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Il Colloquio
Bombardieri (Uil) si stacca da Landini e ci racconta perché non boccia la manovra
“Bene il governo che ha valorizzato la contrattazione, mettendo due miliardi di una manovra ridotta sulla nostra proposta", dice il segretario generale della Uil. Poi su Landini: “Con il leader della Cgil serve una pausa di riflessione"
C’è un cambio di metodo da parte del governo, che ha dato ascolto alle richieste del mondo del lavoro, e di conseguenza un cambio di approccio del sindacato, che preferisce il confronto all’antagonismo. È questa la lettura che il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, dà della legge di Bilancio e di quella che appare una nuova fase di relazioni con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. “La prima novità è di metodo. Nelle manovre precedenti abbiamo trovato un pacchetto pronto e già chiuso – dice Bombardieri al Foglio –. Questa volta abbiamo avuto un confronto con il governo prima del documento programmatico di bilancio, a quel tavolo abbiamo chiesto la detassazione degli aumenti contrattuali. Il governo ha messo 2 miliardi, in una manovra molto ridotta, sulla nostra proposta. È una risposta per 5 milioni di lavoratori”.
Inoltre, aggiunge Bombardieri, “abbiamo ottenuto l’impegno per mettere più risorse sui contratti del pubblico impiego”. Due miliardi non sono tantissimi, ma per il segretario della Uil si tratta comunque di una decisione importante. “La scelta di destinare risorse alla contrattazione è il riconoscimento di un principio: i contratti sono uno strumento di democrazia economica del paese”. Siamo in una fase in cui, però, questo strumento è in difficoltà, i contratti fanno fatica a recuperare il potere d’acquisto perduto con l’inflazione. Ora questa detassazione responsabilizza anche le parti sociali a trovare buoni accordi. “È una scelta importante che dovrebbe richiamare il paese a una riflessione sullo strumento contrattuale – dice il leader della Uil –. Nel corso degli anni si è persa un po’ di quella che veniva chiamata autorità contrattuale. Le parole del Presidente della Repubblica sui contratti pirata devono richiamare tutti a una maggiore responsabilità e a una misurazione della rappresentanza per individuare i contratti maggiormente rappresentativi. Abbiamo avviato un percorso condiviso con le controparti, come Confindustria e Confcommercio, per misurare la rappresentanza e dobbiamo trovare delle soluzioni come nel pubblico impiego, dove si vota. Lo stesso deve avvenire nel settore privato”.
Altrimenti il rischio è che la detassazione vada a sussidiare proprio i contratti pirata. “Dobbiamo andare verso sgravi più selettivi, non a favore di tutti i contratti, e come Uil dobbiamo articolare questa proposta”. Contrattazione vuol dire anche un impegno del sindacato sulla produttività, senza la quale i salari non possono crescere. “Siamo pronti ad affrontare il tema della produttività. È chiaro che servono interventi strutturali: investimenti in innovazione, superamento del nanismo delle imprese e nuove infrastrutture. Ma dobbiamo rilanciare la contrattazione di secondo livello, che oggi si fa solo nel 26 per cento delle imprese. Ci sono ampi margini per fare sperimentazioni per settori e territori. Se dobbiamo gestire grandi innovazioni e modificare l’organizzazione del lavoro, non possiamo farlo con il contratto nazionale”.
Da quello che dice sembra escludere lo sciopero generale. “Questa è una domanda che appassiona i giornali. Riuniremo i nostri organismi e valuteremo cosa fare, ma di certo lavoreremo per modificare le cose che non vanno bene nella manovra. Ad esempio la rottamazione delle cartelle perché premia gli evasori. E sulle pensioni, che meriterebbero una discussione complessiva anche lontano dalla manovra”. In generale la sensazione è che dopo quattro scioperi generali di fila contro le leggi di Bilancio più altri per questioni ulteriori, ci sia una sorta di logoramento dello strumento. “Dobbiamo partire dall’assunto che proclamare uno sciopero è doloroso, significa chiedere di perdere una giornata di lavoro. Inoltre crea disagio per l’utenza, che poi si stranisce e non si riconosce nelle motivazioni dello sciopero. Su questo tema c’è una riflessione da fare, a prescindere dalla manovra”.
Prima i referendum sul lavoro, poi gli scioperi generali per la Palestina, ora la manovra... nell’ultimo anno si nota un distacco dalla Cgil di Maurizio Landini, con cui la Uil sembrava legata indissolubilmente. “Diciamo che c’è una crisi del settimo anno. Di comune accordo abbiamo deciso di prenderci una pausa di riflessione – dice sorridendo Bombardieri –. Ma c’è un dato oggettivo: ci sono tre organizzazioni sindacali con storie, sensibilità e metodi diversi. Noi ci misuriamo sempre sul merito delle questioni”. Dei tre grandi sindacati la Cisl è ritenuta non ostile al governo, la Cgil ostile a prescindere e la Uil in mezzo. In questa fase di forte polarizzazione non è una posizione complicata? “Ora si tende a dire: o stai di qua o stai di là. Non è una situazione facile, ma la Uil è fedele alla sua tradizione di sindacato riformista. Forse è una posizione più complicata, ma è la nostra storia”. Quindi rispetto al governo si passa dalla fase di piazza a quella del dialogo? “È stata valorizzata la contrattazione, una cosa importante in questa fase in cui l’esigenza primaria è recuperare il potere d’acquisto perso. Siamo un’organizzazione seria, riconosciamo che è stato fatto un passo verso le nostre richieste”.