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Il Colloquio

Sugli affitti brevi Airbnb avverte: “Così cresce il nero. Per la crisi abitativa non basta un articolo in manovra"

Davide Mattone

Continua a far discutere l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26 per cento. L’ad di Airbnb, Matteo Sarzana: “Colpiti i piccoli proprietari, non i grandi. Il costo finirà sui consumatori”. I vicepremier Tajani e Salvini chiedono di cambiare la norma nella legge di Bilancio

“Confermo la sensazione che questo tipo di tassa aumenti il sommerso e aggravi l’emergenza abitativa”. A parlare è Matteo Sarzana, amministratore delegato per l’Italia e l’Europa del sud di Airbnb, commentando l’aumento della tassa sugli affitti brevi. Ieri sono iniziate le audizioni in Parlamento sulla legge di Bilancio e l’aumento della cedolare secca per le locazioni brevi dal 21 al 26 per cento ha attirato l’attenzione delle associazioni di categoria e delle imprese del settore. La stretta riguarda chi affitta anche solo un appartamento per meno di trenta giorni tramite piattaforme o agenti immobiliari. 

L’aumento dell'aliquota non colpirebbe la piattaforma ma i proprietari, che in gran parte mettono a reddito una stanza o un bilocale per arrotondare. Ma come nota Sarzana a farne le spese potrebbero essere i consumatori: “Chi affitta più di un appartamento già paga il 26 per cento. Quasi l’80 per cento dei nostri “host”, invece, ha un solo immobile, il che non lo rende un business. E’ un’integrazione al reddito, non un salario. È probabile che questo costo venga scaricato sui consumatori aumentando i prezzi”. 

L’ad di Airbnb sottolinea che nel 2024 la cedolare secca ha portato nelle casse dello stato quasi un miliardo, e che l’extra gettito stimato dalla manovra si aggira attorno a 100 milioni: “Dove vengono imposte regolamentazioni che vanno oltre quella che è la normale e necessaria disciplina di un settore e il costo diventa troppo oneroso, la soluzione naturale è quella di rivolgersi al mercato nero. Chi affitta con Airbnb sostiene già commissioni, pulizie, servizi e così via.  Con l’aliquota al 26 per cento il guadagno che rimane deve essere giustificato”. 

Tre delle associazioni audite alla Camera ieri (Fiaip, Fimaa e Confabitare) hanno contestato duramente questa impostazione sostenendo che la misura, proprio nel modo in cui è scritta, produce l’effetto opposto rispetto agli obiettivi dichiarati. Il ragionamento che ha guidato la proposta del governo è che l’incremento degli affitti brevi ha contribuito alla scarsità di alloggi disponibili nelle grandi città. Oltre all’impatto fiscale, Sarzana ne fa tema di regolamentazione: "Non è questa la soluzione per riportare le case sul mercato degli affitti a lungo termine. Se lo si vuole fare, va fatto come legge quadro nazionale e non come articolo all’interno della legge di Bilancio, che è uno strumento pensato per fare altro e non per affrontare il tema degli alloggi in Italia. Noi siamo disposti a cooperare". 

L'idea dell'azienda è quella di una regolamentazione più comprensiva, omogenea, capace di definire tetti, regole e modalità di monitoraggio, piuttosto che agire tramite interventi di questo tipo: “A livello nazionale il 13 per cento delle case è senza inquilino. Quelle che invece sono utilizzate prevalentemente per gli affitti brevi sono l’1,3 per cento del totale. Questo 1,3 per cento corrisponde a circa 500 mila immobili, di cui oltre 400 mila si possono trovare su Airbnb e sulle altre piattaforme. Se guardiamo ai centri storici delle grandi città d’arte (Roma, Venezia, Firenze) questa percentuale aumenta fino al 6 o 7 per cento”. Poi continua: “La nostra idea di legge quadro sarebbe di partire da questi numeri, quartiere per quartiere delle grandi città, e stabilire a livello nazionale quale deve essere il tetto massimo. Sempre salvaguardando invece chi vuole affittare fino a due case o una stanza. Sarebbero dati da rivedere ogni anno in  base ai flussi turistici e agli eventi straordinari”.

Sarzana sottolinea  poi la posizione di Airbnb: “Non sta a noi capire come affrontare il tema delle case, ma siamo disponibili a mettere un limite nel momento in cui c’è una percentuale destinate agli affitti brevi che supera una certa soglia, dando comunque la possibilità a chi non lo fa per business di continuare a farlo perchè quello è il vero sostegno al reddito".

La proposta dell’aumento della cedolare, in ogni caso, ha provocato frizioni anche nella maggioranza. Il vicepremier Antonio Tajani ha assicurato che Forza Italia farà “di tutto per tornare allo stato attuale” e che la politica deve correggere la norma. L'altro vicepremier, Matteo Salvini, l’ha descritta come “tassa sciocca con un gettito minimo” e ha annunciato emendamenti della Lega: “Se uno ha cinquanta case può pagare qualcosa in più, ma tassare chi ha uno o due appartamenti non è intelligente”. La palla passa al Parlamento. La sfida sarà trovare un equilibrio tra turismo, crisi abitativa e sostegno al reddito dei piccoli proprietari.

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