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La mappa

Sale la febbre dei data center in Italia. Numeri e dati dei progetti pronti a partire

Riccardo Carlino

Crescono le richieste per connettere nuovi bunker di dati alla rete di trasmissione. La Lombardia in testa con 226 pratiche da 34,4 GW di potenza, ma soddisfare l'intera domanda energetica è una sfida ancora complessa

L’Italia spinge l’acceleratore sui data center. Nonostante sulle borse internazionali aleggi il timore di una bolla speculativa sull’AI, il nostro paese continua a investire sulle infrastrutture per concentrare grandi quantità di dati. Lo testimoniano i numeri di Terna, raccolti sul loro database Econnextion: al 31 ottobre 2025 si contano 378 richieste di connessione di nuovi data center alla rete di trasmissione arrivate al gestore di rete, pari a 63,97 Gigawatt di potenza complessiva.

 

La maggior parte di queste proviene dalla Lombardia. Come si vede dalla mappa qui sotto, la regione ha avviato 226 pratiche (di cui 69 ancora da accettare) per 34,4 GW di potenza, vale a dire quasi il 60 per cento di tutte le richieste inoltrate su scala nazionale. Proprio qui si concentrano tutti e 14 i progetti concretamente pronti a partire e con un contratto di connessione firmato con Terna. Il più grande si trova a Bertonico, nel lodigiano, per 500 MW di potenza. Ne consuma 240 quello di Magenta, in provincia di Milano, mentre è da 50 MW l’impianto di Peschiera Borromeo (MI) e di 30 di Siziano (PV). Scorrendo la lista delle richieste di connessione, il Piemonte si piazza al secondo posto con 50 pratiche da 10,38 GW, seguito da Lazio con 28 pratiche per 5,10 GW, Puglia con 18 pratiche da 3,82 GW e l’Emilia-Romagna con 17 pratiche e 2,49 GW.

 

       

Per far funzionare questi bunker di dati, la fame di energia è notevole. Secondo l’Osservatorio data center del Polimi, la potenza nominale complessiva degli impianti non ha fatto che crescere negli ultimi anni, passando dai 281 MW del 2020 ai 513 del 2024, in crescita del 17 per cento rispetto all’anno prima. Nello scenario migliore, nel 2026 la quota si alzerà ulteriormente toccando addirittura i 913 MW. Anche in questo caso la Lombardia è protagonista assoluta, raccogliendo circa il 62 per cento della potenza energetica nominale utilizzata da infrastrutture data center in Italia. Gli investimenti lievitano di pari passo: dai 5 miliardi del biennio 2023-2024 il valore raddoppierà fino a superare i 10 miliardi tra il 2025 e il 2026.

 

Resta da capire come soddisfare una quantità così elevata di energia. A fronte degli oltre 63 GW richiesti, secondo le elaborazioni di Teha Group la potenza installata in Italia dei data center potrà raggiungere solamente 2,3 GW al 2035, oppure 4,6 GW in uno scenario di “full potential”. Una discrepanza così notevole tra domanda e capacità effettiva, che si scontra con un mercato in fermento. A livello complessivo, gli oltre 10 mila data center censiti nel mondo sono pronti a quadruplicare il loro consumo energetico entro il 2035, raggiungendo il 4 per cento di quelli globali.

   

Per quanto riguarda l’Italia, nello scenario di maggiore sviluppo il fabbisogno elettrico potrebbe salire al 12,7 per cento del totale nazionale. Milano, ancora una volta, spicca fra gli hub europei capaci di trainare maggiore interesse da parte degli investitori, complice anche il solido giro d’affari da 60,6 miliardi della "Data economy” nostrana. Eppure, il nodo energetico rimane quello più urgente da sciogliere per non ostacolare un settore così importante. È un percorso che passa per lo snellimento dei procedimenti autorizzativi, probabilmente contenuto nel decreto energia prossimo ad approdare in Consiglio dei ministri. Ma anche per investimenti infrastrutturali atti a garantire una fornitura di energia stabile e sostenibile. Dare un tetto sicuro ai propri dati non è mai stato così importante.

 

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