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legge di bilancio
Il fisco da cambiare. La progressività per scaglioni, ad esempio
Capire che nuovi e per molti versi inattesi contenuti hanno bisogno di nuovi contenitori è il tema al centro della battaglia culturale che definirà i caratteri del paese nel futuro prossimo venturo. Prendervi parte senza rendersi conto della importanza della posta in palio non aiuterà nessuna delle parti in causa a vincerla
La previsione, in legge di Bilancio, di una tassazione al 15 per cento dei redditi derivanti da lavoro straordinario, festivo o notturno (fino a 40 mila euro) rappresenta un passo ulteriore verso la completa destrutturazione dell’imposta personale. Un percorso, per la verità, forse già intrapreso fin dal momento del varo della riforma del 1971 ma imboccato poi con decisione negli ultimi tempi. Ormai anche l’identificazione dell’Irpef con i soli redditi da lavoro dipendente e da pensione appare se non superata, sempre meno corrispondente alla realtà.
La citata direzione presa dalla politica tributaria ha finito per rendere ormai pressoché irriconoscibile la logica cui si era ispirata nell’ultimo cinquantennio l’architettura della imposizione personale ma – al tempo stesso e per le modalità spesso episodiche con cui si è andata concretizzando nel tempo – è ancora lontana da permettere che possa riconoscersi la logica che dovrebbe caratterizzare il sistema tributario prossimo venturo. In un sistema tributario siffatto per un verso la parità di trattamento fra redditi di pari importo ma di diversa fonte è molto spesso assente e, per altro verso, si apre la strada ai comportamenti opportunisti più diversi tutti intesi a sfruttare gli spazi sempre presenti in sistemi tributari in cui è ancora fragile e a volte contraddittoria la logica complessiva.
Tutto ciò impone a chi ha condiviso e promosso questa scelta di politica tributaria di lavorare a questo punto in un’ottica sistemica per restituire al sistema quella coerenza e quella uniformità che è tutt’altro che irrilevante ai fini dei comportamenti delle famiglie e delle imprese e per dargli la solidità e la compattezza necessari perché duri nel tempo. La delega fiscale attualmente in corso di attuazione ha già consentito e consentirà di fare non pochi e rilevanti passi in avanti in questa direzione (e la revisione della cedolare secca sugli affitti prevista in legge di Bilancio andrebbe in questa direzione). Ma è un lavoro che necessariamente non potrà non riguardare anche la prossima legislatura almeno per quanto concerne il difficilmente aggirabile superamento, anche parziale, della progressività per scaglioni, il passaggio, nel pieno rispetto del dettato costituzionale, alla progressività per deduzione e il contestuale spostamento della progressività sul versante della spesa pubblica.
Per converso, sull’altro fronte, bisognerà domandarsi se attestarsi – senza se e senza ma, come si diceva una volta – in difesa di un principio ormai svuotato di gran parte dei suoi contenuti o non piuttosto elaborare una proposta, anch’essa sistemica, capace però di prendere atto dello stato delle cose e di tutte le sue implicazioni. Una proposta che, per essere concretamente realizzabile, difficilmente potrà ispirarsi o addirittura limitarsi alla transalpina “tassa sui ricchi” che riesce nell’impresa di essere al tempo stesso semplicistica e pericolosa.
La realtà dei fatti è che, a distanza di ormai non pochi decenni, non sono pochi gli irrinunciabili precetti che nel tempo si sono trasformati in vuoti simulacri. La progressività per scaglioni è certamente uno di essi. L’universalismo nella fornitura di alcuni servizi pubblici è un secondo buon esempio. E altri esempi altrettanto rilevanti – e, bisognerebbe aggiungere, altrettanto divisivi – sarebbero facilmente identificabili. Preservarne i contenitori nel momento in cui la storia ne sta svuotando i contenuti è un obbiettivo forse nobile ma difficilmente utile per il paese.
Capire che nuovi e per molti versi inattesi contenuti – si pensi alle tendenze demografiche e alle trasformazioni del mercato del lavoro – hanno bisogno di nuovi contenitori è, per converso, il tema al centro della battaglia culturale che definirà i caratteri del paese nel futuro prossimo venturo. Prendervi parte senza rendersi conto della importanza della posta in palio così come rifiutarsi di prendere atto della natura della contesa certo non aiuterà nessuna delle parti in causa a vincerla e, soprattutto, non aiuterà far alzare il livello qualitativo del dibattito e quindi del risultato.
