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il quadro

Cosa ci dice un capitalismo italiano che ha ancora moltissimo stato

Dario Di Vico

Dallo studio di Mediobanca dedicato alle principali società italiane emerge la fotografia di un capitalismo italiano ormai pubblico ed energetico, con sempre meno società private italiane nei primi posti e con una quota di multinazionali significativa ma non egemone

Ci sarà tempo per analizzare in profondità i mutamenti del capitalismo italiano ma intanto limitandoci agli ultimi anni emerge che Eni ed Enel stanno guidando con piglio sicuro la transizione, con un breve parentesi di Exor limitata al 2015-16. Enel raggiunge il massimo storico di fatturato nel 2023 mentre Eni torna leader nel 2024 e 2025. Lo studio di Mediobanca dedicato alle Principali Società italiane per l’esercizio 2024 compie 60 anni ed è quindi motivo, oltre che di aggiornamento del ranking, per qualche classificazione di carattere storico che ci aiuta a inquadrare una realtà ampiamente modificata. Nella quale si individua una fotografia del capitalismo italiano ormai pubblico ed energetico, con sempre meno società private italiane nei primi posti e con una quota di multinazionali significativa ma non egemone. Infatti nelle prime venti posizioni della classifica Mediobanca per fatturato ci sono ben nove imprese pubbliche, cinque private italiane e sei multinazionali a capitale estero, con una netta dominanza del settore energetico-petrolifero che conta nove aziende nelle prime 20. Eni, come dicevamo, è leader per fatturato (88,8 miliardi di euro) seguita da Enel (73,9) e Gse.

Nei primi sei mesi del ’25 le distanze tra Eni ed Enel si sono ridotte a meno di 2 miliardi mentre è Stellantis Europe a posizionarsi al quarto posto per fatturato, ed è la prima delle società private. Seguono Leonardo e Prysmian, Ferrovie dello Stato e Saipem (che scala addirittura quattro posizioni in un anno). Telecom è la prima azienda di servizi a comparire in classifica ed è nona mentre Edison chiude la top 10. La presenza manifatturiera nelle prime 10 posizioni supera di poco il 17 per cento ma pesa per il 33 per dipendenti. Nelle posizioni dalla 11 alla 20 ci sono ancora aziende dell’energia come Hera, A2A, Italiana Petroli, Saras e Kuwait Petroleum Italia accanto a realtà consolidate come Poste Italiane, Webuild, Parmalat, Edizione ed Esselunga. In questa fascia la manifattura pesa anche meno: solo per il 10 per cento. A superare la soglia simbolica del miliardo di euro di fatturato sono in tutto 282 società italiane. Per utili in testa c’è l’Enel (7 miliardi) seguita da Eni (2,6), Poste Italiane (2), Ferrari (1,6) e Lamborghini (1,4). Nella lista delle società che presentano perdite di bilancio spiccano Maserati con 701 milioni, Telecom Italia con 610 milioni, Beko con 492, Vodafone Italia con 374 e Open Fiber con 364 milioni di perdita.

La leadership occupazionale è di Poste Italiane con circa 120 mila dipendenti, segue Ferrovie dello Stato con 96 mila, Leonardo con 60 mila ed Enel anch’essa sui 60 mila. La prima società privata per occupazione è Oniverse con 46 mila seguita da Webuild con 42 mila. Prendendo in considerazione la sola manifattura le prime 20 aziende realizzano un fatturato aggregato pari a 160 miliardi di euro, ovvero oltre 54 miliardi in meno del valore complessivo che si ottiene sommando Eni, Enel e Gse. A livello di settori il comparto meccanico risulta il più rappresentato nella top 20 con otto aziende ovvero Stellantis, Leonardo, Fincantieri, Iveco, Ferrari, Nuovo Pignone, Ali Holding e Danieli. Completano la classifica tre alimentari come Parmalat, Cremonini e Barilla, tre metallurgiche come Marcegaglia, Chimet e Finarvedi, due società di gomma e cavi che rispondono ai nomi di Prysmian e Pirelli, una della moda (Prada), una del farmaceutico (Menarini), sempre solo una della chimica (Mapei) e infine una dei materiali per l’edilizia (Buzzi). Mediobanca nel suo studio non si limita qui e analizza anche l’evoluzione del quarto capitalismo e il processo di selezione che al suoi interno è andato avanti in questi anni. Sono loro la riserva aurea a cui può attingere il capitale privato per riguadagnare posizioni? Auguri e figli maschi. Intanto però vale la pena annotarsi i nomi che Mediobanca ha “scovato”: Dompè (pharma), Technoprobe (microelettronica), Bsp (pharma), Branca (bevande), Gessi (wellness), Alfasigma (pharma), Sabelli (alimentari) e Fiamma (pharma).

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