Jarosław Kaczyński

La schizofrenia della Polonia, tra complotti ed euroscetticismo

Luca Gambardella

Con un tempismo perfetto, Tusk è stato chiamato a testimoniare al processo sulla strage di Smolensk in cui morì Lech Kaczyński, mentre Le Pen si schiera dalla parte dei polacchi che vogliono "smantellare l'Ue"

Roma. La crisi tra la Polonia e il resto dei paesi europei dopo la rielezione di Donald Tusk alla presidenza del Consiglio europeo ha generato a Varsavia una specie di schizofrenia diplomatica. Oggi, nel giro di poche ore, esponenti del governo polacco, del partito di maggioranza e il portavoce del presidente della Repubblica hanno rilasciato dichiarazioni che oscillano tra la minaccia di voler sabotare d'ora in avanti la collaborazione con Bruxelles e l'assicurazione che nulla cambierà. Nel mezzo sono arrivate anche le parole del procuratore generale polacco, Michal Dziekanski, che ha annunciato di aver inviato a Donald Tusk una richiesta a comparire davanti ai giudici per testimoniare al processo sulle relazioni sospette intrattenute tra i servizi segreti russi e quelli polacchi nel 2010, quando Tusk era premier, poco dopo il disastro aereo di Smolensk in cui morì l'allora presidente Lech Kaczyński. Il tempismo con cui il presidente del Consiglio europeo è stato convocato a Varsavia, pensano i più maliziosi dalle parti di Bruxelles, è sospetto. Da tempo Jarosław Kaczyński, leader del partito di governo Giustizia e Libertà (PiS), sostiene la tesi del complotto straniero per spiegare il disastro aereo di Smolensk, in cui il 10 aprile del 2010 morì il fratello gemello.

 

A questo si aggiunge che il governo di Beata Szydlo aveva promesso ripercussioni per l'isolamento cui è stata relegata la Polonia in occasione del voto di giovedì scorso. Dalle pagine del tabloid polacco Super Express, il ministro degli Esteri Witold Waszczykowski ha rincarato la dose e ha accusato l'Ue di "avere imbrogliato" in occasione dell'elezione di Tusk. "Di certo ora dobbiamo abbassare il nostro livello di fiducia nell'Ue. Dobbiamo cominciare a seguire una politica negativa", ha attaccato. Così, la richiesta formulata a Tusk di comparire davanti ai giudici è subito apparsa in linea con le minacce del governo.

 

Forse ritenendo che il momento fosse propizio, anche Marine Le Pen, leader del partito euroscettico francese del Front National, ha deciso di inserirsi nel dibattito e di schierarsi dalla parte di Jarosław Kaczyński. "Se dovessi essere eletta domani", ha detto Le Pen in un'intervista al quotidiano polacco Rzeczpospolita, "farei un accordo anche con Kaczyński" per "smantellare l'Ue". A quel punto è dovuto intervenire il portavoce di Kaczyński per chiarire che il PiS non ha davvero intenzione di "smantellare l'Ue". Ma l'eccessivo entusiasmo di Le Pen per l'euroscetticismo polacco ha spinto anche il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, ha precisare che la crisi è solo momentanea e che le cose torneranno a posto. Certo, l'elezione di Tusk prova che "ha vinto il candidato delle élite europee", ha ammesso il portavoce del presidente polacco Marek Magierowski, ma questo non impedirà alla Polonia e all'Ue di tornare a cooperare "una volta che gli animi si placheranno".

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.