Le proteste contro Uber martedì a Parigi (foto LaPresse)

La sfida di Uber a Renzi

David Carretta
Il lobbista capo della società californiana avverte il premier: o stai con gli innovatori oppure con chi "brucia le auto", come a Parigi

Bruxelles. Con il disegno di legge sulla concorrenza in discussione al Senato, “il Partito democratico e Matteo Renzi sono a un bivio”: devono scegliere se stare dalla parte del futuro e degli innovatori oppure, come accade in Francia con il governo di François Hollande, dalla parte di “chi appicca il fuoco alle auto” per proteggere privilegi di un'èra passata. Parola di Mark MacGann, il principale lobbista di Uber in Europa (è il capo della public policy della app californiana), che si dice “stufo del mantra della crescita e dei posti di lavoro”. Troppa retorica e poche (o nessuna) scelte politiche per favorire davvero l'attività economica e la concorrenza. “L'Unione europea è il continente più protezionista al mondo”, secondo MacGann, citando gli esempi di Spagna, Italia e Francia, dove le decisioni di alcuni tribunali hanno costretto Uber a cancellare il servizio UberPop. Uber è “giovane” e ha “imparato dagli errori del passato”, ha detto MacGann per spiegare le ragioni del cambio di politica aziendale. Meno iniziative clamorose per rompere il monopolio dei tassisti con la forza della tecnologia libertaria, più dialogo con i governi per trovare soluzioni condivise. Ma, per MacGann, “è difficile distinguere tra sindacati di taxi e mafia violenta”.

 

Quello del lobbista di Uber è l'ultimo avvertimento a Renzi. MacGann è sul punto di lasciare Uber (a novembre del 2015 era stata annunciata la sua partenza per fine gennaio), ma non ha perso lo spirito battagliero. In un convegno organizzato dall'Istituto Bruno Leoni a Bruxelles mercoledì 27 gennaio per presentare il SuperIndice e l'Indice delle Liberalizzazioni, MacGann ha sottolineato che la battaglia di Uber non è solo a vantaggio dell'azienda e dei consumatori. E' anche per i giovani “con meno di 35 anni”, i senza lavoro o i lavoratori con bassi salari che possono “integrare il loro reddito facendo gli autisti nel tempo libero”. I driver di Uber a livello globale dovrebbero passare da 1,5 milioni oggi a 20 milioni nei prossimi due anni. In alcuni paesi europei, il motore dell'occupazione di Uber è inceppato a causa della resistenza di governi e tribunali. Ma “a Parigi Uber ha creato 12 mila posti di lavoro, a Londra 30 mila jobs”, ha spiegato MacGann.

 

[**Video_box_2**]Le resistenze alle liberalizzazioni, alle riforme e al risanamento fiscale hanno un alto prezzo in termini di crescita, come dimostrano gli indici dell'Istituto Bruno Leoni. L'economista Nicola Rossi ha sottolineato come i paesi sotto programma di assistenza finanziaria – Irlanda, Spagna, Portogallo, perfino la Grecia fino all'arrivo di Alexis Tsipras – stiano convergendo verso il resto della zona euro con una certa rapidità in termini di dati macroeconomici. Significa che le politiche della Troika funzionano. La Francia, per contro, diverge sempre più dai partner. Con alti e bassi, l'Italia converge a un ritmo molto più lento e con il rischio di un'inversione di rotta. Per Renzi e il suo Pd “non ci sono più scuse per fingere di non sapere” quanto vale l'innovazione in termini di crescita e qual è la posta in gioco, avverte il lobbista capo di Uber. L'augurio di MacGann è che “il ministro (Federica) Guidi abbia successo”. Altrimenti saranno le autorità di concorrenza a livello Ue a permettere a tutti gli europei di avere più libertà economica, come accaduto in passato, imponendo agli stati nazionali il rispetto delle regole europee.