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Editoriali

L'America First è un pessimo affare per l'Italia

Redazione

Ad agosto l’export italiano verso gli Stati Uniti è sceso del 21,1 per cento. Cercasi reazione

I dati Istat di agosto raccontano una storia chiara: le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono precipitate del 21 per cento rispetto all’anno precedente. Altro che “difesa del made in Italy”. È il primo segnale concreto che la guerra dei dazi lanciata da Trump – e subita in silenzio dal governo italiano – sta colpendo proprio chi invece voleva proteggere.

   

A livello generale, le esportazioni italiane sono scese del 2,7 per cento, ma è verso i mercati extra Ue che la frenata è più forte: -7,7 per cento. E gli Stati Uniti, che assorbono una parte cruciale del nostro export industriale, guidano la caduta. Macchinari, componenti, articoli in pelle, prodotti di alta gamma: tutto quello che rappresenta il cuore della nostra manifattura. In molte aziende del nord Italia si cominciano a vedere ordini in calo, linee di produzione rallentate, margini che si assottigliano.

   

Chi lavora con l’estero non parla più di “competitività”, ma di “sopravvivenza”. Infatti i dazi “patriottici” fanno male due volte: prima diffondono un’illusione: quella che chiudersi renda più forti. Poi alzano i prezzi, riducono i volumi e inceppano le catene globali del valore. Così i flussi commerciali si spostano verso chi ha barriere minori, e l’Italia – che vive di export – resta schiacciata nel mezzo, prigioniera di una retorica che confonde la bandiera con la strategia industriale.

 

Il Mef ha già messo in conto l’impatto dei dazi: mezzo punto di pil nel 2026 e 0,4 nel 2027. Oltre 20 miliardi di euro, una perdita significativa che colpirà centinaia, se non migliaia, di imprese italiane. Ma nel dibattito pubblico quasi nessuno ne parla. Il governo tace, e la manovra non prevede misure che consentono alle aziende di  essere più competitive globalmente. Servirebbero meno slogan e più incentivi agli investimenti, più sostegno all’innovazione e una politica estera e commerciale che non si limiti a reagire. L’America First di Trump è anche un po’ Italy Last. Finché non si capirà che la crescita si difende con il coraggio di restare aperti, l’Italia continuerà a pagare dazio.

   

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