L'esultanza dei sostenitori dell'Akp ad Ankara (foto LaPresse)

In Turchia gran vittoria di Erdogan. Ma per la riforma costituzionale non basta

Redazione
L'Akp è stato votato dal 49,3 per cento degli aventi diritto, ottenendo così 315 seggi su 550, garantendosi così la possibilità di governare in autonomia. Scontri tra manifestanti curdi e polizia

Il partito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan conquista la maggioranza assoluta del parlamento turco nelle elezioni che si sono svolte ieri in Turchia. L'Akp infatti è stato votato dal 49,3 per cento degli aventi diritto, ottenendo così 315 seggi su 550, garantendosi così la possibilità di governare in autonomia.

 

Il paese ha premiato la decisione di Erdogan di riaprire le urne dopo appena 5 mesi dalle ultime elezioni del 7 giugno e in seguito al fallimento del tentativo di formare un governo di coalizione. Allora l'Akp per la prima volta dopo 13 anni non era riuscito a conquistare la maggioranza assoluta in Parlamento. Situazione radicalmente cambiata ora dopo il calo di tutti i partiti d'opposizione.

 

L'altissima affluenza (87,2 per cento due 54 milioni di turchi aventi diritto) ha così sancito nuovamente la fiducia al premier turco Ahmet Davutoglu che ha commentato: "Oggi è una vittoria per la nostra democrazia e il nostro popolo. Ha vinto la stabilità, a tutti i partiti faccio un appello: lavoriamo assieme per la nuova Costituzione". L'obiettivo dichiarato di Erdogan infatti era non solo ottenere ovviamente la maggioranza assoluta per il suo partito ma cambiare la costituzione turca in senso presidenzialista. Un programma che per arrivare all'obiettivo deve però avere il supporto di parte dell'opposizione dato che all'Akp mancano ancora 15 voti in parlamento per arrivare a quota 330, ossia il quorum minimo per effettuare modifiche alla carta costituzionale.

 

[**Video_box_2**]"Il paese ha scelto la stabilità e l'integrità nazionale", ha dichiarato il presidente turco in una email con la quale ha commentato il risultato elettorale, sottolineando inoltre come "le violenze, le minaccie e le carneficine non possono coesistere con la democrazia ed il rispetto della legge". Il riferimento è ai curdi e a quanto successo nelle settimane precedenti al voto, agli attentati e agli scontri. Scontri che ci sono stati anche nella notte tra polizia e militanti indipendentisti curdi a Diyarbakir: i media locali parlano di lancio di pietre e lacrimogeni, incendi e barricate nelle strade; numerosi sarebbero i feriti.

 

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