Marion Le Pen lo scorso 16 ottobre a Parigi a una marcia della Manif pour Tous (foto LaPresse)

Due chiacchiere con Marion Le Pen

La più giovane della dinastia di politici francese dice la sua su Europa, Brexit, Trump, referendum italiano e Matteo Renzi. Il sistema sull’immigrazione “è totalmente perverso”, così diventa naturale per ogni stato “cercare una soluzione da sé”. Per questo le "nipotina" è “ottimista” sulle possibilità presidenziali del Front national, “tutti i pezzi del puzzle stanno andando al loro posto”.

Nel 2017 in Francia ci saranno le elezioni presidenziali: se dovesse vincerle Marine Le Pen, che cosa vorrebbe fare la “nipotina”, Marion Maréchal-Le Pen? “Personalmente non punto a diventare ministro – risponde la più giovane parlamentare della storia della V Repubblica francese – Piuttosto vorrei avere un ruolo di peso nella maggioranza parlamentare del Front national”. Figlia di Yann Le Pen, sorella maggiore di Marine, Marion ha il doppio cognome perché non è stata riconosciuta dal padre biologico, il giornalista Roger Auque, ma dal successivo compagno della madre, Samuel Maréchal, ex leader dei Giovani del Front national.

 

Ha 26 anni, una figlia di due e un marito che, secondo molti, è già un ex marito. Eletta nel 2012 nel Parlamento, quando si è candidata alla presidenza della regione Paca (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) nel dicembre del 2015, ha preso il 40,5 per cento al primo turno, perdendo al secondo turno e diventando consigliere regionale. Molti sondaggi nazionali dicono che le chance del Front national alle presidenziali del prossimo anno sono consistenti, il secondo turno sembra un’ambizione possibile. “Sono molto ottimista – dice Marion, durante quest’intervista nel suo ufficio al primo piano dell’Assemblée nationale a Parigi – ma non sul secondo turno, quanto sulla vittoria finale di Marine Le Pen, perché sento che tutti i pezzi del puzzle stanno andando al loro posto. Quello che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile adesso sta prendendo forma. La Brexit sta rimettendo sul tavolo delle presidenziali il tema dell’Ue, e sta facendo crollare le argomentazioni apocalittiche e moraleggianti annunciate dai nostri avversari politici. Tra poco si voterà di nuovo in Austria e magari vinceranno i nostri alleati dell’Fpö, e anche dai paesi dell’est arrivano segnali precisi di critica contro l’Ue”.

 

La congiuntura europea lavora a favore del messaggio lepenista, ma anche in Francia “si sono allineate una serie di condizioni che rendono il cambiamento necessario – spiega Marion Maréchal-Le Pen – La crisi economica, soprattutto agricola, la disoccupazione in aumento, le fabbriche che chiudono e, infine, il terrorismo. Gli attentati hanno sconvolto il popolo francese e a mio avviso hanno fatto fare un ‘clic’ a una parte consistente di elettorato mobile che spero risulti decisivo alle prossime elezioni”.

 

L’immigrazione è uno dei temi che più sta a cuore a questa giovane leader del Front national che osserva le esperienze degli altri paesi e spiega la sua posizione: “Mi sono sempre opposta alla ripartizione delle quote di migranti tra i diversi paesi, che serve soltanto a rendere più invisibile il problema: non ci si preoccupa mai di come deve essere sistemata questa gente una volta arrivata sui nostri territori. Dobbiamo avere il coraggio di dire che per la maggior parte le persone in arrivo sono migranti economici e non rifugiati politici: l’Europa non solo non combatte l’immigrazione illegale, ma incoraggia il traffico di esseri umani! Ormai andiamo a cercare nel Mediterraneo le imbarcazioni piene di clandestini in pericolo e le accompagniamo sulle coste europee, e voi italiani ne sapete qualche cosa. Invece l’Europa dovrebbe fare come l’Australia, che ha firmato accordi con i paesi di origine e riporta i barconi da dove sono partiti. Il risultato è che lì non muore nessuno, mentre da noi muoiono a centinaia”. Marion Maréchal-Le Pen dice di essere una cattolica praticante, supponiamo che consideri il Papa la sua più alta autorità morale, ma Papa Francesco ha detto che all’Europa “servono più ponti e meno muri”. Il Papa ha preso un abbaglio? “Vede – risponde Marion con un sorriso – il Papa dice un sacco di cose… E per me certamente il Papa rappresenta un’autorità morale. Ma non è un’autorità politica! E poiché io sono prima di tutto una donna politica, devo ragionare sul bene comune del mio paese, e poi sugli aspetti spirituali”.

 

Le mostro una immagine con le 700 bare del naufragio di Lampedusa del 2013: molte contengono i corpi di bambini dell’età della figlia di Marion, due anni. Cosa prova, e davvero se fossero vivi li rispedirebbe indietro? “Queste immagini sono mostruose, non c’è dubbio. Ma il problema è sempre alla radice. Il sistema oggi è totalmente perverso: più noi incentiviamo queste popolazioni a venire, più i trafficanti riempiranno i barconi all’inverosimile, più saremo costretti a salvarli in mare. Abbiamo coperto le atrocità di umanesimo e di falsa generosità e queste sono le conseguenze. Con un sistema tanto terribile è naturale poi che ogni stato cerchi di trovare delle soluzioni da sé”.

 


Lampedusa, le bare nell'hangar (foto LaPresse)


 

C’è chi lo fa alzando barriere di filo spinato, ma per una giovane donna nata nel 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino, come è possibile giustificare chi costruisce nuovi muri? “Mi perdoni, ma trovo questo paragone anacronistico e inopportuno – risponde – La guerra fredda è finita da un pezzo. La questione oggi è: la Francia è in grado di accogliere 10 mila o 100 mila persone che gravano sul nostro stato sociale e sanitario? Abbiamo un debito di 2.000 miliardi di euro, il 10 per cento di disoccupati e 8 milioni di poveri. Sono quarant’anni che accogliamo immigrati, regolari e irregolari, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, a partire dall’integrazione. Troppo spesso chi arriva non ha alcuna intenzione di accettare i nostri codici e il nostro stile di vita. Senza parlare dell’islamismo, che ha infestato la nostra società anche laddove l’immigrazione è stata ‘controllata’. Figuriamoci quando non lo è! Quando vedo che l’Ue, per tamponare il problema, si affida alla Turchia o peggio ancora alla Grecia, che è uno stato fallito, deduco che ci dobbiamo pensare da soli, è ora che la Francia riprenda il controllo delle sue frontiere e decida da sola chi passa e chi no”.

 

Maréchal-Le Pen è convinta che i muri non siano la soluzione – “servono solo ai nostri avversari per demonizzare l’immagine del nostro partito” – ma vorrebbe ripristinare le dogane, i registri di chi esce e di chi entra. Per l’Italia, il problema del controllo è grande e sarebbe utile una maggiore collaborazione europea, “ma la realtà è che la maggior parte di quelli che arrivano sul territorio italiano clandestinamente non viene registrata. E siccome facciamo parte dello stesso spazio Schengen, se l’Italia non protegge le sue coste i primi a rimetterci siamo noi francesi. Un po’ per motivi geografici, un po’ per colpa della nostra immensa generosità sociale, per il nostro welfare, di cui tutti si approfittano”.

 

In queste ore il governo francese ha iniziato a smantellare la “jungle” di Calais, sono partiti gli autobus con centinaia di immigrati da redistribuire in centri d’accoglienza sul territorio francese. Maréchal-Le Pen pensa che non sia sufficiente questa operazione, “la giungla di Calais è destinata a riformarsi all’infinito se non si cambiano le politiche di accoglienza. E’ come la ‘botte delle Danaidi’: si ripeterà la stessa scena per l’eternità”. La rincorsa sui temi elettori cari al Front national pare sempre vivace, anche sul bando del burkini la posizione del governo socialista sembrava dovesse superare a destra il Fn. “Il divieto è stato però bocciato dal Consiglio di Stato – spiega la Maréchal-Le Pen – Peraltro gli islamisti più radicali sono contrari al burkini perché consente alle donne di andare al mare senza vedere il loro corpo, mentre loro vorrebbero che al mare non ci andassero proprio! Quindi le donne che lo indossano più che una scelta spirituale fanno una provocazione identitaria che ci dovrebbe porre un problema perché è il sintomo di una offensiva politico-religiosa molto forte in Francia. E allora mi chiedo con una punta di terrore: perché le femministe invece di combattere sui colori delle borse o sulla grammatica di genere non lottano per cose essenziali come queste? Lo trovo incredibile!”.

 


Lo sgombero de "La Giungla" (foto LaPresse)


 

Marion Maréchal-Le Pen dice di considerarsi una donna di destra, quando la zia, Marine Le Pen dice di non esserla mai stata: “Lo sono filosoficamente, politicamente e culturalmente – spiega – Ma oggi non mi interessa chiudermi in un perimetro solo con le persone che hanno un percorso di destra: dobbiamo aprirci anche a chi viene dalla sinistra. Perché penso che l’interesse della Francia e dei francesi venga prima degli steccati tra destra e sinistra. Noi siamo i ‘partigiani della nazione’ e chiunque condivide la supremazia della nazione è benvenuto”. Le questioni familiari contano, tra i Le Pen. Marion ha fatto il suo ingresso in politica a due anni, in braccio a suo nonno Jean-Marie Le Pen, immortalata in un grande manifesto elettorale. Sua zia ha cacciato il padre/nonno dal partito dopo l’ennesima uscita sulle camere a gas “dettaglio della storia”, ma Marion ribadisce che “chiunque faccia parte del Fn è allievo di Jean Marie Le Pen, non solo io che ho il vantaggio di essere sua nipote.

 

Anzi, oggi chiunque  in Francia si professi di destra raccoglie i frutti seminati da mio nonno, che per decenni, e da solo, portava avanti le sue battaglie nazionaliste e patriottiche. Detto questo, ho avuto numerosi scontri politici e strategici con lui, e l’esempio sulle camere a gas è calzante. Non sempre creare polemica è il miglior modo per esistere politicamente e di questa mia convinzione non ho mai fatto mistero con nessuno, tantomeno con mio nonno”. La pena di morte è un altro tema che divide il partito: “Essere del Fn significa voler dare ai nostri elettori, e ai francesi in generale, la possibilità di esprimersi su una questione così delicata – spiega Maréchal-Le Pen – Io non ho una posizione favorevole alla pena di morte, a differenza di Marine Le Pen, e in generale nel nostro partito ci sono due posizioni diverse su questo. Quello che io penso, invece, è che serva maggiore severità nelle pene, poiché la mancanza di sicurezza in Francia è figlia del lassismo giudiziario degli ultimi decenni”.

 

Negli Stati Uniti, Donald Trump si è augurato che la pena di morte per certi reati – come l’uccisione di un poliziotto – diventi immediata in tutti gli stati. Se fosse americana per chi voterebbe Marion Maréchal-Le Pen? “Devo provare a guardare la campagna presidenziale da una prospettiva francese. E vista da qui, la vittoria di Trump sarebbe più auspicabile per i nuovi rapporti che stabilirebbe con l’Iraq, la Libia, la Siria. Hillary Clinton ha una visione bellicosa e ingerente in politica estera, ed è anche una paladina dei trattati di libero scambio Usa-Francia, che per noi sarebbero nefasti. Insomma, qualsiasi candidato è preferibile a Hillary Clinton”.

 


Hillary Clinton e Donald Trump (foto LaPresse)


 

Il rifiuto della globalizzazione accomuna il Fn a molti movimenti considerati anti-sistema. Visto il risultato del Regno Unito, questa impostazione quasi autarchica porta a sperare in una Frexit? “Il popolo francese già una volta si è espresso e ha votato ‘no’ al progetto sulla Costituzione europea – spiega Maréchal-Le Pen – Se noi andassimo al potere, la prima cosa che proveremmo a fare è rinegoziare i trattati, rimettere in discussione lo spazio Schengen, e riprendere la nostra sovranità monetaria e legislativa, che organi come la Corte di Giustizia europea ci hanno quasi tolto. Se non saremo in grado di fare tutto questo, se non otterremo le giuste deroghe, allora sì, proporremo un referendum per l’uscita dall’Unione europea, come il Regno Unito”.

 

A proposito di referendum: in Italia il 4 dicembre si voterà sulla riforma costituzionale voluta dal Governo. Che opinione si è fatta? E chi è per lei Matteo Renzi? “Non ho una opinione precisa su questo referendum, perché non conosco così bene la vostra Costituzione”. Matteo Salvini, alleato del Front national a Bruxelles, dice che se passa la riforma la democrazia in Italia sarà in pericolo. “Mi limito a dire la mia sullo strumento del referendum, senza entrare nel merito della questione. Il nostro partito crede profondamente nella volontà popolare, e vogliamo che le persone possano esprimersi  su tutti i temi più importanti della società. La classe dirigente francese da molti anni ha abbandonato questo strumento perché ritiene il popolo troppo poco intelligente e troppo impulsivo. Ma noi, sul modello italiano, vorremmo ridare la possibilità ai francesi di esprimersi su tutte le questioni dirimenti.

 

Quanto a Matteo Renzi, come politico, devo dire che purtroppo è un leader con noi incompatibile, per la semplice e buona ragione che lui difende l’Europa che noi combattiamo. Difende politiche economiche deleterie, a partire dalla moneta unica che ha tolto all’Italia come alla Francia qualsiasi autonomia e possibilità di essere competitivi. In questo è molto simile a François Hollande. Che poi non è che il Fn sia contrario a qualsiasi forma di cooperazione tra stati, anzi, ma dobbiamo toglierci questa camicia di forza chiamata Europa. Fortunatamente però vedo che le forze patriottiche in Europa stanno avanzando ovunque e non è più il Fn ad essere isolato. Guardi la Germania, ora è Angela Merkel a essere sempre più isolata nel suo stesso paese. Ogni volta che va alle urne perde sempre più consensi, dovrebbe tirare due conclusioni a mio avviso”.

 

In Italia su posizioni critiche verso l’Europa ci sono la Lega Nord e i Cinque Stelle. Con Salvini è ormai amica? E di Beppe Grillo cosa pensa? “Non so se posso dirmi sua amica, ma certamente ho per Matteo Salvini un’enorme simpatia e grande ammirazione. Trovo che abbia un’energia fenomenale e che sia politicamente molto intelligente. Poi, il fatto che la Lega abbia un approccio più autonomista rispetto al Fn per noi non è un problema, non vogliamo certo imporre il nostro modello sovranista a livello nazionale a nessuno. Di Grillo apprezziamo sicuramente la battaglia contro l’Ue, ma come soluzioni il suo partito mi pare che oscilli tra posizioni di sinistra e di estrema sinistra”. E Giorgia Meloni? La conosce? “No, non la conosco”. E’ la leader di un piccolo partito patriottico vicino alla Lega. “Sono desolata, ma non ho mai sentito il suo nome prima d’ora”.

 

Eva Giovannini è una reporter televisiva della Rai. Una versione ridotta di questa intervista è andata in onda lo scorso 4 ottobre durante la trasmissione “Politics”, su RaiTre.