Ansa
Allargare il perimetro
Nuovo portavoce per il Forum (120 mila sedi), scelta che piace a Meloni. Cercansi veri leader
La vittoria di Giancarlo Moretti è una buona notizia per Palazzo Chigi perché rinsalda i rapporti con il governo e allarga il perimetro della società civile dialogante. Ma scegliendo per questo ruolo figure note tutt’al più ai dirigenti delle varie associazioni si rinuncia a bucare davvero l’attenzione
Il perimetro della società civile meloniana si va allargando. Dopo la fitta interlocuzione che la premier è riuscita a costruire con Confindustria, Cisl e Comunione e Liberazione ora è la volta del Forum del Terzo Settore. Un organismo che raggruppa più di cento associazioni del mondo non profit, che non sarà un protagonista della vita politica del paese ma può contare su 120 mila sedi territoriali. E su una reputazione molto alta dovuta all’ampiezza del numero dei volontari e tutto sommato alle buone prove che il non profit dà ogni giorno sul campo. L’occasione per rinsaldare i legami tra il governo e il Forum è venuta dalla scadenza/rinnovo dell’incarico di portavoce, occupato fino a pochi giorni fa da Vanessa Pellucchi, una dirigente espressione della Legambiente. A tenere i rapporti con la galassia del terzo settore Giorgia Meloni al momento della formazione del suo governo aveva scelto una persona di sua stretta fiducia. Maria Teresa Bellucci, professione psicologa, esponente romana di Fratelli d’Italia eletta a Montesacro, sua vicina di banco ai tempi dell’opposizione ai governi della precedente legislatura e ora vice-ministro del Lavoro con delega alle politiche sociali.
Bellucci in questi tre anni ha sempre marcato da vicino il Forum cercando di influenzarne le scelte e di mutarne il posizionamento giudicato “non amico” nei confronti del governo. A prescindere dalle misure varate. Al Forum aderiscono associazioni come l’Uisp, l’Agesci, l’Avis, il Movimento Consumatori, Caritas, il Movimento cristiano lavoratori, l’Auser e via di questo passo. Ma la geografia interna può essere sostanzialmente sintetizzata nell’esistenza di due campi, il primo che potremmo definire dei cattolici moderati e il secondo dei laici. Nel primo campo spicca l’attivismo della Confcooperative mentre nel secondo a tirare le fila sono le Acli, che come da denominazione sarebbero cattoliche ma che in realtà ispirano un fronte più ampio progressista che comprende l’Arci, la Legambiente, la Lega Coop e altre associazioni similari. Piatto ricco mi ci ficco, ha sempre pensato Bellucci che ha giocato un ruolo importante nelle divisioni prima e nella successione del portavoce poi, cercando di individuarlo nel primo campo, quello più vicino al governo. E più lontano dalla Cgil, che secondo l’entourage meloniano esercita comunque una qualche influenza sui laici del Forum.
I primi nomi spuntati fuori provenivano di fatto dalle due organizzazioni per così dire capofila: dalla Confcooperative si pensava di poter attingere per Giuseppe Milanese o Massimo Minelli, dalle Acli per Stefano Tassinari. Il braccio di ferro è durato a lungo con addirittura minacce di scissione e alla fine si è concluso con la designazione di un terzo incomodo, Giancarlo Moretti, dirigente del Movimento Cristiano Lavoratori. Una scelta che può essere considerata una vittoria per Bellucci e Meloni perché rinsalda i rapporti con il governo e allarga il perimetro della società civile dialogante. La parola d’ordine è “ti devi confrontare con il governo che hai” e sembra un po’ ricalcare gli schemi e le divisioni del movimento sindacale. Il risultato a favore di Moretti è stato di 135 voti su 171 e nelle sue prime dichiarazioni il nuovo portavoce ha ribadito il valore di “un’autonomia scevra da condizionamenti” ma anche da pregiudizi. E ha sottolineato come per il Terzo Settore stia iniziando “una nuova stagione con la legge di riforma quasi completata”. Il confronto quindi dagli schieramenti si sposterà ai contenuti ma i cattolico moderati intanto hanno segnato un punto.
Tutto ciò visto dall’esterno si presta a varie considerazioni. Il Forum elegge un portavoce e non un presidente sia per non acuire le differenze interne sia per promuovere una figura che comunichi con i media e l’esterno. Il guaio è che finora questa tattica non ha funzionato e non si può dire infatti che l’uscente Vanessa Pellucchi fosse una protagonista del dibattito mediatico. Scegliendo per il ruolo di portavoce figure note tutt’al più ai dirigenti delle varie associazioni si rinuncia a bucare davvero l’attenzione e il Terzo Settore nel campo dei corpi intermedi rimane sempre un figlio del dio minore, nonostante i meriti acquisiti sul campo e l’ampia rappresentatività territoriale. Ci vorrebbe, più che un portavoce, un vero leader e anche l’autonomia nei confronti del governo sarebbe meglio tutelata. Ma l’unico vero leader che il terzo settore anche nel recente passato abbia avuto è Giuseppe Guzzetti, ma è evidente che stiamo parlando di tutt’altro film.