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Il colloquio inedito

Tutti i vantaggi dell'euro digitale per i cittadini spiegati dall'Adviser della Bce

Davide Mattone

Economia di scala, maggiore competizione e innovazione, commissioni inferiori e la volontà di non lasciare la sovranità sui servizi finanziari dei cittadini europei a Trump, Xi & Co. Ecco tutti i vantaggi dell'euro digitale per i cittadini spiegati da Alessandro Giovannini

Si è parlato tanto, ma a volte senza centrare il punto, di cosa sarà l’euro digitale. La risposta è molto semplice: sarà uno strumento di pagamento; la versione digitale del contante. Ma in che modo potrebbe entrare nelle nostre vite? Lo ha raccontato in un’intervista inedita al Foglio Alessandro Giovannini, alto funzionario presso la Banca Centrale Europea e Adviser dell’euro digitale. 

Una premessa tecnica: gli euro che abbiamo sui conti correnti sono denaro di banca commerciale, mentre il contante, usato al giorno d’oggi sempre di meno, è denaro di banca centrale. Giovannini parte da qui: “Per i cittadini la moneta di banca centrale oggi esiste solo come contante, con l’euro digitale vogliamo preservare questa certezza. L’obiettivo è tradurre nel digitale i vantaggi del cash: gratuità, affidabilità, rispetto della privacy e utilizzabile in tutta l’area euro”.

Le criticità del sistema dei pagamenti in Europa: poca competizione, attori non Ue e commissioni maggiori

Allo stato attuale, il sistema dei pagamenti europei mostra una dipendenza crescente da sistemi privati esteri: due terzi dei pagamenti con carta sono elaborati da circuiti extra Ue (es. Visa e Mastercard). E quando esistono operatori nazionali (in appena sette paesi su venti dell’area euro) come Bancomat in Italia, spesso non funzionano oltre il confine nazionale, se non grazie ai circuiti non europei. Che vuol dire?  In Francia o in Germania, i negozi non accetteranno il vostro Bancomat ma solo i sistemi locali. “Se possiamo usare le nostre carte oltreconfine, è solo grazie a reti non europee come Visa e Mastercard. Questo restringe la libertà di scelta e riduce la competizione” commenta Giovannini. Questi sistemi nazionali molto spesso non sono nemmeno utilizzabili per gli acquisti online, e anche qui la scelta degli utenti ricade su Visa e Mastercard, o su PayPal. E poi c’è la sfida che l’arrivo delle Big Tech – come Apple o Google – comporta per il settore dei pagamenti.

Anche a causa del ruolo marginale dei sistemi di pagamento europei, e perciò della carsa concorrenza, le commissioni sulle transazioni sono alte: “Vogliamo offrire un’alternativa sulla quale i differenti sistemi di pagamento europei possano competere, anche a colpi di innovazione” sottolinea Giovannini. Uno dei benefici che l’adviser della Bce ravvisa è per i commercianti: “Ciò ridurrebbe i costi soprattutto per i piccoli esercenti, che dispongono di scarso potere negoziale e pagano in media commissioni dalle tre alle quattro volte superiori rispetto alle grandi catene”.

L'euro digitale permetterà a tutti i sistemi di pagamento di essere utilizzati all'estero, anche senza Visa e Mastercard

Giovannini spiega che l’euro digitale sarebbe anche una piattaforma standardizzata a livello europeo, su cui i diversi sistemi di pagamento potranno competere con molta più facilità: “Oggi chi innova a livello nazionale fatica a espandersi. La tecnologia di un sistema di pagamenti italiano – fa l’esempio di Bancomat Pay, per privati e negozi –  non è compatibile all’estero: tecnologie e contratti diversi, terminali differenti, e cosi via. Servirebbero complesse intese economiche e configurazioni tecniche”. Questi processi impediscono a idee all’avanguardia di scalare oltre i confini nazionali, essenziale per raggiungere i grandi volumi in grado di sostenere l’innovazione. “Con l’euro digitale, grazie a standard tecnici unici e stessa tecnologia, Bancomat Pay - come tutti i sistemi europei - potrebbe essere accettato in tutti i terminali europei”, analizza Giovannini.

Poi sottolinea la centralità italiana: “Tra i settanta partner innovatori il 15 per cento è italiano”. E queste innovazioni sono le più diverse: “Se una startup italiana inventa per Trenitalia un nuovo sistema di pagamento e rimborso dei biglietti efficiente, potrebbe offrirlo a Deutsche Bahn con semplicità”. E per i servizi al consumo, il funzionario fa l’esempio della proposta di Poste Italiane: “Un conto giovani, come Postepay per gli Erasmus, potrebbe permettere agli studenti di integrare funzioni finanziarie con carte e servizi pubblici alla cassa, come la carta dello studente, applicando immediatamente gli sconti. Con l’euro digitale questo prodotto sarebbe rivendibile ovunque nell’area euro”.

Autonomia strategia rispetto a sistemi non Ue (Visa, Mastercard, Alipay) e la lezione del Rapporto Draghi sull'economia di scala

L’effetto, racconta, è anche in termini di capitale umano: “Si formerebbero esperti all’avanguardia su una piattaforma unica - che serve 400 milioni di residenti dell’euro area - e non tecnici confinati a pensare soluzioni solo per i mercati nazionali”.  È la lezione del rapporto Draghi sulla frammentazione: senza scala europea l’innovazione si blocca. Invece i concorrenti sono globali, e servono logiche non Ue: per gli Usa ci sono Visa, Mastercard, Apple, Google, per la Cina Alipay; e così via. E autonomia strategica significa anche filiera europea: “Se l’euro digitale è strumento di autonomia, deve esserlo a ogni livello. Alle gare Bce hanno potuto partecipare solo imprese registrate nell’Unione e non controllate da soggetti extra Ue”. 

Pagamenti avviati in euro digitale e finalizzati in un’altra valuta digitale

La dimensione internazionale poi è centrale: “Gestire i pagamenti, anche oltre confine, è cruciale per una banca centrale”. La Bce ha già costruito Tips, un’infrastruttura per pagamenti istantanei ma all’ingrosso, già utilizzata fuori dall’area euro: “Offriamo un modello europeo rispettoso di privacy e regole, a cui altri possono agganciarsi perchè multivaluta. Svezia e Danimarca già la usano, e la Norvegia inizierà dal 2028”. L’euro digitale, spiega, è frutto di queste esperienze e disegnato per la multivaluta: “Ci sarà una “extra colonna” nel ledger (il registro): sarà possibile registrare transazioni denominate in euro, in corona svedese, sterlina, e così via”. Sarebbe un’infrastruttura aperta, capace di collegamenti che consentano pagamenti avviati in euro digitale e finalizzati in un’altra valuta digitale: l’esempio è di un turista italiano che paga in euro digitale in India, con il commerciante che riceve il pagamento in  rupie digitali. “Per facilitare questa interoperabilità – aggiunge Giovannini –  siamo già in contatto con Bank of England, Bank of Japan, Bank of Israel e altre banche centrali. Stiamo condividendo fin da subito standard e trasparenza sull’approccio, così sarà più semplice collegare le rispettive valute digitali quando saranno sviluppate”.

Euro digitale anche all'estero? Le scelte saranno dei colegislatori europei

Le scelte, però, saranno politiche: Parlamento Europeo e Consiglio dell’Ue stanno valutando se permettere ai commercianti esteri l’interoperabilità –  accettare euro digitale ricevendo però la moneta locale sul conto –  e come permettere a cittadini esteri di detenere l’euro digitale. Il principio guida è quello del G7 del 2021: nessuna valuta digitale deve andare a scapito di un’altra giurisdizione. “Un’adozione globale indiscriminata dell’euro digitale causerebbe ‘eurizzazione’ e instabilità. Per quanto riguarda l’interoperabilità, il rischio di sostituzione non si pone, perché i commercianti non potranno detenere euro digitale” osserva Giovannini. Poi, spiega i tre casi ipotetici in cui l’euro digitale potrebbe essere utilizzato dai cittadini di paesi fuori dall’eurozona:Il primo riguarda i microstati non Ue (come San marino), per i quali basterebbe una piccola modifica degli accordi vigenti sull’uso dell’euro. Il secondo caso è quello dei paesi Ue fuori dall’area euro, come la Svezia: servirebbe un’intesa bilaterale tra le autorità. Il terzo caso riguarda i paesi extra Ue: un accordo bilaterale non sarebbe sufficiente. Servirebbe un trattato internazionale (es. tra Governo del Regno unito, Bank of England e l’Ue)”. 

Nessuna disintermediazione bancaria: limiti di detenzione e l'effetto "cascata"

A chi teme uno sconvolgimento dell’architettura finanziaria, Giovannini risponde netto: “L’euro digitale è uno strumento di pagamento, non di politica monetaria. Non mira a trasformare la banca centrale in un gestore di conti al dettaglio”. E poi aggiunge: “Rafforzerebbe il modello a due livelli: moneta di banca centrale e moneta commerciale. La distribuzione dell’euro digitale passerà tramite banche e prestatori di servizi di pagamento, che manterranno conti, credito e rapporto con i clienti”. 

L’euro digitale prevede poi meccanismi e regole per evitare fughe di depositi e salvaguardare la stabilità finanziaria. Un esempio è il limite di detenzione, ancora da fissare per la Bce (Bank of England ipotizza 10-20 mila pound). Come funzionerebbe se questi limiti fossero fissati a 3000 euro per persona come proposto da qualcuno? E se i 3000 euro finiscono? Esiste l’effetto “cascata”: l’account euro digitale potrà essere collegato al proprio conto, e nel momento della transazione richiederà o manderà direttamente i soldi mancanti da o a quel conto. 

Un euro digitale non implicherebbe un aumento del bilancio della Bce

E per gli stati sarebbe possibile finanziare il debito pubblico più facilmente attraverso il bilancio della Bce? Giovannini risponde: “Assolutamente no. La creazione di un euro digitale non implicherebbe un aumento del bilancio della Bce poiché rappresenterebbe, in primo luogo, una trasformazione di passività già esistenti. Le banche utilizzeranno le loro riserve per soddisfare le richieste dei clienti di acquisire euro digitali, come soddisfano la domanda dei clienti per le banconote”.

Stablecoin ed euro digitale: non in competizione, ma due alternative

Infine, Giovannini risponde alla questione posta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che definisce l’euro digitale “la risposta agli stablecoin”, ritenendole più pericolose dei dazi: “Le stime vedono entro il 2028 un mercato globale delle stablecoin denominate in dollari grande quanto il pil dell’Italia. Se domani si potesse pagare con le stablecoin, pochi rifletterebbero sul fatto che si tratta di dollari: sceglieranno l’opzione più comoda. Ad ogni modo, con l’euro digitale non vogliamo imporre nulla, ma offrire un’alternativa sicura per evitare che i cittadini debbano ricorrere a soluzioni non europee per mancanza di scelta” puntualizza Giovannini. 

L'opportunità per l'Ue

Se l’Ue non ascolterà Draghi, e non spingerà sull’innovazione e l’economia di scala, il costo per i cittadini e per i commercianti sarà sempre più alto, come con le commissioni. Serve più concorrenza, e allo stesso tempo non si può lasciare a Trump, Xi & Co la sovranità sui servizi finanziari dei cittadini europei. Altrimenti, non avremo imparato nulla dalla lezione dei dazi. Queste non sono parole di Alessandro Giovannini, ma dovrebbero essere quelle degli europei. 

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