(foto LaPresse)

Le minacce a Charlie e gli ultimi “pazzi”

Redazione
Charlie Hebdo ancora nel mirino, dopo la strage del 7 gennaio 2015. Minacce di morte sono arrivate ai redattori attraverso i social network e in redazione, ultime avvisaglie dell’odio islamista per il settimanale satirico francese devastato nella strage di un anno e mezzo fa.

Charlie Hebdo ancora nel mirino, dopo la strage del 7 gennaio 2015. Minacce di morte sono arrivate ai redattori attraverso i social network e in redazione, ultime avvisaglie dell’odio islamista per il settimanale satirico francese devastato nella strage di un anno e mezzo fa. “Era molto tempo che non arrivavano messaggi di questo genere”, ha detto al Parisien una fonte interna del settimanale. Charlie Hebdo è minacciato e intanto in Europa capitola la libertà di espressione. Un giudice tedesco ha appena vietato a un comico, Jan Böhmermann, di ripetere versi “osceni” di un famoso poema sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan e un teatro danese ha appena annullato “I versetti satanici” di Salman Rushdie dalla stagione teatrale, a causa della paura di “rappresaglie”. Kenneth Baker ha pubblicato un nuovo libro in cui passa in rassegna quello che definisce il “bibliocausto” dal califfo Omar a Hitler passando per la fatwa contro Rushdie. Quando incenerirono i libri a Berlino, i nazisti dissero che dalle ceneri di quei romanzi si sarebbe alzata “la fenice di un nuovo spirito”. E’ quello che pensano anche gli islamisti.

 

E noi non abbiamo neppure una vaga idea di quanto la cultura occidentale abbia perso finora sotto la loro offensiva. Grazie a questa campagna amorfa e terribile, e il fatto che ora solo alcuni “pazzi” si avventurano nell’esercizio della libertà di espressione, da noi abbonda la paura. I governi occidentali non sollevano mai il caso di Raif Badawi quando fanno visita ai regnanti dell’Arabia Saudita. Si tratta del blogger liberale condannato a dieci anni di carcere e mille frustate. In Pakistan, una donna cristiana, Asia Bibi, combatte per la sua vita in prigione, condannato a morte per “blasfemia”, ma l’opinione pubblica europea, sempre pronta a marciare contro la persecuzione delle minoranze, non ha riempire le strade e le piazze per protestare contro la detenzione di Asia Bibi. Comprano il nostro silenzio con i contratti o con il terrore. Dall’editto contro Salman Rushdie, non c’è modo di calcolare quanti libri siano stati accantonati, quanti documentari non siano stati trasmessi in televisione, quante sceneggiature di film siano state gettate nel bidone dei rifiuti, quante conferenze siano stati cancellate, ma anche quanti assassini siano in attesa dietro le quinte per colpire il prossimo libro o vignetta o poesia che “trasgredisca” le restrizioni della legge islamica. Per la prima volta in Europa da quando Hitler ordinò il rogo dei libri a Bebelplatz a Berlino, vignette, giornali, film, dipinti, poesie, romanzi, sono letteralmente e fisicamente bruciati in piazza. Charlie è sempre più solo. E noi abbiamo perso letteralmente la parola.

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