto. “Sappiamo che c’è un’elezione e la gente si agita”, ma “abbiamo troppo da fare” per farci trascinare nelle polemiche. Fonti europee consultate dal Foglio sono rimaste attonite ascoltando le parole della premier. 

 

“La posizione della Commissione europea si è indurita. Minacce contro la Gran Bretagna sono state fatte da politici e funzionari europei. Questi atti sono stati deliberatamente fatti con una tempistica per condizionare il risultato delle elezioni dell’8 giugno”, ha detto May mercoledì. “Non sapevo che Martin Selmayr (il capogabinetto di Jean-Claude Juncker, sospettato di essere all’origine della fuga di notizie sulla “cena disastrosa” con May, ndr) fosse in grado di sabotare il Regno Unito”, ironizza un funzionario. Le dichiarazioni di May “segnano una svolta Tsipras”, dice più seriamente un’altra fonte: una svolta che può portare al trionfo elettorale ma, se confermata dopo l’8 giugno, può anche portare a una Brexit disastrosa.

 

I negoziati “diventeranno impossibili se iniziamo a litigare ancor prima che inizino”, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, chiedendo a May di evitare che le “emozioni ci sfuggano di mano”. Il paradosso è che l’Ue è la prima a augurarsi una sua vittoria. Il caponegoziatore dell’Ue, Michel Barnier, ha detto che il voto è “positivo” perché il prossimo governo May avrà “una longevità e una stabilità di cinque anni”. La premier “sbaglia a dire che l’Ue sta interferendo nelle elezioni generali. In realtà vuole che la May vinca ampiamente, in modo che abbia la forza per fare compromessi sulla Brexit”, ha spiegato Charles Grant, direttore del Centre for European Reform, in un tweet ritwittato da Selmayr. La decisione a sorpresa di May di andare al voto era stata letta come una scelta strategica: liberarsi dei brexiteer più estremisti, prendere il controllo diretto dei negoziati e avere le mani libere per limitare i danni. L’escalation verbale degli ultimi giorni, così come la decisione di bloccare l’adozione della revisione del bilancio pluriennale dell’Ue, ha alimentato il dubbio che May stia muovendosi sulla base di calcoli tattici, convinta di poter uscire senza pagare conseguenze.

 

Le direttive negoziali presentate da Barnier sono dure, ma non più del necessario in una causa di divorzio con in ballo figli (i diritti dei cittadini) e debiti (gli impegni finanziari). Come nel caso della Grecia, dove la ridenominazione dell’euro avrebbe messo nei guai i paesi del sud, c’è la volontà di trovare una soluzione la meno dolorosa possibile per Regno Unito e Ue. Ma come con Alexis Tsipras, che nel 2015 che a forza di ricatti, referendum e elezioni anti Ue, portò la Grecia sul precipizio dell’uscita dall’euro prima di accettare tutte le condizioni dei creditori, l’escalation di May potrebbe rivelarsi controproducente. Lo stesso Juncker mercoledì ha evocato le sorti di Tsipras, dopo la minaccia di David Davis, ministro britannico per la Brexit, di alzarsi dal tavolo del negoziato sull’uscita se l’Ue presenterà un conto da 100 miliardi: “La mia esperienza è che chi se ne va, alla fine è costretto a tornare”. L’Ue è convinta di avere il coltello negoziale dalla parte del manico. Il 30 marzo del 2019, il Regno Unito sarà fuori e la sua economia sarà a terra se non ci sarà accordo sulla Brexit e il post. Ieri Sabine Lautenschläger della Bce ha invitato le banche della City a traslocare sul continente il più presto possibile. “Prepararsi al peggio (cioè nessun accordo sulla Brexit, ndr) è la pratica più prudente da usare”, ha avvertito Lautenschläger.

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