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Il coraggio che manca al governo per far crescere l'economia italiana
A fronte di una stabilità come quella che ha oggi l’Italia, avere risultati così così in economia è una questione più che sospetta. Quattro problemi che spesso vengono sottovalutati
It's the economy, stupid. C’è un tema ricorrente nella politica italiana, soprattutto a destra, che riguarda l’impatto dell’azione di governo sull’economia. Il tema viene grosso modo sviluppato così: la prudenza del governo ha reso l’Italia più affidabile e l’affidabilità ha permesso all’Italia di essere più forte. Se si considera il costo del debito pubblico, cioè quanto l’Italia paga ogni anno per ripagare il suo debito, si può dire che la questione sia reale. Se però si pensa a un altro contesto, quello degli effetti della stabilità sulla crescita dell’Italia, il film è diverso. E si potrebbe dire, forse, che a fronte di una stabilità come quella che ha oggi l’Italia, avere risultati così così in economia è una questione più che sospetta. Dall’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario emergono quattro problemi che riguardano il nostro paese e che spesso vengono sottovalutati. Il primo è il più noto: il debito pubblico. Con un livello oltre il 137 per cento del pil, l’Italia rimane tra i paesi più esposti al rialzo dei tassi. Il secondo punto critico è lo spazio fiscale praticamente inesistente. Il saldo primario resta negativo e la spesa corrente ingessa la possibilità di investire. Terzo: la crescita anemica. L’Italia corre meno dell’eurozona (0,5 per cento contro 1,2 per cento nel 2025) e la produttività resta ferma. Il quarto limite è l’investimento privato, che rallenta: troppa burocrazia, troppa incertezza normativa, troppa lentezza nell’attuazione del Pnrr. Quattro nodi che si tengono insieme: debito, rigidità, lentezza, prudenza. Affidabilità sì, coraggio ancora no.
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