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Affitti Brevi
Passo indietro del governo (a metà) sugli affitti brevi: la cedolare secca al 21 per cento solo per chi affitta senza intermediari
La versione bollinata della manovra ha cambiato la norma che regola le tasse sugli affitti brevi: ritorno alla cedolare al 21 per cento solo se l’immobile non è stato affittato usando piattaforme o agenzie. Altrimenti, l’aliquota sale al 26 per cento
La norma sugli affitti brevi ha fatto un bel giro prima di essere modificata. È partita nel weekend, quando è iniziata a circolare la bozza sulla manovra tra gli addetti ai lavori, e oggi è tornata bollinata dalla Ragioneria generale dello stato (Rgs). Ma anche rivista. Gli articoli sono cresciuti da 137 a 154. E, in mezzo a queste aggiunte, una delle modifiche più significative riguarda proprio gli affitti brevi, terreno dove l’equilibrio tra gettito, trasparenza e disponibilità di alloggi è particolarmente delicato.
Nella bozza della legge di Bilancio era previsto l'innalzamento della cedolare secca al 26 per cento in modo indifferenziato. Ciò ha messo in evidenza la contraddizione della norma, oltre a provocare malumori nella maggioranza. "Non voteremo mai questa norma", aveva detto subito il vicepremier Antonio Tajani, nel solco sotrico della sua Forza Italia, che ha sempre fatto della detassazione degli immobili un punto di forza. Anche dal vicepremier Salvini era arrivata la promessa di una revisione sostanziale oppure l’ipotesi di cancellazione in Parlamento.
Con il testo bollinato dalla Rgs, invece, l’esecutivo ha corretto l'articolo in questione, e ha provato a ridefinire il perimetro della norma pur mantenendo il gettito. Il nuovo articolo stabilisce che la cedolare al 21 per cento resta, ma soltanto se, nell’anno d’imposta, per quella unità immobiliare non sono stati conclusi contratti tramite intermediari immobiliari o portali telematici, come AirBnb e affini. Se l’immobile è stato affittato usando piattaforme o agenzie, l’aliquota sale al 26 per cento. Insomma, non è un ripensamento totale: piuttosto, un "filtro".
L’intenzione dichiarata è concentrare l’onere dove si è allargato il fenomeno, cioè nella componente dell’ospitalità turistica. Il ragionamento che ha guidato la definizione della norma (illustrato oggi al question time alla Camera dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti), è che l’incremento degli affitti brevi ha contribuito alla scarsità di alloggi disponibili nelle grandi città. Occorreva una cornice fiscale specifica per i contratti che passano attraverso l'intermediazione di soggetti terzi.
Il compromesso raggiunto risponde dunque alle esigenze: da un lato, evita che l’escalation regolatoria e fiscale finisca per rendere nuovamente attrattivo il nero. Allo stesso tempo non elimina l’aumento dell'aliquota per chi utilizza le piattaforme di intermediazione. Solo il futuro potrà confermare se la misura sposta davvero l’offerta verso canali tracciabili e contratti più stabili, oppure se scarica semplicemente il costo sui prezzi finali.