Il capodanno persiano di Michelle alla Casa Bianca è tutto glamour e charme offensive
L'11 marzo Michelle Obama ha aperto le porte della Casa Bianca per festeggiare il Nowruz, il capodanno persiano che, quest'anno, cade il 21 marzo. Nella East Room addobbata a festa, tra antichi candelabri e specchi persiani si sono succeduti il musicista Payam Yousefi con il suo santur (un antico strumento iraniano) e ballerine della Silk Road Company abbigliate come nelle miniature. L'evento era previsto da tempo, ma il fatto che sia stato celebrato dopo l'intervento di Netanyahu al Congresso, mentre l'orologio di uno storico reset nelle relazioni tra Washington e Teheran ticchetta furiosamente, ha fatto sì che ogni gesto della first lady fosse percepito come epocale.
Introdotta da una studentessa di origine iraniana, Michelle si è rivelata una padrona di casa sorridente, informale e piena di calore. Fonti presenti alla festa hanno descritto la first lady come una mattatrice fenomenale. “Altro che damage-control – ha detto un invitato – Non ho visto niente del genere nemmeno ai tempi dello scià!”. Michelle ha scherzato, onorato la bellezza della tradizione iraniana e lodato i membri dello staff di origine persiana. Accanto ai piatti del rinomato chef iraniano Maziar Farivar, gli invitati avrebbero assaggiato anche le ricette di famiglia dei suoi collaboratori – ha rivelato – e tutto è parso famigliare, naturale, accogliente.
“Una delle cose che amo di più della Casa Bianca è che riflette la diversità di culture e di tradizioni che fanno di noi quel che siamo come nazione. Il Nowruz è una di queste tradizioni” ha detto la first lady applaudita da uomini d'affari, comici, studiosi, artisti, chirurgi e maghi della Silicon Valley, la crema della comunità iraniano-americana. “Mi auguro che vi sentiate come a casa vostra” ha detto Michelle. “Mangiatevi e divertitevi alla Casa Bianca. Non è cool?”
[**Video_box_2**]Dopo un anno di lettere, telefonate, cene a tarda notte, passeggiate sul lungo lago di Ginevra, l'evento della first lady è naturalmente parso più cool che mai. Anche George W. Bush faceva agli iraniani gli auguri di Nowruz, ma era sempre attento a rivolgersi al popolo oppresso e non ai suoi leader. Barack Obama ha fatto qualcosa di diverso rivolgendosi anche alle eminenze grigie. Ma Michelle, in una giornata in cui nessuno ha accennato alle sfide o alle asprezze della politica (nessun richiamo all'attualità del negoziato né alle questioni umanitarie pendenti come la detenzione del giornalista del Washington Post iraniano-americano Jason Rezaian), ma tutto era iper-politico. “Ci ha rispettato – ha commentato un invitato – Ha venduto l'accordo anche a Khamenei”.
la sconfitta del dittatore