(foto Ansa)
sigle cobasizzate
Il derby tra Usb e Cgil. I primi hanno già proclamato lo sciopero, Landini lo farà. Incrocio di date e di idee
I sindacati di base hanno "prenotato" il 28 novembre come data per la mobilitazione contro la manovra. Ora il segretario della Cgil (costretto a rispettare un intervallo di dieci giorni prima e dopo) dovrà decidere se seguire l'Usb o fare da sé. Col rischio di nuove sanzioni del Garante
L’Usb si è mossa ancora una volta per tempo e ha messo in scacco di nuovo la potente Cgil. Con un blitz messo a segno nelle ultime ore il piccolo sindacato di base – che nei suoi ruoli dirigenti annovera molti ex Cgil – ha infatti già indetto lo sciopero generale contro la manovra di bilancio del governo Meloni per venerdì 28 novembre. In questo modo, in ossequio alle regole sulla rarefazione delle astensioni generali dal lavoro, Maurizio Landini non potrà indire il suo ulteriore sciopero nei 10 giorni precedenti e nei 10 giorni successivi a quello targato Usb. Per evitare una data troppo prossima o troppo lontana sarà costretto a convergere sulla data del 28 novembre con tutto quello che comporta per il patriottismo d’organizzazione del più forte sindacato italiano oppure dovrà infrangere per la seconda volta le norme e infischiarsene delle regole e dell’autorità garante. Ma in questo caso rischierebbe una nuova procedura di infrazione.
La proclamazione dello sciopero generale contro il governo Meloni era considerata un po’ il piatto forte della manifestazione che si terrà oggi a Roma e che costituirà una prova di forza del nuovo corso della Cgil. Inaugurato con la sconfitta dei referendum e poi rafforzato dalla decisione di indire uno sciopero generale “illegittimo” (definizione data dal garante) per Gaza, il nuovo corso landiniano punta a perseguire un modello di azione sindacale che è il risultato un’estrema politicizzazione delle istanze combinata con il ricorso a una platea di consenso rappresentata dalla galassia dell’associazionismo di base. Ci si sposta dalla centralità della contrattazione al primato dell’aggregazione dei movimenti e non ci sono più barriere a sinistra nei confronti dei Cobas, ma di fatto una fisiologica competizione sulla tempestività nella proclamazione degli scioperi.
Le novità riguardano ovviamente anche il rapporto con Cisl e Uil. La prima viene considerata a tutti gli effetti filo-governativa e la seconda, invece, ha iniziato un lento processo di allontanamento dalla Cgil. Prima l’organizzazione guidata da Pierpaolo Bombardieri era sembrata quasi una sigla affiliata, ora è alla ricerca di uno spazio autonomo e, almeno per quanto se ne sa, non sembra propensa a proclamare o ad aderire a scioperi generali. Un’ulteriore discontinuità è rappresentata dalle culture della lotta sindacale: nella tradizione era decisivo il consenso dei lavoratori per svuotare in segno di protesta le fabbriche e gli uffici, ora in omaggio allo slogan “blocchiamo tutto” diventa decisiva invece la capacità di paralizzare alcuni servizi essenziali. Poi se le fabbriche restano piene – come è successo il 3 ottobre – amen. E’ questo che ci fa dire che è in corso una cobasizzazione giacobina della Cgil che non sappiamo dove possa fermarsi. C’è infatti da annotare come in questa corsa alla radicalizzazione delle parole d’ordine e delle forme di lotta l’Usb, anche per distinguersi dal sindacato maggiore, nella piattaforma dello sciopero del 28 novembre abbia inserito aumenti contrattuali di almeno 2 mila euro per tutti e l’età pensionabile fissata a 62 anni.
Oltre alla norma dei 10 giorni pre e dei 10 giorni post un’eventuale proclamazione da parte della Cgil del “suo” sciopero generale deve rispondere ad altri vincoli. Ad esempio se l’astensione generalizzata si somma a scioperi nazionali già indetti da parte di singoli categorie (mettiamo i trasporti o i metalmeccanici) le due azioni non si possono cumulare ma devono essere distanziate fra loro o prevedere un’esenzione. Aggiungiamo anche che si vota in Puglia, Veneto e Campania il 23 e 24 novembre ed esiste una norma che prevede una “franchigia” ovvero l’impossibilità di proclamare scioperi nei giorni immediatamente a ridosso. Insomma competere con la Usb per il gruppo dirigente della Cgil si sta rivelando una fatica aggiuntiva (e un’acrobazia) ma Landini ormai è costretto ad andare avanti per la sua strada. Non riesce più a scalare le marce. Ma riuscirà anche a incontrare di nuovo il favore delle piazze? Amatissimo dai conduttori dei talk show che lo ospitano sempre senza contraddittorio, il leader della Cgil ha cercato nella preparazione della manifestazione oggi di sommare due parole d’ordine: la mobilitazione contro il riarmo e quella per il lavoro. Vedremo se l’operazione riuscirà anche oggi e se costituirà un viatico per il prossimo sciopero generale.
"Non ci credo"
Secondo Landini alla Bce non sanno fare i conti