Benedetto XVI (foto LaPresse)

A lezione di Europa da Ratzinger

Giulio Meotti
Benedetto XVI raduna gli ex allievi sulla crisi del Vecchio continente. Protagonista l’ebreo Weiler, che difese il crocifisso a Strasburgo. Per il Centro Schuman, il cristianesimo è diventato una “religione vicaria”.

Roma. Il Ratzinger-Schülerkreis è il circolo composto da quaranta ex allievi di Benedetto XVI che una volta l’anno s’incontrano col loro antico professore di Teologia per discutere di un tema. L’incontro si tiene tra la fine di agosto e l’inizio di settembre a Castel Gandolfo. Un anno fa, Benedetto XVI scelse di riflettere sul tema “Come parlare oggi di Dio”, con la partecipazione del filosofo ceco Tomas Halik. Quest’anno, dal 26 al 28 agosto, Ratzinger ha scelto come tema la “Crisi dell’Europa”. Crisi religiosa e culturale, prima che politica. Quest’anno, per motivi di salute, Benedetto XVI non celebrerà la messa. E’ lo stesso Benedetto a scegliere ogni anno il tema, approvandone i relatori. Stavolta ci sarà il costiuzionalista ebreo Joseph Weiler, che ha coniato l’espressione “Cristofobia”, attribuendo alla cattiva influenza della generazione del Sessantotto le origini del “laicismo” che poi sarebbe divenuto “ideologia dominante dell’Unione europea”.

 

Fu a Weiler che l’Italia affidò la difesa del crocifisso nelle aule scolastiche di fronte alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Gli incontri con gli ex allievi risalgono al 1977, quando Ratzinger divenne arcivescovo di Monaco. Sono andati avanti quando fu eletto Papa, nel 2005, e anche dopo la sua rinuncia. Quest’anno il professor Weiler parlerà sul tema: “Your Holiness, if you will allow me to respond… on the spiritual crisis of Europe” (Santità, mi consenta di rispondere: sulla crisi spirituale dell’Europa). Il vescovo emerito Egon Kapellari interverrà invece sul tema “Alte und neue Herausforderungen für die Christen auf dem Bauplatz Europa” (Sfide veccchie e nuove per i cristiani nel cantiere Europa).

 

Al tema della secolarizzazione e del destino del cristianesimo in Europa dedica un paper anche il Centro Schuman, che prende il nome da uno dei padri nobili dell’Unione europea, il teorizzatore di quella “Europa delle cattedrali” come fondamento dell’identità del Vecchio continente. Spiega il professor Evert van de Poll nel paper per il Centro Schuman che “anche nella società pluralista, multiculturale, dove l’umanesimo secolarista domina la sfera pubblica, molte persone non cristiane mantengono un legame, spesso inconsapevole e indiretto, con il cristianesimo”. Il cristianesimo minoritario diventa così “religione vicaria”, un termine introdotto da Danièle Hervieu-Léger, sociologa francese della religione. “La chiesa incarna la memoria religiosa collettiva di tutta la nazione, comprese le persone che non praticano la religione cristiana”, scrive Van de Poll.

 

“La gente apprezza che ci sono chiese. Inoltre, le vedono in relazione con la storia del loro paese. La chiesa fa parte del patrimonio culturale nazionale”. A questo è collegata l’idea che il cristianesimo sia la “religione di default” degli europei. “Tradizioni cristiane permangono nel subconscio collettivo del popolo europeo. Nonostante la massiccia secolarizzazione e lo sviluppo di una società multi-religiosa, l’Europa è ancora cristiana. Il cristianesimo ha lasciato in Europa un ricco patrimonio culturale di valori, idee e immagini, espressioni artistiche, tradizioni, feste, rituali di nozze e funerali, di costumi sociali locali, simboli. Per questo anche persone secolarizzate si oppongono alla distruzione di una cappella, perché la considerano un bellissimo elemento del patrimonio culturale”.

 

Tuttavia l’Europa delle cattedrali di cui parlava Schuman sta per essere mangiata dall’edera. Basta sfogliare la collezione fotografica dell’artista francese Maxime Cotte, partito da Grenoble per testimoniare lo stato di abbandono delle chiese europee. Le fotografie sono state pubblicate ieri dal Daily Mail. “Le grandi chiese d’Europa sono lasciate marcire”, si legge. Francia, Belgio e Italia i luoghi più importanti visitati da Cotte. Detriti, affreschi che cadono a pezzi, crocifissi accatastati, piante che si arrampicano sugli altari e una tenue luce che brilla ancora attraverso le vetrate di una chiesa ormai vuota.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.