Editoriali

I diritti dello youtuber

Redazione

La Francia diventa il primo paese a proteggere i minori (anche dai genitori) sulle piattaforme online

In Francia i più popolari si chiamano Néo e Swan. Sono due fratelli di undici e quindici anni e il loro canale YouTube ha oltre 5 milioni di iscritti. Li riprende mamma Sophie mentre fanno unboxing, scherzano, fanno le challenge. Guadagno? 150 mila euro al mese. Come loro ci sono altre decine di minori francesi che sono youtuber che guadagnano con video commerciali. Così martedì la Camera ha votato all’unanimità un disegno di legge che dà a queste piccole star la stessa protezione legale dei colleghi attori e modelli.

 

La Francia sarebbe così il primo paese al mondo che regola lo sfruttamento commerciale dell’immagine dei minori sulle piattaforme online. Secondo i nuovi criteri, chiunque registri video a fini economici che presentino minori di 16 anni avrà bisogno dell’autorizzazione di un’autorità amministrativa o rischierà multe fino a 75 mila euro e cinque anni di prigione. Quindi, anche quando le riprese avvengono in famiglia – che secondo l’autore della proposta di legge, il deputato della République en marche Bruno Studer, è la zona grigia della questione – i genitori dovranno informare le autorità e dovranno dichiarare le attività dei figli quando i ricavi e il numero di ore di materiale caricato superano un limite (non ancora precisato).

 

I tempi delle riprese dovranno essere compatibili con la scuola. Se le entrate oltrepasseranno una certa soglia, la maggior parte dei soldi guadagnati dai bambini sarà bloccata in un conto fino ai loro 18 anni. E, passaggio fondamentale, i minori potranno chiedere alle piattaforme di rimuovere i loro video senza l’autorizzazione dei genitori: rivoluzione. E’ dalla nascita della televisione che i bambini sono protagonisti, ma ciò che è cambiato è la facilità con cui arrivano al pubblico: è come se andassero in prima serata senza rendersene conto. Da oggi la Francia sancisce il principio che i figli non sono proprietà dei genitori e hanno il diritto di essere rispettati, tutelati (e perfino di ribellarsi).

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