
Il premier inglese David Cameron (foto LaPresse)
Il paradigma Hirsi Ali
Alcuni giorni fa, con un vistoso editoriale sul Times, “l’eretica dell’islam” Ayaan Hirsi Ali aveva endorsato David Cameron in quanto è l’unico leader politico inglese capace di fronteggiare il disastro del “Londonistan”. Il multiculturalismo? “E’ fallito”. La sentenza era arrivata quattro anni fa dal premier conservatore britannico.
“Per prima cosa, invece di ignorare questa ideologia estremista, noi dovremo affrontarla, in tutte le sue forme”, aveva detto Cameron. E qualcosa i Tory hanno fatto. In Inghilterra, dal 2013, i matrimoni forzati, una delle piaghe che germinano nel multiculti, sono reato. “Queste unioni sono come la schiavitù”, aveva detto Cameron. Il suo governo ha lanciato poi una commissione d’inchiesta sulle corti della sharia, gli oltre cento tribunali islamici organizzati in base alla legge del Corano in Gran Bretagna, un apartheid perfettamente legale e parallelo alla common law. Tribunali che si fondano sul rifiuto del principio di inviolabilità dei diritti umani, dei valori di libertà e di uguaglianza che sono alla base delle democrazie europee e soprattutto dell’Inghilterra. Nel mirino di Cameron sono finiti anche gli “imam dell’odio”, i predicatori islamici che portano il jihad in mezzo alle folte comunità del Regno Unito. Come Abu Qatada, l’ambasciatore di al Qaida in Europa, che Downing Street alla fine è riuscito a rispedire ad Amman contro il parere di tutti i perdenti dell’umanitarismo. “Se potessi lo metterei io stesso su un aereo per portarlo in Giordania”, aveva detto Cameron. Così parla un grande leader politico. Altro che l’“islamofobia” di cui voleva occuparsi il laburista David Miliband.


bruxelles
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