Editoriali

Patrimoniale e rendita di stato

Redazione

Tinte di patrimoniale. Non una ma tre. Bersani vuole tassare la ricchezza, ma risparmiando i Btp. Poi Orfini-Fratoianni. Quella nuova è di Grillo. Dov’è l’uguaglianza?

Ora le patrimoniali sono tre. C’è quella di Fratoianni-Orfini (Leu-Pd) che propone un’aliquota progressiva per le ricchezze personali dallo 0,2 per cento oltre i 500 mila euro fino al 2 per cento sopra i 50 milioni. C’è poi quella, appena spuntata, di Beppe Grillo che vuole tassare al 2 per cento chi supera i 50 milioni di patrimonio (in pratica l’ultimo scaglione della proposta Fratoianni-Orfini). Infine c’è quella, passata sotto silenzio, proposta da Pier Luigi Bersani e altri esponenti di Leu: l’ex segretario del Pd intende colpire con un’aliquota dell’1 per cento i patrimoni delle persone fisiche o giuridiche, immobiliari e finanziari, superiori a 1,5 milioni di euro.

 

La proposta di Bersani, di un contributo una tantum, presenta gli stessi problemi di tutte le patrimoniali proposte, ma ne aggiunge di suoi. Il primo è la mancata esenzione per le persone giuridiche, cosa che trasforma questa patrimoniale in un’altra tassa sulle società e sulle imprese in un momento drammatico dell’economia italiana: più che la richiesta di un contributo di solidarietà ai “paperoni”, questa nuova imposta si trasforma nell’ennesima mazzata su chi la ricchezza più che godersela tenta di produrla. In aggiunta, in maniera complementare rispetto a questa visione deforme della ricchezza, la proposta di Bersani tassa tutti i patrimoni “esclusi i titoli emessi dallo Stato italiano”.

 

E perché mai un ricco che detiene Btp deve essere risparmiato rispetto a chi detiene altri titoli o beni? Già la tassazione sulle rendite finanziarie, che di norma ha un’aliquota al 26 per cento, è dimezzata per i titoli di stato (12,5 per cento) per incentivare i risparmiatori a conferire i propri capitali al Tesoro, ma un’ulteriore distorsione del genere è davvero ingiustificabile: dal punto di vista etico perché non rispetta il principio di uguaglianza favorendo un tipo di rendita, da quello pratico perché spingerebbe gli investitori a vendere asset privati per acquistare Btp al fine di non pagare la patrimoniale. Si tratta, in pratica, di un incentivo che spinge le persone dagli investimenti verso la rendita finanziaria pura. Purché di stato.