Il governo afghano lancia un'operazione per riprendere Kunduz dai talebani
Il giorno dopo la caduta di Kunduz in mano ai talebani, il governo di Kabul ha annunciato un contrattacco per riprendere la città nel nord – ma i soldati afghani sono ancora lontani perché ostacolati da imboscate e trappole esplosive lungo la strada. Kabul vuole evitare che i talebani riescano a trincerarsi dentro le zone abitate e non vuole dare loro il tempo di prepararsi a resistere – e così di trasformare lo scontro in una lunga battaglia urbana molto più difficile e dall’esito incerto.
Non potrebbe esserci segnale d’allarme peggiore per il governo centrale e per i suoi sponsor occidentali della caduta di Kunduz, città afgana lontana dalle zone tradizionalmente sotto il controllo dei talebani, che sono sempre stati più forti a sud, attorno alla loro città santa di Kandahar – anche per ragioni etniche, perché i reclutatori talebani pescano nuovi guerriglieri tra i pashtun e la presenza pashtun è più forte a sud.
La caduta di Kunduz potrebbe portare a un ripensamento della strategia americana nel paese. Sulla decisione di ritirare tutte le truppe dall’Afghanistan pesa quello che è successo l’anno scorso in Iraq – dove lo Stato islamico ha conquistato un terzo del paese con una campagna lampo e ora sta provando di essere un nemico duro da sloggiare o almeno logorare. L’anno scorso l’Amministrazione americana fu criticata perché nel 2011 aveva preso la decisione, considerata oggi troppo affrettata, di ritirare i soldati dall’Iraq. Oggi, vuole evitare che si ripeta lo stesso scenario in Afghanistan.
[**Video_box_2**]A Kunduz i conquistatori fanno parte dei talebani, e quindi di quel milieu jihadista che si oppone allo Stato islamico (magra consolazione, ovviamente). Quest’anno al Qaida ha rinnovato il suo giuramento di fedeltà ai talebani e anche se a luglio la notizia della morte del leader supremo, il Mullah Omar, ha portato scompiglio fra le fazioni talebane, questo non sembra avere influito sulla loro capacità militare. Guardare Kunduz per credere. Fu una delle prime città a essere liberata nel novembre 2001, quando le Forze speciali americane lanciarono una campagna militare assieme ai combattenti locali dell’Alleanza del nord per strappare il paese ai talebani. Oggi è diventata la prima città dopo quattordici anni a tornare sotto il loro controllo. Dalla Siria, alcuni gruppi jihadisti stanno festeggiando la notizia della vittoria, a marcare un gemellaggio – che non è soltanto ideologico, ma anche operativo perché alcuni leader di al Qaida sono oggi nel paese arabo.
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